CANZONE RECITATA NELL’ACCADEMIA DI PISA,
TENUTA PER
L’ESALTAZIONE AL TRONO
DI SUA MAESTA
IMPERIALE GRANDUCA DI TOSCANA,
E GRAN MAESTRO
DELL’ORDINE DI SANTO STEFANO
Piena e
calcata è l’ampia via, che mena
Al bel
Pegaseo fonte,
E mille
cigni di quell’onda han sete.
I’ non
m’arresto tra la folta piena,
Alto
aspiro poggiar d’intorno al monte,
E
l’ultime toccar fertili mete.
O
quanti voi qui siete,
Eccelsi
Vati, al bel purpureo segno,
Segno
che fregia al Signor nostro il petto,
Volgete
il guardo; a quel drizzo l’ingegno;
Chi può
mi segua; io di salir m’affretto.
Di là
m’ascolti il glorioso stuolo,
D’Etruria
bella onore.
Mi
ascolta, o Pisa8; e i tuoi guerrieri estinti,
Che
hanno asperso di sangue il Tracio suolo,
Godan
teco del nuovo almo splendore,
Onde i
chiari tuoi figli andranno cinti.
Di più
bell’ostro tinti
Fiano i
fregi onorati or che s’unìo
Vermiglia
Croce a imperial Corona;
Or che
il gran nome a superar l’oblìo,
E
sull’Arno, e sull’Istro, al par risuona.
E tu
m’ascolta da’ Beati Elisi,
Anima
grande e degna
Di
Costantin, che la Cesarea sede
Primo
in Asia locasti. Or che ravvisi
Recarsi
al sen la tua vittrice insegna
Alma
regal, che al tuo valor non cede,
Spera
mirar la Fede
Colà
tornar, ‘ve ne spargesti il seme,
Se al
magnanimo cuor la sorte arrida.
L’almo
Segno, che a te fu guida e speme,
E del
Cesare nostro e speme, e guida.
Ancor
risuona in fra le sacre mura
Del pio
Goffredo il nome,
E
l’Asia tutta il gran Nipote aspetta.
Croce,
scorta de’ giusti alma e sicura,
Che le
barbare forze ha vinte e dome,
Guida
Francesco alla comun vendetta.
Dal suo
grand’Avo eletta
Fosti
candida insegna, ed or più bella
Spandi
d’ostro vermiglio i rai vivaci.
Quella
stessa tu sei, né men di quella
Vanti
prodi campioni, ed hai seguaci.
Coronato
Pastor9, tu che di Roma
Padre
fosti clemente,
Ed or
lo sei de’ marziali Eroi,
Tu il
serto augusto alla vittrice chioma
Impetrasti
del Duce alto possente,
Germania
afflitta consolando, e noi.
Accolse
i prieghi tuoi
Il
divin Nume, e delle genti il pianto:
Ecco il
Re Tosco sul Cesareo trono.
Quanto
s’accresce alla tua Croce il vanto!
Quanto
il mondo acquistò per sì bel dono!
Non
poteasi miglior dar all’Impero
Capo,
scudo e sostegno,
Per
virtù, per valor, per sangue e merto;
Né
maggior potea mai l’Ordin guerriero
Duce
sperar, né più propizio segno
Di
future vittorie il Tosco serto.
Il
nobil calle è aperto:
Drizzate
il volo alle superne cime,
Illustri
Vati, al suon della mia voce;
Meco
cantate in più
leggiadre rime
Inni di
gloria alla purpurea Croce.
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