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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE TERZA                       RIMEDI E PROPOSTE
      • Capitolo III.   MEZZI D’AZIONE DEI CONTADINI
        • § 123. — Trades’ Unions di contadini.
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§ 123. — TradesUnions di contadini.

Scendiamo dunque senz’altro alla seconda forma di associazione, a quelle che potremmo chiamare associazioni di guerra, e di cui abbiamo il tipo nelle Associazioni di mestieri già note in Italia, e nelle potenti TradesUnions inglesi. Queste associazioni, qualunque sieno le forme speciali che rivestano, hanno per primo scopo l’aumento dei guadagni del lavoro, colla forzata diminuzione dei profitti del capitale, o quando prendano per mira l’industria agricola, della rendita del proprietario. L’arme di guerra è sempre lo sciopero organizzato e sostenuto coi denari dell’associazione. La lotta quindi è veramente di capitali contro capitali; ma benchè il capitale dei lavoratori sia evidentemente minimo di fronte a quello dei capitalisti e degl’industriali, non è però da disprezzarsi, perchè tutto quanto destinato al combattimento.

L’azione utile di tali associazioni è stata da molti magnificata, da altri considerata come nulla; ma i migliori scrittori consentono a restringerla ai tre punti seguenti: di poter ottenere dei rialzi di salari — e per salari s’intenda qui qualunque retribuzione del lavoro, sotto qualsiasi forma — qualche tempo prima di quel che non sarebbe avvenuto per la sola forza della concorrenza, spesso lenta nella sua azione; di far profittare i lavoranti di tutti quei rialzi temporanei di profitti del capitale, che avvengono in alcuni rami d’industria di fronte ad altri; di farli profittare dei vantaggi speciali di tutte quelle industrie che godono di un monopolio per circostanze naturali e artificiali, il che, riferito all’industria agricola, significa di far partecipare i lavoranti alla rendita fondiaria.

L’arme comune, come dicemmo, è lo sciopero, la cui azione è resa efficace mediante il raffrenamento della concorrenza, per effetto dell’accordo dei lavoranti nell’associazione: e perchè la concorrenza non venga dal di fuori, le varie associazioni concordano la loro azione, unendosi in consorzi, che possono essere regionali, nazionali e anche internazionali. Le TradesUnionschè così chiameremo queste associazioni, poichè è in Inghilterra che ci si presentano nel loro tipo più perfetto, e colla maggior varietà di applicazioni — le TradesUnions possono colla potente loro organizzazione modificare, rispetto al lavoro, le condizioni dell’offerta e della domanda in una regione o anche nell’intiero paese, e ciò sia temporaneamente coll’accordo e col mantenimento di un certo numero di lavoranti a spese dell’associazione, sia permanentemente col promuovere e regolare la emigrazione dei lavoranti: quest’ultima è l’arme più difficile a maneggiarsi, ma più terribile nei suoi effetti.

Noi qui non intendiamo occuparci delle questioni generali intorno all’opportunità e ai pericoli delle vaste organizzazioni dei lavoranti nelle TradesUnions, ma ci partiamo naturalmente in tutto il nostro discorso dall’idea fondamentale, che sembra ammessa dal nuovo progetto di Codice penale come approvato dal Senato, non esservi nulla d’ingiusto311 nel desiderio del lavorante di ottenere una lira e dieci invece di una lira al giorno per dar da mangiare alla sua famiglia, e nulla di delittuoso nel ricusare ch’egli faccia di lavorare a meno della somma richiesta; purchè, ben inteso, non commetta alcun atto incriminabile, e non adoperi violenze o intimidazioni per ottenere il suo intento o per far scioperare i suoi compagni.

 

Unioni agricole.

Il primo tentativo di una Unione agricola fu fatto a Londra nel 1837 da un contadino di nome George Lowloss; egli però fu messo in prigione, e l’associazione venne disciolta dalle autorità. Nel 1872, mutata la legislazione inglese e le tendenze dell’opinione pubblica riguardo alle società operaie, Giuseppe Arch potè costituire sopra solide basi la Unione Nazionale dei Lavoranti Agricoli, che nel 1874 contava già 86,214 soci paganti, ed aveva un’azione che si estendeva molto al di di questo numero, e tale che il Cox312, per tutte le contee dell’Inghilterra all’infuori di quelle settentrionali, valuta due lavoranti sopra tre come sottoposti all’influenza diretta dell’Unione. A circa 40,000 inoltre ascendeva il numero dei lavoranti agricoli facenti parte della Unione Federale dei Lavoranti, che comprende operai e contadini nelle sue file. Nello stesso 1874 queste Unioni sostennero contro gli affittuari delle due contee di Suffolk e di Cambridge, che coalizzati insieme volevano con un «lock-out» generale schiacciarle per sempre, una lotta di più mesi, mantenendo a spese della cassa sociale migliaia di lavoranti privi di lavoro. La lotta finì, è vero, colla parziale vittoria degli affittuari, riguardo alle questioni speciali delle ore di lavoro e dei salari, ma le Unioni non furono schiacciate, e stanno riorganizzandosi con mezzi più potenti. In quell’occasione esse promossero l’emigrazione per l’America di un grande numero di lavoranti agricoli. Anche in Irlanda esiste una Società Nazionale dei Lavoranti Irlandesi, a cui sono ascritti in gran numero i contadini.

In Italia non sono del tutto ignoti gli scioperi di contadini. Nell’inverno del 1872 avveniva uno sciopero di contadini nel Mantovano: e nel giugno dell’anno scorso (1875) vi furono, per causa della malattia del brusone venuta al riso, per cui i contadini disperavano di nulla ricevere in fin d’anno in compenso delle loro fatiche, numerosi scioperi nel basso Milanese e nel Pavese. In quell’occasione gli affittuari dovettero cedere in gran parte alle richieste dei contadini; si ebbe pure a lamentare qua e qualche disordine, e non mancarono le indebite pressioni delle autorità sugli scioperanti, con arresti e minacce, per farli recedere dalle loro domande. Questi scioperi però non erano organizzati da alcuna associazione, ma sono sintomi di cui si avrebbe torto di non tener gran conto.

In Sicilia abbiamo di più. Nel settembre 1875 si formò ad Alia e Valledolmo, ma col centro specialmente in quest’ultimo luogo, un’associazione di contadini, che aveva per suo vero scopo d’impedire a tutti gli affiliati di accettare patti gravosi dai gabellotti o dai proprietari. Vi furono però alcuni contadini che cedettero ai padroni, non resistendo alla tentazione di avere così il vantaggio di poter per i primi scegliersi qualche buon appezzamento di terra da coltivare. Di qui minacce e anche qualche violenza per parte di quelli rimasti fedeli all’associazione. Allora intervennero le autorità e l’associazione fu sciolta. Così il movimento finì per allora, avendo pure i proprietari ceduto in alcuni particolari. Negli statuti dell’associazione non si potè trovare nulla d’incriminabile; e i processi si fecero soltanto per i singoli atti di violenza avvenuti. Causa di questo movimento erano stati i patti gravosissimi che i gabellotti imponevano ai contadini, per rifarsi dei forti aumenti di fitto che avevano dovuto sopportare. L’agitazione si estese pure fino a Villalba, dove i contadini si associarono allo scopo di far migliorare i patti, convenendo che dovesse pagare una multa chi prendesse terre a coltivare dai proprietari del luogo. Anche intervennero le autorità.

Questi fatti sono parziali, e per il momento non hanno una grande importanza pratica, ma non se ne può disconoscere il valore come indizio dell’avvenire, poichè ci mostrano come cominci a nascere nei contadini siciliani la coscienza della loro forza quando operino in comune, e la persuasione di dover aiutarsi da e coi mezzi legali. Del resto non vi sarebbe nulla che dovesse spaventarci in un movimento dei contadini che tendesse per mezzo delle associazioni ad ottenere un miglioramento della loro sorte. Se lo Stato e i proprietari non vorranno adoperarsi efficacemente per mutare le condizioni attuali, non resta altra speranza per l’avvenire che in un simile movimento dei contadini stessi; e finchè non si escisse dai limiti della legalità — e la cura di ciò spetta all’autorità giudiziaria — nulla vi sarebbe di illegittimo o di dannoso per il paese in una organizzazione dei lavoranti agricoli onde provvedere alla propria difesa. Crediamo anzi che, per quanto la cosa possa dispiacere a coloro che temono di risentirne qualche diminuzione nelle loro rendite, una tale organizzazione sia l’unico mezzo efficace per persuadere la maggioranza dei proprietari a occuparsi della condizione di chi coltiva le loro terre. Certamente le associazioni di contadini dovrebbero, come qualunque Trades Union, esser sempre pronte allo sciopero; e lo sciopero indubitabilmente può sempre produrre un grave danno agli scioperanti, oltrechè ai padroni, e tale che forse qualunque vittoria, qualunque rialzo di salari non basterebbe poi a compensare: ma lo sciopero è come la guerra; è la minaccia di essa che per lo più fa ottenere il vantaggio desiderato; ma perchè la minaccia sia efficace bisogna pure che dietro di essa vi sia la prontezza dell’azione.

 

 




311 Vedi il discorso del Ministro Vigliani nella tornata del Senato del 12 aprile 1875, in occasione della discussione sull’art. 318 del nuovo Codice Penale. L’onorevole Guardasigilli d’allora vi parla del «reato dello sciopero» e di uno «scopo ingiusto, quale sarebbe quello di alzare i salari».



312 Vedi il suo articolo: Power of the Labourers: nella Fortnightly Review, 1874, vol. II, pag. 122.






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