§ 129. — Doveri della
classe agiata.
Spetta dunque alla classe agiata di mostrarsi
veramente la più civile e la più colta, con lo studiare attentamente le
questioni sociali, e coll’informare sempre la propria condotta, nei rapporti
colla classe che vive del lavoro delle proprie mani, ai sentimenti di equità e
di rispetto della dignità umana. Sarebbe questa la via più sicura per arrivare
ad una soluzione graduale di ogni questione sociale, ma disgraziatamente non vi
ha gran ragione di sperare che sia questa la via che verrà seguìta.
Le nostre classi agiate sono corrotte: — parliamo
di tre quarti d’Italia e non della sola Sicilia. La corruzione si ritrova pure
in basso negli strati inferiori della società, ma là si tratta di materia
grezza; è la barbarie dei popoli primitivi. In alto invece troviamo la
corruzione della decadenza e della decrepitezza, di una civiltà vecchia ed
infeconda come quella del Basso Impero; ed ora il popolano che si elevi
isolatamente ad un gradino più alto della scala sociale, entra pur troppo in un
ambiente più corrotto di quello che ha lasciato.
È folle impresa il voler fondare una civiltà sul
solo sentimento dell’interesse individuale, e ciò per quanto si voglia far la
distinzione sottile di un interesse individuale ben inteso, il quale si
sostituisca ad ogni istinto di socievolezza: si avrà un aggregato d’individui
senza cemento alcuno tra le parti, e pronto a sfasciarsi alla minima scossa;
non si avrà mai una società. Nell’animo umano due sono gl’istinti dominanti:
l’uno puramente individuale, l’io puro e semplice; l’altro un istinto di
socievolezza, che subordina il piacere proprio al benessere altrui, e che
spinge al sacrificio di sè per gli altri. Il Cristianesimo volle, per reazione
contro l’utilitarismo pagano, fondare la società umana sul solo sentimento del
sacrificio; e fu un sogno: ma sogno è pure il volerle dare per unica base
l’egoismo individuale. Ogni progresso dipenderà dalla conciliazione di questi
due termini. Quando si esageri, come si fa ora, l’importanza sociale
dell’egoismo individuale, nasce da sè, per l’istinto di conservazione della
società umana, il bisogno di affidare, come correttivo, alle mani di qualche
potente istituzione accentratrice, come già la Chiesa ed ora lo Stato, la cura
di vigilare sugli interessi comuni e di salvare la società dallo sfacelo: — ma
ogni simile correttivo è insufficiente a dar vita ad un corpo che si decompone,
poichè siffatte istituzioni, per quanto potenti, sono macchine anzichè
organismi, e non potranno mai sostituirsi all’azione dell’individuo. Se questa
manca, se tra gl’individui non vi è che lotta ed inimicizia, nello Stato non vi
può essere altra pace che quella dell’immobilità e della morte.
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