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Francesco Domenico Guerrazzi
Racconti e scritti minori

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IL PAOLO PELLICCIONI

 

Dell'Assedio di Roma (quello del 1849), amplissima opera storica e politica, non è qui il caso di parlare, ma sarebbe opportuno che qualche studioso la prendesse seriamente in esame, sia per l'importanza che essa ha riguardo al momento in cui fu scritta, a non lunga distanza dagli avvenimenti che vi sono narrati, e a soli quattro anni dalla battaglia di Mentana, sia per le fonti a cui l'autore ebbe modo di attingere. Nel 1864 compariva pure il Paolo Pelliccioni, nuovo romanzo già da tempo annunziato nella Vendetta paterna, e che forse F. Domenico si risolse a scrivere allora, quando nell'Italia meridionale si combatteva gagliardamente per ispegnere il mal seme dei Brocco, dei Nino-Tanco, dei Coppa e dei Tortora. Giacchè il Paolo Pelliccioni contiene la narrazione delle gesta di un feroce brigante, che visse e fu tenuto in alta considerazione a Roma, al tempo del pontefice Sisto V. Le condizioni degli Stati papali nella seconda metà del secolo XVI sono dal Guerrazzi rappresentate con vivezza, anzi con efficace crudezza; la vanità, la ferocia e il bigottismo spagnuolo sono assai fedelmente raffigurati, non senza una piacevole comicità, in Donna Violante di Ayerba e nel duca suo padre; Ciriaco, il fedele amico del masnadiero, giovane nato al bene ma fatalmente trascinato al delitto, è personaggio che, una volta conosciuto, difficilmente si può dimenticare.

 

 

 




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