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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino La Sicilia nel 1876 IntraText CT - Lettura del testo |
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§ 108. — Del personale da adoperarsi dallo Stato in Sicilia. Le qualità che si esigono in Sicilia per il personale di ogni grado e d’ogni ordine così amministrativo come giudiziario, sono molto superiori a quelle che si richiederebbero in circostanze ordinarie dal personale più perfetto. Già abbiamo avuto occasione di accennare quanto un prefetto ordinario sia poco in condizione di conoscere i fenomeni che presenta la Sicilia e di ritrovarne le cagioni. Però, in ciò che riguarda lo studio preliminare delle condizioni dell’Isola, nulla costringerebbe il Governo a limitarsi ad adoperare i funzionari, residenti nell’Isola per ragione del loro ufficio. Trattandosi di un lavoro temporaneo, potrebbe mettere a contribuzione tutte le forze intellettuali del paese per operare inchieste e contro inchieste. Del resto un siffatto sistema è stato seguito ora ch’è poco coll’invio in Sicilia della Commissione parlamentare d’inchiesta, nominata in seguito alla discussione della Legge sui Provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza. Ma la questione muta affatto quando si tratti dell’applicazione dei rimedi, e del giudizio sui loro effetti, insomma, del governo di ogni giorno. Per questo è pur forza impiegare il personale stabile. Si tratta di trovare fra questo, non impiegati coscienziosi ed ordinati, buoni a seguire una via già tracciata e ad applicare le leggi ed i regolamenti via via che si presentino i casi da essi previsti, ma uomini capaci di analizzare fatti sociali complessi, di andare a ritrovarne le cagioni, capaci di regolarsi nei casi particolari, secondo criteri precisi e determinati sì, ma generali. Sarebbe incalcolabile il danno che porterebbe all’opera di rigenerazione della Sicilia, una burocrazia pedante e gretta. Ma affinchè si possano ragionevolmente chiedere siffatte doti al personale, conviene che prima il Governo si sia reso chiaramente conto delle condizioni della Sicilia, abbia definitivamente deciso l’indirizzo che intende seguire per rimediarvi, e sia irrevocabilmente risoluto a seguirlo ad ogni costo. Allora solamente potrà dare a tutta l’amministrazione unità di fine e di concetto; allora solamente potranno i funzionari proporre ai loro sforzi uno scopo determinato e chiaro, allora solamente sarà possibile trovare i modi di dare all’intera amministrazione civile e giudiziaria, uniformità nello spirito e nell’indirizzo, e di infondere in tutti un sentimento tale che, almeno nei gradi superiori, ogni impiegato abbia coscenza della missione a cui partecipa, intenda il fine comune al quale dovrebbe esser diretta l’opera dei singoli funzionari, e provi per esso quell’amore del quale ogni uomo intelligente si sente preso, anche senza volerlo, per uno scopo grande e difficile. Allora ogni impiegato fuori dell’ufficio come dentro, avrebbe sempre presente alla mente quell’interesse pubblico che è suo compito promuovere e rappresentare. Non torneremo qui a parlare dei rimedi particolari già da noi proposti per i singoli disordini descritti nel presente volume, ed a noi suggeriti dall’esame delle condizioni dell’Isola. La importanza di siffatti rimedi è, a parer nostro, affatto secondaria e subordinata di fronte alla necessità nei rappresentanti del Governo e della Legge, delle doti e dello spirito, adesso accennati. Ma per ottenere un tale spirito negli impiegati, per metterli d’altronde in grado di porre in opera le loro qualità di carattere e d’intelligenza, conviene che si abbandoni l’attuale sistema delle traslocazioni continue, che, posto in un luogo l’impiegato, vi sia lasciato lungo tempo. Se sono state molto esagerate le difficoltà che incontra in Sicilia una persona del Continente per conoscere le persone, i costumi, il linguaggio; queste difficoltà pure esistono, e se, come ne siamo profondamente convinti, debbono essere esclusi dall’amministrazione della Sicilia, in ogni ordine ed in ogni grado gl’impiegati siciliani, meno pochissime eccezioni individuali, conviene pure dare il tempo a quelli del Continente di porsi in grado d’adempiere l’ufficio loro, e poi di mettere in opera le cognizioni acquistate. Conviene soprattutto che agli impiegati in Sicilia sia fatta una condizione tale da indurli a non considerarsi nell’Isola come in esilio. E per giungere a questo, i vantaggi speciali da darsi agli impiegati d’ogni genere in Sicilia, e nello stipendio e nella carriera dovrebbero essere grandissimi, tali da compensare da un lato le gravi spese cui vanno soggetti, dall’altro i disagi e i pericoli dell’ufficio209. Sotto questo aspetto, dovrebbe essere soprattutto provveduto ai pretori. Già accennammo all’importanza che a nostro avviso dovrebbe darsi in Sicilia all’ufficio loro. Ma non ci nascondiamo che ogni riforma nel senso delle nostre proposte sarebbe pericolosissima, e che converrebbe piuttosto farne nel senso opposto, fintantochè non si fosse migliorata moltissimo la loro condizione; fintantochè la paga e le probabilità di progredire in carriera per i pretori in Sicilia saranno quelle di adesso, essi rimarranno quali sono ora, e qualunque ufficio, per quanto infimo, sarà per loro troppo importante, qualunque responsabilità troppo grave. Si tratta di mandare a cuoprire le 178 preture di Sicilia, almeno in quanto riguarda il ramo penale, altrettanti giovani del Continente, istruiti, intelligenti, incorruttibili, pieni di tatto, e di coraggio a tutta prova. Uomini cosiffatti costano caro e vogliono far carriera. Non basterebbe assicurar loro una paga cospicua, converrebbe trovar modo di riservare per loro un certo numero di posti nelle regie procure dopo che avessero coperto l’ufficio loro in Sicilia per un certo numero di anni. E certamente le procure regie non potrebbero che avvantaggiarsi di persone educate al duro e difficile tirocinio. Per altro, se il completo mutamento del personale dei pretori in Sicilia non presenterebbe che difficoltà di attuazione pratica, quello della magistratura inamovibile ne incontrerebbe anche nella legislazione vigente. Il tempo che ormai ci stringe, non ci permette di studiare il modo di vincerle; questo solo possiamo dire, che senza la sua depurazione ogni tentativo di riforma generale in Sicilia non sarebbe altro che tempo, fatica, denari e sangue buttati via. Del resto, se trattando adesso la quistione del personale governativo in Sicilia, abbiamo parlato solamente degli uffici superiori, ciò nonostante essa esiste per tutti i gradi fino all’ultimo usciere di Pretura.
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209 Vedi la già citata Relazione dell’on. Gerra in data del 31 ottobre 1874. (Camera dei Deputati. Sessione 1874-75. — Documenti n° 24 bis, pag. 46). |
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