§ 133. — Il lavoro dei carusi.
Comunque
sia di ciò, o che il padrone della miniera tratti direttamente coi picconieri,
oppure coi partitanti, è sempre il picconiere che pensa a provvedere i ragazzi
necessari per eseguire il trasporto del minerale da lui scavato, fino a dove si
formano le casse. Ogni picconiere impiega in media da 2 a 4 ragazzi. Questi
ragazzi detti carusi, s’impiegano dai 7 anni in su328; il
maggior numero conta dagli 8 agli 11 anni.
Essi
percorrono coi carichi di minerale sulle spalle le strette gallerie scavate a
scalini nel monte, con pendenze talora ripidissime, e di cui l’angolo varia in
media dai 50 agli 80 gradi. Non esiste nelle gallerie alcuna regolarità negli
scalini; generalmente sono più alti che larghi, e ci posa appena il piede. Le gallerie
in media sono alte di circa metri 1.30 a metri 1.80, e larghe da metri 1 a
metri 1.20, ma spesso anche meno di metri 0.80329; e gli scalini alti
da metri 0.20 a 0.40; e profondi da metri 0.15 a 0.20.
I
fanciulli lavorano sotto terra da 8 a 10 ore al giorno, dovendo fare un
determinato numero di viaggi, ossia trasportare un dato numero di carichi dalla
galleria di escavazione fino alla basterella che vien formata all’aria aperta.
I ragazzi impiegati all’aria aperta lavorano 11 a 12 ore. Il carico varia
secondo l’età e la forza del ragazzo, ma è sempre molto superiore a quanto
possa portare una creatura di tenera età, senza grave danno alla salute, e
senza pericolo di storpiarsi. I più piccoli portano sulle spalle, incredibile a
dirsi, un peso di 25 a 30 chili; e quelli di sedici a diciotto anni fino a 70 e
80 chili330.
Ogni
viaggio comprende l’andata e il ritorno. Il numero dei viaggi che fa ogni
ragazzo in un giorno varia molto, secondo le profondità così diverse delle
miniere e delle gallerie. Citiamo un esempio, che togliamo a caso dai molti che
abbiamo appuntati. A G.... visitammo una galleria di 44 metri di profondità
verticale sotto il livello della bocca d’entrata. Per portar fuori il minerale
i ragazzi percorrono 100 metri sotto terra, e 50 metri all’aria aperta. La
discesa è in alcuni punti ripidissima, la galleria stretta, e gli scalini dei
più incomodi. Un ragazzo fa in media 29 viaggi al giorno. La miniera essendosi
incendiata331, il calore dell’aria nel punto dove si raccoglie lo zolfo
è di 38° Réaumur. Assai spesso però la lunghezza del percorso giornaliero è
molto superiore a quella che appare da questo esempio, nel quale l’altezza
della temperatura nell’interno della miniera rende la fatica maggiore.
Il guadagno giornaliero di un ragazzo di otto
anni sarà di L. 0.50, dei più piccoli e deboli L. 0.35; i ragazzi più grandi,
di sedici e diciotto anni, guadagnano circa L. 1.50, e talvolta anche L. 2 e
2.50.
La vista dei fanciulli di tenera età, curvi e
ansanti sotto i carichi di minerale, muoverebbe a pietà, anzi all’ira, perfino
l’animo del più sviscerato adoratore delle armonie economiche. Vedemmo una
schiera di questi carusi che usciva dalla bocca di una galleria dove la
temperatura era caldissima; passava i 40° Réaumur. Nudi affatto, grondando
sudore, e contratti sotto i gravissimi pesi che portavano, dopo essersi
arrampicati su, in quella temperatura caldissima, per una salita di un
centinaio di metri sotto terra, quei corpicini stanchi ed estenuati uscivano
all’aria aperta, dove dovevano percorrere un’altra cinquantina di metri,
esposti a un vento ghiaccio.
Altre schiere di fanciulli vedemmo che lavoravano
all’aria aperta trasportando il minerale dalla basterella al calcarone. Là dei
lavoranti empivano le ceste e le caricavano sui ragazzi, che correndo le
traevano alla bocca del calcarone, dove un altro operaio li sorvegliava,
gridando questo, spingendo quello, dando ogni tanto una sferzata a chi si
muoveva più lento.
Ma lasciamo di dire di tali scene dolorose che
pur si rinnuovano ad ogni passo, e torniamo alle cifre e ai fatti generali.
Un picconiere guadagna in media da 3 lire a 3.50
al giorno, pagate tutte le spese che a lui competono, di illuminazione, di
salari ai ragazzi, ecc. In generale i partitanti anticipano un centinaio
di lire ad ogni picconiere, il quale non essendo mai in grado di renderle,
rimane sempre in uno stato di soggezione e di dipendenza di fronte al suo
creditore. I picconieri alla lor volta nell’impegnare i ragazzi anticipano loro
spesso una trentina di lire che vengono prese dalle famiglie, le quali pure non
sono mai in grado di restituirle, onde il ragazzo rimane nelle mani del
picconiere in una vera condizione di schiavitù. Se scappa, vien ripreso e
riconsegnato al suo padrone, il quale può farne quello strazio che crede. Di
quello che accade poi d’immoralità e di turpitudini in condizioni siffatte, in
mezzo a gente viziata, corrotta e brutale come la classe degli zolfatari, non
diciamo parola, perchè ci ripugna fermarci sopra il pensiero; il lettore potrà
figurarselo da sè.
Alcuni ragazzi sono figli degli zolfatari: sono
questi i meglio trattati, e guadagnano più degli altri. Molti sono orfani o
figli naturali, e sono i peggio trattati, perchè privi di ogni difesa. Gli
altri sono figli di contadini.
Nelle miniere lontane dai paesi gli operai
dormono sopra luogo da lunedì a sabato in appositi stanzoni, coricandosi sulla
paglia; uomini e bambini insieme. I ragazzi non mangiano che pane solo:
soltanto quando vanno a casa vi ricevono qualche minestra. Portano con sè da
casa il pane per mezza settimana; e il quarto giorno tornano a casa a prendersi
il pane, partendosi la mattina prima dell’alba per non perdere la giornata.
Da vari capimastri, assistenti, e dagli zolfatari
stessi siamo stati assicurati che un gran numero di bambini si ammala, e molti
crescono su curvi e storpi: vanno specialmente soggetti alle ernie, e non è da
meravigliarsene, visti i pesi che portano. Avendo noi chiesto a un picconiere,
un bell’uomo robusto, che ci confermava questi fatti, come mai egli avendo
lavorato da bambino nelle zolfare, si fosse conservato sano e vigoroso, ci
rispose che essendo figlio unico di uno zolfataro, aveva lavorato presso suo
padre, il quale aveva sempre avuto qualche riguardo per lui.
Spesso l’aria nelle gallerie è viziata
dall’idrogeno solforato e da altri gas deletèri o irrespirabili; ogni lavoro
continuato in quegli ambienti poco ventilati, diventa allora assai nocivo alla
salute degli operai.
Naturalmente di scuola o d’istruzione elementare
di qualsiasi specie, non vi è il più lontano sentore, e non più nelle zolfare
grandi che nelle piccole.
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