SONETTO
IN LINGUA
NAPOLITANA
Segnori miei, perdono io vi domanno
Se
chillo ch’aggio fatto,
ho fatto male.
Saccio
che songo stato un anemale,
Che
merita castigo lo mio ’nganno.
Ma per autro lo munno esamenanno,
Me
pare de mariuoli uno spedale.
Rubba
lo sì mercante e lo legale,
E
rubbanno i poeti
onor se
fanno.
Rubba lo picciriello e lo maggiore,
Rubba
lo capetano e lo soldato,
Le
belle donne rubbano lo core.
Coviello, che pe’ ridere ha rubbato,
Confessanno
allo Pubreco l’arrore,
Esse
spera da tutti perdonato :
Chillo che è stato è stato,
Ho
fatto mal, me ne despeace, ahù,
Scheavo
de bossorea, no parlo chiù.
(Mutazione) (...Ma me sono imbrogliato,
Ho
fatto mal, me ne despeace, ahù,
Chisso
mestiero no lo faccio chiù).
Credetti necessario far cognito all’udienza
Ch’io
avevo il mio difetto capito a sufficienza.
Dissi non farò chiù, ma ciò dissi per
sdegno,
Però
con tal parole non presi un sacro impegno.
Reciterò qualora mi venga comandato,
Sperando
un caso simile mai più verificato.
Al più starò lontano dal serio e dal
patetico,
Avendo
una maniera da far diventar etico,
E al comico attenendomi in cui son men
cattivo,
Di tal
divertimento per questo io non mi privo.
Imparerò da questi bravissimi
soggetti,
Che son
nell’arte comica sì franchi e sì perfetti.
E superando affine la suggezion
molesta,
Farò
quel che mi detta la povera mia testa.
Ecco, amico carissimo, descrittovi sin
qua
Del ben
come del male la santa verità.
Quel che sarà in appresso, vi
aggiungerò sincero:
Di me,
come degli altri, dico mai sempre il vero.
Questa lettera in versi comunicar
potete
Agli
amici comuni, che son genti discrete.
Forse così udirete a dir da più
persone:
Goldoni
recitando restò come un minchione.
Voi allor rispondendo colla mia carta
istessa,
Dite: È
vero, signori; anch’egli lo confessa,
Ma dice il galantuomo, nel fin dei
versi suoi,
Che
forse in caso simile così fareste voi.
Fate i miei complimenti alle vostre
signore,
Al
console fratello fatemi servitore,
E a tutta la famiglia, e a tutti i
nostri amici,
Vi
prego dal Signore dì prosperi e felici.
Amatemi di cuore, vi amo di cuore
anch’io;
Al fin
di questo mese a rivederci, addio.
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