VERSI MARTELLIANI RECITATI IN BOLOGNA
NELL’ACCADEMIA
DEGLI ARDENTI ERETTA
IN ONORE DEL
SANTISSIMO CUOR DI GESÙ
Spirto
del buon Mirtillo21, che ancor t’aggiri intorno
Di
Felsina all’antico, amabile soggiorno,
E nei
beati Elisi ancor ti sta nel core
Di
tutta Italia nostra il combattuto onore,
Tu, che
del dolce metro sapesti innamorarmi,
Perdonami,
se m’odi a profanar tuoi carmi.
Mirami
del bel Reno starmi dei vati appresso,
Rendimi
col tuo stile maggiore di me stesso.
Ma se
Talìa da un lustro22 seco mi tragge al canto,
Come
d’eroici carmi posso aspirare al vanto?
Come
del Cuor Divino, come cantar
poss’io?
Cantor
d’umili cose non può cantar di un Dio.
Io flagello
dei vizi, io deriser dei stolti
Talor
trassi alle Scene popoli avari e folti,
E mi
riescì talora con fortunato incanto
Muover
le labbra al riso, muover le luci al pianto.
Ma s’io
medesmo, ahi misero! amo gli error ch’io sgrido,
Nocchier
che il mar detesta, ed abbandona il lido;
Se
pieno ho il frale petto del dileggiato amore,
Qual
poss’io la pietade cantar del Divin Core?
Ma
questo Cuore istesso, d’amor, di grazia pieno,
Già di
virtude ignota m’empie la lingua e il seno:
Ei che
purgar le labbra del peccator non sdegna,
Ei de’
mister sublimi a ragionar m’insegna,
E ognor
di sua bontade sendo le fonti aperte,
Anche
talor la Scena in pergamo converte.
Oh cuor
del Divin Figlio, pari in essenza al Padre,
E
Creatore e Sposo di Lei che gli fu Madre,
Onde dal
Ciel disceso in Lei, Vergine pura,
Congiunse
alla divina nostra mortal natura,
Tu sei
d’amore il fonte, da Te l’amor deriva
Che
l’anime consola, che l’anime ravviva;
Del
sangue che ti nutre, ogni minuta stilla
Di
santo amor divino produce una scintilla,
E una
scintilla sola potrebbe in un momento
Accendere
più mondi, se fosser cento e cento,
Tu di
Te riempi il Cielo, Tu sei negli elementi,
E tutti
in Te rinchiudi noi miseri viventi.
Ahi,
che il bel Cuor Divino meco in amore eccede:
Ei mi
trasse dal nulla in grembo a Santa Fede,
Patria
mi diede illustre, padre non vile e abbietto,
Scarsa
fortuna, è vero, ma docile intelletto:
Ora di
gloria umana, ecco, mi colma appieno,
Locando
me fra i vati dell’italico Reno:
Ovunque
andrò portando un sì bel fregio in fronte,
Potrò
sottrarmi ai scherni, e dell’invidia all’onte;
E a chi
spezzar volesse me, intrepido Cantore:
Olà,
dirò, tacete, femmi Bologna onore.
A tanto
amore, a tante grazie del Cuor Divino,
Una
Gesù ne aggiunga, e compia il mio destino:
Rendami
il suo potere maggior di quel ch’io sono,
Perché
più grato i’ possa di voi rendermi al dono;
E se
de’ vostri allori cingo le incolte chiome,
Deh non
fia mai che scorno io rechi al vostro nome.
È ver
che al sol non scema picciola nube il lume,
Che non
oltraggia il mare torbido ignoto fiume,
E voi
chiara potete far mia Musa infeconda,
Qual
scioglie il sol le nubi, e il mar fa bella ogn’onda.
Sotto
gli auspici santi del cuor dell’uomo Dio
Eccomi
ricovrato, vostra mercede, anch’io.
A voi, risponda, o Ardenti, la grazia onnipossente,
E me
d’amor, di gloria, renda del pari ardente.
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