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Carlo Goldoni
L'adulatore

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SCENA DODICESIMA

 

Don Sancio con uno spillone, e dette.

 

SANC. Ecco qui. Questo è lo spillone, che non piace a mia moglie. Ella ha avuto quello di donna Aspasia, e donna Aspasia si tenga questo.

LUIG. Lasciate vedere. (lo prende di mano a don Sancio) Signor no; lo voglio io. Datele tre zecchini.

SANC. (Quant’è invidiosa!) (da sé)

ASP. (Ed io perderò lo spillone. Ma se mi le cento doppie, non importa). (da sé)

SANC. Donna Aspasia, vi darò i tre zecchini.

LUIG. Dateglieli subito.

SANC. Venite; se volete, ve li do adesso.

LUIG. Presto, donna Aspasia, avanti ch’ei si penta.

ASP. (Non mi premono i tre zecchini, ma le cento doppie). (da sé) Voi non venite, donna Luigia? (si alza)

LUIG. Andate, che vi seguo.

SANC. Favorite. (le il braccio)

ASP. (Che uomo caricato! Mi fa venire il vomito). (da sé)

SANC. Oggi mi pare d’esser tutto contento.

ASP. (Se mi le cento doppie, vado via subito). (da sé, parte con don Sancio)

LUIG. Ehi, Colombina; Colombina, dico, dove sei?

 

 

 




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