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Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino
La Sicilia nel 1876

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO   I CONTADINI
    • PARTE TERZA                       RIMEDI E PROPOSTE
      • Capitolo II.   L’AZIONE DEI PROPRIETARI
        • § 118. — Progressi dell’agricoltura.
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§ 118. — Progressi dell’agricoltura.

Il lettore avrà forse notato con qualche sorpresa come nel trattare dei mezzi con cui per opera dei proprietari si potrebbe migliorare in avvenire la condizione dei contadini, noi non abbiamo ancora quasi fatto parola di quello da tutti vantato come il rimedio principale, cioè del progresso dell’agricoltura. È credenza generale che la maggiore produzione implichi necessariamente aumento di benessere per tutti quanti i produttori; ed è tale credenza che ha spinto moltissimi tra gli stessi economisti a dar soverchia importanza ai soli fenomeni della produzione, escludendo dal numero degli oggetti propri degli studi economici tutte le leggi della distribuzione, oppure contentandosi della formula generale ed elastica della legge dell’offerta e della domanda, come della sola regolatrice di ogni distribuzione, intendendola come un Dio Fato che determini implacabilmente e sempre allo stesso modo il dare e l’avere di ciascuno. La legge dell’offerta e della domanda, o, per dirla col Cairnes, della «reciproca domanda», è indubbiamente vera, ma essa non ci dà ragione delle tante cause che alterano l’offerta effettiva e la domanda effettiva nei singoli casi, e non esprime al più che una tendenza, fondata sopra uno solo degl’istinti dell’animo umano quello del proprio interesse economico immediato. Ogni varietà però di istituzioni, di leggi, di costumi, di cognizioni e di passioni, altera sensibilmente gli effetti dell’azione di quella legge economica: non è, ben s’intende, la legge economica che può essere mutata, chè sarebbe lo stesso che dire che si muti la legge di gravità: quello che si modifica, ognivolta che molte forze siano fatte giuocare nello stesso tempo, è la direzione ultima che imprimerebbe una sola di quelle forze quando agisse isolata.

E tornando al nostro argomento, crediamo che per tutto quanto ha attinenza coll’agricoltura, una migliore distribuzione — sia essa regolata da leggi o da consuetudini, oppure la resultante della libera concorrenza più o meno modificata dall’accordo — possa generalmente esser cagione di una miglior produzione; e che in Sicilia lo sarebbe senza alcun dubbio; ma d’altra parte neghiamo in modo categorico che una miglior produzione debba per sè sola condurre necessariamente, e in Sicilia nemmeno parzialmente, ad una migliore distribuzione della ricchezza prodotta, o che ai lavoranti agricoli debba venirne una parte nè relativamente nè assolutamente maggiore di quella che loro non tocca ora. Con ciò non intendiamo affatto di attenuare l’importanza grandissima per la società umana di ogni aumento di produzione, e nel caso nostro di ogni progresso dell’agricoltura; sarebbe cosa assurda; ma sosteniamo che gli aumenti di ricchezza e di benessere che ne provengono, possono, nello stato attuale dei rapporti economici che passano tra i proprietari del suolo e i coltivatori, non giovare affatto a questi ultimi, e che anzi la condizione loro può nello stesso tempo peggiorare. E per dirla in altre parole crediamo vera la regola, — misero podere, misero contadino; ma non la reciproca, — misero contadino, misero podere. Se Tizio lavora dieci ettari di terra di proprietà di Caio, è evidente che Tizio dovrà patire se da quei dieci ettari non può ritrarre abbastanza per il proprio sostentamento; ma è pure evidente che anche se quel suo podere producesse venti volte tanto, gli non sarebbe perciò affatto più ricco, quando Caio prendesse per sè tutta la differenza, e che egli non potesse in nessun modo impedirglielo.

È per queste considerazioni che ci siamo specialmente occupati in questo scritto delle forme della distribuzione del prodotto agricolo; e ciò tanto più, in quanto nella questione della produzione non potremmo aggiungere nulla agli studi ampi e diligenti fatti in Sicilia da tanti e tanti molto più competenti di noi. Tutte le questioni riguardanti l’agricoltura vengono ora discusse e studiate con ardore in Sicilia, e le numerose pubblicazioni che ne trattano, e l’attività altamente lodevole di alcuni tra quei Comizi agrari, e l’Istituto agrario di Castelnuovo presso Palermo, e le colonie agricole come quella di Caltagirone, e le Società di acclimazione, e gli Orti botanici, e i numerosi corsi speciali, ci sono arra dello splendido avvenire dell’agricoltura siciliana. Non manca neppure chi si preoccupi della condizione dei coltivatori, ma ogni rimedio si attende dallo sviluppo dell’agricoltura; e vi è perciò pericolo che il progresso sia unilaterale, e quindi monco, inarmonico e insufficiente a diminuire i mali che affliggono quella bellissima contrada.

 

 




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