dedicato agli ill.mi deputati della cittá di udine
ILLUSTRISSIMI
SIGNORI
PATRONI
COLENDISSIMI
Appena ebbi la bella sorte, ILLUSTRISSIMI
SIGNORI, di udire da questo celeberrimo Pergamo l’alta facondia di questo
assennato Oratore, al di cui nome fan panegirico di piena lode le voci concordi
delli lor Cittadini, che stupefatto da indicibile meraviglia nel primo sciorre
di quella singolare eloquenza, s’impegna tutto il mio spirito ad una incessante
attenzione. Ciò non mi parve bastasse al merito d’una predicazione piena di
tanti stupori quanti furono gl’argomenti in essa con tanta Dottrina ed erudizion
sostenuti; onde per eternar la memoria delle sue glorie, pensai bene registrar
quella de’ suoi Oracoli. Trovavami già in atto di comporre il settimo de’ miei
Sonetti nel giorno 14 Marzo dell’anno corrente, quando, non so dir come, mi capitò
per le mani la memoria registrata del mio Natale. Viddi che nel giorno suddetto
compivasi l’anno decimonono dell’età mia, laonde sorpreso dal
timido riflesso della mia giovinezza, già già mi persuadevo a non proseguir nel
disegno. Pure pensando piuttosto a soddisfare il genio d’un Estro tutto poetico
e religioso fervore, che l’inclinazion d’una penna tutta timore, mi diedi al
proseguimento dell’opera incominciata. Eccola dunque, ILLUSTRISSIMI SIGNORI;
qualunque ella sia, la offerisco alla sublimità del lor merito, che in non
dissimili oggetti fa spiccar la concordia di tutti i pregi più nobili, e di
tutte le Virtudi più eccelse. Più ambisco in dedicar loro me stesso con tutta
l’umiliazion del mio animo, che in offerir loro il rozzo stile della mia musa
inesperta con tutta la repugnanza del mio rossore. Aggradischino in tanto le
loro SIGNORIE ILLUSTRISSIME i primi parti della mia penna, che non avendo per
anco maturato i suoi frutti, non ponno esser che acerbi. È vile questa mia
opera, già lo confesso, e per la imbecillità dell’ingegno, con cui la composi,
e per l’angusto tempo, ch’ebbi a comporla, e per il legame, con cui comporla
dovei; pure come copia di quella idea sì gentile, che seppe tanto piacere, che potè tanto
giovare, sia dall’unanima generosità loro compatita, difettuosa negl’ornamenti,
quanto intera nelle sue parti. Sotto la protezione d’astri così benigni, spero
non patirà ella gl’influssi rei della pugnente critica, e il merito de’
Mecenati sì nobili sarà lo scudo più forte, che difenderalla dalle ferite nemiche.
Sia cortesia del loro bell’animo l’ammettermi al di lor patrocinio, e sarà
gloria della mia costanza il comparire mai sempre
Delle Signorie loro Illustrissime
Udine
25 Aprile 1726.
Umilis. ossequiosiss. obligatiss.
servidore
Carlo Goldoni.
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