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Francesco Domenico Guerrazzi Racconti e scritti minori IntraText CT - Lettura del testo |
LE ORAZIONI PER IL SALVI E PER IL SABATELLI
Francesco Salvi era stato auditor consolare a Livorno e quando morì, nel giugno del 1829, fu incaricato - non so perchè - il Guerrazzi di tesserne l'elogio; compito difficile sempre ad attuarsi, ma difficilissimo, anche per chi abbia acutezza d'ingegno e fervore di fantasia, allorchè l'uomo di cui si deve parlare non abbia fatto altro che disimpegnare scrupolosamente le mansioni affidategli. Però l'elogio per il Salvi, che costò al Guerrazzi lunghe fatiche, riuscì in massima parte freddo, scolorito e parecchio retorico.
Non così il discorso che pronunciò poco dopo a Firenze per le esequie di Francesco Sabatelli. Il caso era ben diverso: il Sabatelli era una speranza della pittura italiana, era stato dei primi a contrapporre l'arte romantica a quella classica fiorita durante l'ultimo periodo napoleonico, e la morte che l'aveva colpito poco oltre i venticinque anni era stata un lutto per chiunque avesse un culto per il bello e per il genio che lo sa cogliere e rappresentare. L'orazione per il Sabatelli, ispirata a grande affetto per il pittore estinto e al più fervido amore di patria, segnò per F. Domenico un grande successo: i liberali presenti, fra cui il Niccolini ed il Capponi, gli offrirono una medaglia commemorativa ed egli la tenne sempre fra i ricordi più cari.