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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino La Sicilia nel 1876 IntraText CT - Lettura del testo |
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§ 89. — Come la legislazione e la pratica amministrativa in Italia siano impotenti ad impedire un numero ristrettissimo di persone dall’assicurarsi un predominio assoluto e durevole sulle amministrazioni locali. Ad ogni modo, una buona parte, per non dire la maggiore, delle amministrazioni municipali dell’Isola, sono in mano ai faccendieri, e si possono distinguere in tre categorie: o questi sono divisi in due o più partiti che si contendono l’autorità, o sono tutti uniti, o finalmente hanno al disopra di loro, qualche ricco signore, prepotente di alta sfera, che non mira ai guadagni, ma all’influenza. In ogni caso, il patrimonio e le entrate del Comune diventano preda di coloro che si sono impadroniti del municipio, e dei loro parenti, amici e aderenti. Abbiamo già accennato ai modi praticati fra’ partiti avversari in taluni Comuni200. Comunque siasi, il partito vinto sopporta i soprusi, vede e tollera le rapine nell’amministrazione, ma tace, o tutt’al più manda all’autorità denuncie anonime, perchè o ha già fatto, o si ripromette di fare quello stesso che fanno gli altri. Quando chi comanda nel Comune, è solamente ambizioso e non ricerca il lucro, lascia rubare quelli che sono sotto di lui per acquistarsi aderenti. Le amministrazioni locali di ogni genere, principiando con quella della provincia, non sono gli ultimi fra gl’innumerevoli mezzi coi quali si acquista e si stabilisce l’autorità di una camarilla o di una persona. Chi riesca a dominarvi non solo acquista il mezzo d’influire sugli interessi materiali d’infinite persone, ma acquista inoltre nelle sue relazioni col Governo i vantaggi di una posizione ufficiale. Del resto, tutte le nostre leggi amministrative secondano efficacemente i costumi e le condizioni sociali dell’Isola nel dare i modi di acquistare una preponderanza indiscussa ad infime minoranze quando siano fortemente organizzate. Le disposizioni della nostra legge comunale e provinciale intorno al rinnuovamento parziale dei Consigli comunali, alla divisione in frazione dei Comuni, sono specialmente efficaci in questo senso. Ma peraltro, le leggi amministrative più perfette, non potrebbero tener luogo di una numerosa classe media che in Sicilia non esiste, e non potrebbero in conseguenza impedire il dominio assoluto delle camarille. Il formarsi di queste, è vero, non è vizio della sola Sicilia, e la legge le favorisce in ogni provincia d’Italia. Vediamo pure in altre province gruppi di persone cercare d’impadronirsi a poco a poco delle amministrazioni locali d’ogni specie, degli stabilimenti di credito, di tutti i simili mezzi d’influenza e riescirvi. Ma in altri paesi rimangono così numerosi gli interessi indipendenti i quali sono in grado di sottrarsi a quella influenza, che, per quanto una camarilla possa riescire ad essere potente, ed anche in talune cose a signoreggiare interamente, non può mai diventare padrona assoluta di un Comune, od acquistare in una provincia autorità siffatta, che niuno affare pubblico si possa sbrigare senza la sua approvazione. In un paese, invece, dove la ricchezza è in pochissime mani, dove i modi di acquistarla mancano quasi del tutto per chi già non la possiede, l’essere in posizione indipendente, e il dominare sugli altri, è una sola e medesima cosa, quando alla ricchezza sia unita un’intelligenza sufficente per usarla. Di tutte quelle forme di associazione, per mezzo delle quali cercano di unirsi per acquistar vigore le forze minori della società, il solo nome e le apparenze esterne hanno potuto esser portati in un paese dove mancano quelle forze stesse. Difatti, tutte le società cooperative, operaie ec., nate ad imitazione delle continentali, non sono per lo più che istrumenti e mezzi d’azione per qualche ambizioso, oppure sono usate da taluno per riunire capitali altrui e prenderseli poi. Le relazioni sociali, pigliando forma di relazioni personali di clientela, fanno per necessità capo ad una o a pochissime persone, di modo che non esistono che interessi personali subordinati gli uni agli altri.
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200 Vedi sopra, pag. 48 [§ 28 Nota per l'edizione elettronica Manuzio]. Il fatto è pure citato nella Relazione della Commissione d’inchiesta, pag. 94. |
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