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Francesco Domenico Guerrazzi Racconti e scritti minori IntraText CT - Lettura del testo |
LA SERPICINA
Il breve soggiorno di Montepulciano è notevole nella vita del nostro scrittore: ivi si recò a trovarlo in compagnia di Carlo Bini, per ascriverlo alla Carboneria, nella quale ancora non aveva perduta la fede, Giuseppe Mazzini. Ma poi, sinistramente impressionato del carattere del giovane Livornese, che gli parve sentisse solo se medesimo, mentr'egli cercava uomini disposti a dimenticare il loro io per il bene di tutti, non gli parlò più dello scopo della sua visita e lasciò al Bini l'incarico di trattarne. A' suoi ospiti il Guerrazzi lesse l'esordio del nuovo romanzo che stava scrivendo, l'Assedio di Firenze, e si esaltava nella lettura, e il volto gli si accendeva, e le mani gli tremavano, ed era costretto, talvolta, a sospendere, per bagnarsi la fronte, che ardeva, con l'acqua gelata.
A Montepulciano, forse ispiratagli dalla lettura di una novella del gesuita Casalicchio, contenuta nel libro l'Utile col dolce, F. Domenico compose la Serpicina, che pubblicò molti anni più tardi. Spunti umoristici non mancano qua e là anche nella Battaglia di Benevento, ma sono lampi nella oscurità di una notte tempestosa: nella Serpicina, invece, sgorga e si diffonde tutta una larga vena di pretto umorismo, frutto delle malinconiche considerazioni di F. Domenico sulla natura degli uomini in generale e sulla giustizia dei tribunali in particolare. La satira della magistratura non è nuova nella letteratura italiana, ed è facile ricordare il Giudice e i Pescatori, il Bue in giudizio e il Bue riconosciuto innocente del Perego, il Causidico e il villano del Passerotti, il Gatto Giudice del Crudeli, favole di cui la morale è sempre la stessa, che è meglio soffrire in pace l'insulto che affidarsi alla giustizia dei tribunali. Il Manzoni stesso, per non restringerci alla favola, aveva di recente creato un impareggiabile tipo di causidico parolaio ed iniquo. Nella Serpicina l'aculeo penetra profondamente, poichè il Guerrazzi, e per la sua professione e per l'esperienza di fresco fatta, conosceva bene le triste arti dei tribunali, e la satira è tanto più efficace in quanto - come l'autore stesso dichiarò - non è diretta contro alcuna persona, ma contro tutta una viziata istituzione. Mirabile è, in questo breve scritto, la facilità con la quale il Guerrazzi passa continuamente da un tòno all'altro e la diversità dello stile quando è introdotta a ragionare la serpe, quando il cane, quando il cavallo e quando la scimmia; la serpe parla con frasi doppie, con larghi e spesso vacui giri di parole e infiora il suo discorso di citazioni in vari linguaggi; ma quanta eloquenza e che prorompere di gagliarde espressioni e che succedersi di vive descrizioni allorchè il cavallo e il cane pronunciano, narrando i propri casi, le loro requisitorie contro il genere umano! Si direbbe che ad un certo punto l'autore, dimentico della sua finzione, vada avanti per conto proprio, sfogando tutto il suo sdegno, accresciuto dalle recenti persecuzioni (al Mazzini sembrò, per altro, che F. Domenico ne esagerasse alquanto la portata), contro la viltà, la perfidia e la ingratitudine umana.5