§ 22. — Impotenza dei
carabinieri e della truppa contro i malfattori.
E mentre briganti, malandrini e
malviventi vanno signoreggiando le campagne e i paesi, e sono ovunque come a
casa propria, i carabinieri e la truppa spersi in mezzo all’Isola, errano in
pattuglie, scortano le diligenze e i viandanti, si fanno ammazzare dai
briganti, ne uccidono raramente, e non ne arrestano quasi mai. Accade talvolta
che alcuno per vendetta di un danno o di un affronto o per cupidigia della
taglia, venga, raccomandando il segreto, a svelare all’autorità il nascondiglio
dei briganti, ma il caso è raro. Pochi dei briganti che sono uccisi muoiono per
opera della Forza pubblica; per lo più sono assassinati da colleghi o rivali.
Se una pattuglia perlustrando le campagne si presenta a una masseria e chiede
notizie dei briganti, nessuno li conosce, nessuno li ha visti, mentre si sta
forse sparecchiando nella stanza vicina la tavola dove hanno mangiato. Ma i
briganti sanno subito dove è la Forza, i luoghi dai quali è passata, dove si è
fermata, cosa ha chiesto, dove si è diretta partendo, conoscono le imprese che
prepara. Ogni parola, ogni gesto sfuggito a un soldato o ad un ufficiale è
osservato, studiato e riferito. Esce in campagna un drappello di truppa per
fare una recognizione o tentare qualche colpo; si vede passare innanzi un
contadino colla zappa, o un ragazzo, un vecchiarello, un mendicante; parrebbe
ridicolo arrestarli od anche interrogarli. Qualche ora dopo i soldati arrivano
al nascondiglio dei briganti, il fuoco è ancora acceso, ma i briganti sono
stati avvisati e sono spariti, se pure la pattuglia prima di giungere non è
caduta in un’imboscata, e non ha avuto alcuno dei suoi, uccisi da palle venute
non si sa da dove. Se la truppa prepara una spedizione, la prima cura dei capi
deve essere che non sia sorpreso il segreto, non solo dal pubblico chè la cosa
è naturale così in Sicilia, come in qualunque altro paese, ma spesso nè anche
dall’autorità locale, dai militi a cavallo. Sono ben rari coloro che la Forza
pubblica può prendere per complici dei suoi progetti. Pare quasi che essa sia
una comitiva di malandrini, e che i briganti siano coloro cui è stata affidata
la protezione delle persone e delle cose, i difensori della società.
E veramente i briganti sono
l’autorità costituita e riconosciuta. Il loro servizio di spionaggio è il solo
efficace, le offese fatte a loro sono quelle che portano certa pena. Può darsi
che rimanga impunita la resistenza alla pubblica Forza, non quella ad un
assalto dei malfattori. L’uomo tanto ardito da resistere, potrà per quella
volta costringerli a ritirarsi, ma si assicura per l’avvenire un gravoso
ricatto o una schioppettata che gli capiterà un giorno che starà girando le
campagne solo o male scortato. Tempo addietro nella provincia di Girgenti, fu
sequestrato in campagna un proprietario. Egli aveva cinque fratelli che per
caso si trovavano riuniti nel paese; al giungere della notizia del sequestro,
questi si armarono, escirono in cerca dei malfattori, e riuscirono a liberare
il fratello sequestrato. Ma come non potevano sempre andare in campagna uniti,
convenne che per schivar guai entrassero in trattative coi facinorosi del paese
cui appartenevano i malandrini combattuti e vinti. Diedero loro un pranzo,
pagarono una somma di denaro, si scusarono dell’operato, allegando la necessità
ecc. ecc. La somma pagata non fu considerevole; ciò che premeva ai facinorosi
era un attestato pubblico che coloro i quali avevan loro resistito,
riconoscevano nonostante la loro autorità.
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