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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

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  • LIBRO PRIMO   CONDIZIONI POLITICHE E AMMINISTRATIVE DELLA SICILIA
    • Capitolo III. LA PUBBLICA SICUREZZA
      • III. I MALFATTORI IN PROVINCIA
        • § 61. — I Briganti.
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§ 61. — I Briganti.

Il brigantaggio si distingue dalle altre forme dell’industria del malfattore in questo, che una banda di briganti ha un’organizzazione fissa, colla sua gerarchia di gradi espressamente definita, colla sua disciplina. Si compone di persone dedite alla professione del delitto violento in campagna ad esclusione di qualunque professione regolare anche apparente, insomma, tengono la campagna, per così dire ufficialmente. Ciò non toglie che ad una comitiva brigantesca non si aggiungano occasionalmente membri temporanei. Ma il nucleo della banda nelle circostanze ordinarie, si compone sempre delle medesime persone.

Il numero dei componenti una banda brigantesca, la necessità in cui sono di girar la campagna per lo più uniti, crea per loro dei bisogni, delle difficoltà e dei pericoli maggiori che quelli dei malandrini, i quali stanno isolati o si uniscono fra di loro o coi briganti solo occasionalmente. E non basta a togliere siffatti inconvenienti il sistema che hanno le bande di disperdersi momentaneamente il più spesso possibile. Ma d’altra parte, la salda organizzazione di ciascuna comitiva, le dà una potenza materiale e in conseguenza un’autorità morale, che fa molto più che compensare i sopraddetti inconvenienti, come apparirà da ciò che stiamo per dire del modo in cui esercitano la loro industria e delle loro relazioni colla popolazione.

Quando uno abbia stabilito la sua reputazione di uomo temibile con qualche delitto in cui abbia dato prova di coraggio o crudeltà; quando abbia acquistato sopra alcuni malfattori abbastanza autorità perchè si sottopongano alla sua direzione, e disponga di qualche intelligenza nella popolazione, ha tutti gli elementi della terribile potenza del capo-brigante: sta nelle sue qualità personali l’acquistarla, e acquistatala, il mantenerla. L’aver sotto di sè dei compagni, gli dà modo di essere informato di ciò che si fa e si dice, di far conoscere le sue intenzioni e di fare eseguire i suoi ordini e le sue vendette in più luoghi nel medesimo tempo, come pure di unire insieme i suoi uomini senza ritardi per le imprese difficili e pericolose. Se egli è capace di mantenere colla sua autorità personale la disciplina nella sua banda, se la sua mente e il suo carattere sono all’altezza della sua posizione, i potenti mezzi di cui dispone, lo pongono in grado di acquistare in breve tempo quella riputazione di onnipotenza e di invincibilità colle quali la sua autorità morale si stabilisce al punto di non aver rivali di nessun genere negli animi della popolazione. Dell’autorità e della forza pubblica non ha bisogno di preoccuparsi, perchè quando fra quelle e sè ha messo la popolazione, il pericolo che vien da loro è tanto remoto che quasi non esiste.

Il suo principale scopo deve essere di apparire sempre il più forte. E per questo, deve usare un finissimo tatto nella scelta degli alleati, dei neutri, dei nemici; trovar modo di essere sempre e prontamente informato di ogni atto, di ogni parola ostile e trarne vendetta pronta, crudelissima; colpire dieci innocenti pur di non lasciar sfuggire un colpevole. Deve, nel misurare e nel distribuire le offese disinteressare il più possibile chiunque si senta tanto potente o sia tanto ardito da non temere di vendicarsi. Deve per quanto sia possibile appoggiarsi sulla classe infima. Questa parte della politica brigantesca, è tanto importante per la prosperità dell’industria, che è diventata tradizionale, e fra i briganti e nella popolazione. La leggenda del brigante benefico passa di generazione in generazione, e non v’ha capo banda di vaglia che non colga qualche occasione di dotare una ragazza povera, o di pagare il debito a un contadino, o di rimproverare pubblicamente un suo sottoposto per aver svaligiato un povero mulattiere, e condannarlo alla restituzione. Ciò non l’impedirà di mangiarsi al bisogno egli e i compagni le capre o il maiale, unica fortuna di un pover’uomo, senza pagarli. Fu denunziato alla truppa il nascondiglio di una banda di briganti per vendetta di un fatto simile; ma il capo-brigante evita per quanto è possibile di farlo, e la cosa gli riesce facile, giacchè per poco egli abbia riputazione, le masserie dei grandi proprietari gli sono sempre aperte. Ad ogni modo, il brigante ha bisogno che si possa raccontar di lui qualche atto generoso, per dare al sentimento che ispira alla popolazione quel colorito superficiale consacrato dalla tradizione.

A misura che egli stabilisce la sua riputazione di onniscienza e di onnipotenza, quel sentimento che viene prodotto in Sicilia da ogni uomo che sappia farsi rispettare colla forza, ma che ha il suo tipo più perfetto in quello ispirato dal brigante, cresce e si conferma senza contrasto possibile. Imperocchè egli può sorvegliare ogni atto, ogni parola, quasi ogni pensiero di ciascuno; la rapidità e l’efficacia delle sue vendette non lascia il tempo di dare il benchè minimo principio ad un accordo per reagire. Per tal modo il pensiero della resistenza non ha nemmeno il tempo di nascere e non si affaccia nemmeno alle menti. Rimane negli animi l’impressione che la forza del brigante è ineluttabile al pari di quelle della natura. Ed è pur troppo un fenomeno costante della mente umana che, per essa, la forza ineluttabile per quanto dannosa e iniqua secondo le idee generalmente ricevute sulle relazioni fra gli uomini, è legittima ed in conseguenza è riconosciuta e rispettata spontaneamente. Tale è il fondamento del sentimento che il brigante ispira, e di cui cercammo di descrivere gli effetti nel capitolo primo. Sono accessorii gli altri elementi come le generosità intermittenti di cui parlavamo or ora, gli atti cavallereschi, intermittenti però anch’essi, come la fedeltà alla parola data, il rispetto a chi faccia prova di arditezza ec., ec.

Nè bisogna credere che malgrado i numerosi atti che contraddicono a queste azioni generose, i briganti le facciano sempre per calcolo. Spesso vi sono spinti senza ragionare da una specie d’istinto di conservazione. Inoltre, quel sentimento generale di cui abbiamo testè ragionato, che ha la sua origine nel rispetto della forza, ed assume la forma di simpatia per il tipo brigantesco leggendario, s’impone, per una specie di contagione morale comunissima, ai briganti stessi. Sono uomini fatti come gli altri e, come quello scultore che si prosternava davanti alla statua di Giove appena datogli l’ultimo colpo di scalpello, essi credono in sè stessi come crede in loro il rimanente della popolazione di ogni classe.

Per un fenomeno analogo, quel colorito di simpatia che assume il sentimento del contadino pel brigante, e che nel contadino è giustificato dalla vista della propria miseria e della ricchezza del padrone e, fino ad un certo punto, dalle intermittenti generosità brigantesche, quel colorito, dico, si comunica anche al sentimento che prova il signore, per quanto in questo non abbia niuna ragione di essere. Il fondamento però è sempre l’impressione della forza ineluttabile del brigante, la quale s’impone a tutte le menti senza distinzione. Già parlammo nel primo capitolo del modo in cui in Sicilia, si sente generalmente parlare dei briganti. Del resto, quelli fra i nostri lettori che abbiano avuto occasione di parlare sul Continente con Siciliani della classe colta, saranno stati probabilmente colpiti del tuono di simpatica indulgenza, e talvolta di ammirazione, colla quale molti fra loro ne discorrono. Alcuni ne parlano in tal modo per interesse personale, perchè traggono guadagni diretti dal brigantaggio, ed hanno interesse che la opinion pubblica non si sollevi al punto di spingere il Governo a misure energiche. Molti lo fanno anche per amor proprio e patriottismo locale. Ma quasi tutti, abbiano essi o no altri moventi, lo fanno sinceramente, perchè dominati da quel sentimento di cui stiamo parlando. Quel proprietario che, richiesto per lettera dai briganti, di formaggi e di denari glie ne portava egli stesso il doppio del domandato, era sinceramente persuaso di fare un’azione bella e generosa, ed avrebbe creduto disonorarsi denunciandoli. E quei briganti agivano probabilmente, non per calcolo, ma per sentimento spontaneo quando, colpiti dall’arditezza e dalla generosità dell’atto, rifiutavano ogni cosa, anche ciò che avevano chiesto ed accettavano solamente alcuni formaggi, per mostrare che gradivano la cortesia. Nè si può dire che quel sentimento che i briganti ispirano spesso anche a coloro che li odiano, sia la simpatia ispirata da caratteri generosi perfino nei nemici. Non è mai stato considerato come atto generoso, od eroico, che noi sappiamo, il vendicarsi di un supposto denunciatore, uccidendo non solo lui, ma la madre e la sorella, e promettendo di uccidere anche i bambini alla prima occasione. Eppure questo fece nel 1876 a San Mauro il Rinaldi che, dopo la morte del brigante Valvo, era considerato in Sicilia come il rappresentante il più perfetto del tipo brigantesco. Il fondamento del sentimento ispirato dai briganti qualunque forma esso assuma, è, non potremmo ripeterlo troppo, il rispetto della forza, nel quale entra naturalmente come elemento principalissimo il timore. Tant’è vero che, quando sia stata dalla pubblica forza sgominata una banda, uccisi o presi i capi e i membri principali più temuti personalmente, i semplici gregari sbandati si vedono spesso rifiutare asilo e vitto perfino dai contadini.

Spiegata in tal modo, l’inaudita potenza dei briganti non ha più nulla che sorprenda; ed è naturale che un capo banda, nel territorio dove predomina, sia la sola autorità riconosciuta, faccia le parti e adempia gli uffici di un Governo regolarmente costituito. Invero, se da un lato riscuote una parte dei prodotti sotto forma di tasse più o meno regolari, dall’altro riserva questo diritto a sè solo, punisce qualunque attentato di un malandrino minore, non autorizzato da lui, con un’energia ed un’efficacia che non sarebbe mai raggiunta da un Governo costituito; e così, mantiene sotto la sua autorità un ordine pubblico relativo, più saldo di ogni altro, perchè fondato sulla forza effettiva.

Le sue relazioni colle persone dalle quali esige tasse, sono regolari e pacifiche quanto e più di quelle di un esattore delle imposte. Quando vuole oggetti o denari, li manda a chiedere all’uno od all’altro proprietario, spesso colle forme le più cortesi, ed il proprietario con forme non meno cortesi ottempera al suo desiderio. Egli per lo più non deve ricorrere per ottenere ciò che gli fa bisogno, nemmeno ad una mezza minaccia. Il brigantaggio si risolve dunque per i proprietari, nelle circostanze ordinarie, ad una tassa, piuttosto grave, ma fino a un certo punto regolare. I furti ingenti di bestiame, i ricatti clamorosi, sono, relativamente alle condizioni della pubblica sicurezza, piuttosto rari, quantunque possa sembrare a persone di altri paesi che si seguano con una rapidità spaventevole. Essi avvengono solamente quando i briganti siano in un bisogno straordinario, o abbiano a vendicarsi di qualche torto più o meno grave contro un proprietario, o quando si presenti un’occasione molto favorevole. Veramente, occasione favorevole è talvolta semplicemente la gran ricchezza del proprietario da ricattare. Per operare siffatti sequestri, si sono viste perfino delle alleanze temporanee fra le principali comitive brigantesche di Sicilia.

 

 




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