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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE TERZA                       RIMEDI E PROPOSTE
      • Capitolo IV.   CONCLUSIONE
        • § 129. — Doveri della classe agiata.
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§ 129. — Doveri della classe agiata.

Spetta dunque alla classe agiata di mostrarsi veramente la più civile e la più colta, con lo studiare attentamente le questioni sociali, e coll’informare sempre la propria condotta, nei rapporti colla classe che vive del lavoro delle proprie mani, ai sentimenti di equità e di rispetto della dignità umana. Sarebbe questa la via più sicura per arrivare ad una soluzione graduale di ogni questione sociale, ma disgraziatamente non vi ha gran ragione di sperare che sia questa la via che verrà seguìta.

Le nostre classi agiate sono corrotte: — parliamo di tre quarti d’Italia e non della sola Sicilia. La corruzione si ritrova pure in basso negli strati inferiori della società, ma si tratta di materia grezza; è la barbarie dei popoli primitivi. In alto invece troviamo la corruzione della decadenza e della decrepitezza, di una civiltà vecchia ed infeconda come quella del Basso Impero; ed ora il popolano che si elevi isolatamente ad un gradino più alto della scala sociale, entra pur troppo in un ambiente più corrotto di quello che ha lasciato.

È folle impresa il voler fondare una civiltà sul solo sentimento dell’interesse individuale, e ciò per quanto si voglia far la distinzione sottile di un interesse individuale ben inteso, il quale si sostituisca ad ogni istinto di socievolezza: si avrà un aggregato d’individui senza cemento alcuno tra le parti, e pronto a sfasciarsi alla minima scossa; non si avrà mai una società. Nell’animo umano due sono gl’istinti dominanti: l’uno puramente individuale, l’io puro e semplice; l’altro un istinto di socievolezza, che subordina il piacere proprio al benessere altrui, e che spinge al sacrificio di per gli altri. Il Cristianesimo volle, per reazione contro l’utilitarismo pagano, fondare la società umana sul solo sentimento del sacrificio; e fu un sogno: ma sogno è pure il volerle dare per unica base l’egoismo individuale. Ogni progresso dipenderà dalla conciliazione di questi due termini. Quando si esageri, come si fa ora, l’importanza sociale dell’egoismo individuale, nasce da , per l’istinto di conservazione della società umana, il bisogno di affidare, come correttivo, alle mani di qualche potente istituzione accentratrice, come già la Chiesa ed ora lo Stato, la cura di vigilare sugli interessi comuni e di salvare la società dallo sfacelo: — ma ogni simile correttivo è insufficiente a dar vita ad un corpo che si decompone, poichè siffatte istituzioni, per quanto potenti, sono macchine anzichè organismi, e non potranno mai sostituirsi all’azione dell’individuo. Se questa manca, se tra gl’individui non vi è che lotta ed inimicizia, nello Stato non vi può essere altra pace che quella dell’immobilità e della morte.

 

 




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