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Carlo Goldoni
L'amante militare

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SCENA UNDICESIMA

 

Don Sancio e don Alonso, ed il caporale

 

SANC. Nipote, sapete voi la cagione per cui son qua venuto?

ALON. Me la immagino. Voi siete venuto a rimproverarmi a causa di don Garzia.

SANC. Son venuto ad intimarvi l’arresto.

ALON. L’arresto? Per qual motivo?

SANC. Perché sfidato alla spada il vostro tenente, lo avete anche ferito.

ALON. Egli mi ha provocato.

SANC. Don Alonso, so tutto. Per una donna non si mette a repentaglio l’onore.

ALON. Difender le donne è azione da cavaliere.

SANC. Non impicciarsi con donne è il dovere del buon soldato. Quella spada che al fianco cingete, avete giurato d’adoperarla in servizio del vostro Re, in difesa dell’insegna reale: rendetela alle mie mani.

ALON. Eccola. (gli dà la spada, e la riceve un Caporale)

SANC. Andate in arresto.

ALON. Obbedisco. (vuol partire)

SANC. Dove v’incamminate?

ALON. Alle mie camere.

SANC. Non ci stareste malvolentieri in questa casa arrestato.

ALON. Come? In arresto fuori del mio quartiere?

SANC. Dovete passar nel mio.

ALON. Per qual ragione?

SANC. Il generale ve lo destina per carcere.

ALON. Ah don Sancio! quest’è troppo.

SANC. Obbedite al comando.

ALON. Bene; verrò innanzi sera.

SANC. Ora dovete andarvi.

ALON. Come! così si trattano gli uffiziali?

SANC. Tacete, incauto, ed apprendete a rispettare gli ordini de’ superiori vostri: uscite subito di questa casa, passate immediatamente alla mia.

ALON. Andate, ch’io vi seguo.

SANC. No, precedetemi.

ALON. Lasciatemi congedare da’ padroni di casa.

SANC. Farò io col signor Pantalone le vostre parti.

ALON. Ma... il mio bagaglio?

SANC. Io ne prenderò cura. Andate.

ALON. Questa è una crudeltà.

SANC. La vostra è troppa arditezza. Don Alonso, non vi fidate, perché io sia vostro zio. Chi serve il Sovrano, dee spogliarsi d’ogni parzialità. Obbedite al comando, o in me avrete un nemico.

ALON. Ah don Sancio, abbiate compassione di me.

SANC. Sì, vi compatisco; ma faccio il mio dovere, e vi sollecito a fare il vostro. Sapete voi stesso quanto sia grande e quanto sia necessario in un esercito il rigor delle leggi. Guai a noi, se si potesse violare quella subordinazione, che ci tiene tutti soggetti. Quanto durerebbe un’armata, se fosse lecito agli uffiziali il battersi impunemente fra loro? Quali disordini nascerebbero, se si lasciasse libero il corso alle disordinate passioni? Obbedite al comando, arrossite di meritar il castigo, e non ardite di preterire, per quanto vi può esser caro l’onore.

ALON. (Ah, pazienza! Rosaura, oh cielo! chi sa, se ci vedremo mai più). (da sé, parte)

SANC. Povero giovine! mi fa pietà. Ma la militar disciplina vuol rigore, vuol severità, vuol giustizia. (parte)

 

 

 




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