TERZETTI
RECITATI NELL’ACCADEMIA DEGL’ INDUSTRIOSI
PER INTRODUZIONE
ALLA LETTURA DI UN PIÙ LUNGO COMPONIMENTO
Oh
questa, a vero dir, mi giunse nuova;
Me ne
ricorderò fino ch’io viva,
E per
lo meno ad ogni Pasqua d’uova.
In una
tal solennità festiva
Chi
alla predica va, chi agli spedali,
Ed io
convien che mi rinchiuda e scriva?
Perché
ridurti a questi dì pasquali?
Qualchedun
mi dirà, se’ pur dappoco;
Che hai
tu fatto nei dì quaresimali?
Ho
fatto, ho fatto, e non ho fatto poco,
E quel
che ho fatto lo vedrete un giorno
In
chiesa, sulla scena, o in altro loco.
Fino il
sabbato santo io stetti attorno
A certe
ottave in veneta favella
Per
vergin che nel chiostro ave il soggiorno.
Ora
l’impegno a scrivere mi appella
Per
l’Accademia degl’Industriosi,
Dove mi
collocò felice stella.
Ma in
mezzo a tanti d’operar vogliosi,
Che
fatte a tempo le lor cose avranno
Per
esporle ai censori valorosi297,
Comparire
dovrò per mio malanno
Con
quattro versi schiccherati in fretta,
Come
feci il secondo dì dell’anno?
La mia
mala intenzion vi dico schietta:
Io
meditai di fingermi ammalato,
O di
piantar qualch’altra favoletta.
Ma ieri
appunto, dopo aver pranzato,
In
Merceria, da Santo Salvatore,
Ho il
conte Tornielli riscontrato.
Quel
degno cavalier mi fece onore
Salutandomi
assai cortesemente,
Ma una
stoccata mi ha menato al cuore,
Poiché
in vederlo mi è tornato in mente
Ch’ei
propose il quesito, se più danno
Poesia
rechi, o più utile alla gente.
E i
miei compagni gloria si faranno
L’argomento
trattar da lui proposto,
Da lui,
maestro di color che sanno.
Ed io
vilmente mi terrò nascosto,
Né
mostrerommi alcun de’ due partiti
A
favorire, o contradir disposto.
Ah che
i giorni miglior mi son sfuggiti:
Tempo
mi manca all’onorata impresa,
E non
vi è mezzo che a cantar m’aiti.
Se mai
per sorte l’Accademia offesa
Si credesse
da me, perch’io stassera
Tengo
la Musa dal cantar sospesa,
Dirò
che, se fissato oggi non era
L’argomento
per tutti, recitata
Avrei
la veneziana cantifera.
Meco
per verità l’avea recata,
Ma
esporla in tal incontro non ardisco;
Chiedo
perdon d’averla nominata:
Dica
quello a cui tocca, ch’io finisco298.
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