LA
PACE FRA MELPOMENE E TALIA
DIALOGO
TALIA Oh! per quale avventura trovo su
queste arene
La
suora, la compagna, l’amica Melpomene?
MELPOMENE Suora mi sei, nol niego, ma tollero a fatica
Il
titol di compagna, il titolo d’amica.
D’una
che mi contrasta sui cuori umani il regno,
La
compagnia detesto, e l’amicizia io sdegno.
Come!
audace, tu ridi?...
TALIA Deh non l’avere
a male;
Sai
che della Commedia il riso è naturale.
Dei
vizi e dei difetti tu sai ch’io rider soglio;
Perdonami,
s’io rido del tuo soverchio orgoglio.
MELPOMENE Di’ che l’arte possedi di
dar mentito aspetto
Alla
virtude istessa di vizio e di difetto.
Accorta,
adulatrice, d’un secolo leggiero
L’inclinazion
secondi per acquistar l’impero.
Ma
invan tu mi contrasti i meritati allori:
Sui
più regna a tua voglia: io regno sui migliori.
TALIA Non temer, Melpomene, no, non
t’invidio ii vanto
D’un
regno, i di cui beni sono i deliri e il pianto.
Goditi
i tuoi pugnali, la scure ed il veleno,
Fa che
il sangue innocente sgorghi da più d’un seno,
Sagrifica
gli eroi al fanatismo insano,
Confondi
nella strage il suddito e il sovrano,
Sia
premio ai cittadini la morte, o il duro esiglio,
Arma
la man di madre contro del proprio figlio,
Fa che
il padre condanni la figlia a crudel morte,
Il
fratel la germana, lo sposo la consorte.
De’
popoli innocenti vanta il crudele eccidio,
Per
rimedio de’ mali insegna il suicidio,
Ed
abbia per diletto lo stuolo ammiratore
La
bile in movimento, la noia, e il mal di cuore.
Io
all’incontro...
MELPOMENE T’accheta.
Troppo frenai lo sdegno.
Di tue
follie gli elogi soffrire or non m’impegno.
Vantar
tu mi vorresti la comica licenza,
La
satira mordace, la turpe maldicenza,
L’arte
d’esporre il vizio con lubrici colori,
Che
scandalezza i buoni, e i rei non fa migliori...
TALIA In van cogli argomenti da’ miei
nemici usati,
Cerchi
di rimontare ai secoli passati.
In
Grecia, in Roma, un tempo, che il vizio iva scoperto,
Usar
soleva anch’io stil vigoroso, aperto:
Or,
divenuto il mondo più scaltro, e non più saggio,
Modero
anch’io la sferza, e modero il linguaggio.
Non è
delle mie Scene soggetto principale
Il
discolo, lo sciocco, il furbo, il criminale;
Ma la
virtude, esposta in ammirabil vista,
Oggi,
per ordinario, è il mio protagonista,
E il
vizio, che talora pongo a virtude accanto,
Fa
risultar con arte della virtude il vanto.
Ai
dotti, ai saggi, ai grandi, perciò cara mi rendo,
E
l’impero dei cuori per questo io ti contendo.
MELPOMENE I grandi, i saggi, i
dotti talor son di te vaghi
Per
passeggier diletto, ma i cuor tu non appaghi.
Io son
che le grand’alme scuoto, sollevo, incanto,
Che
all’innocenza oppressa reco in tributo il pianto,
Che le
passion sublimi desto, fomento, onoro,
Che il
cammin della gloria celebro, addito e infioro.
Al
suddito, al sovrano, io svelo i dover suoi,
Fo dell’insano
orgoglio disingannar gli eroi.
Segue
gli esempi il mondo, e amasi di concerto
La
religion, la patria, e la virtude, e il mento.
Specchiati,
se nol credi, in quella reggia augusta,
Di
mille eroi feconda, di mille palme onusta,
Di
pietà di giustizia e di virtude amica,
Roma
novella, e al pari saggia di Roma antica;
Le
massime e le leggi prese dal Tebro altero,
Fondò
dell’Adria in seno nuovo ed eterno impero.
Chi
accese le grand’alme d’alto desio di gloria?
L’emulazion,
gli esempi, la tradizion, la storia.
E chi
di me più al vivo dipinge, unisce, espone
La
tradizion, gli esempi, l’idea d’emulazione?
Ai
primi Padri eccelsi d’un regno allora angusto
Servir
di norma e guida Tullio, Catone, Augusto,
E i
figli ed i nipoti appresero di poi
Dai
genitor, dagli avi, a divenire eroi.
Eccone
un vivo esempio, recente e luminoso,
In
un’amabil sposa, in un illustre sposo.
Quella
la madre eguaglia, questi i grand’avi imita :
Vedi
una Gradenigo ad un Delfino unita...
TALIA Ah! di que’ sposi eccelsi il
merito sovrano,
L’origine,
la gloria, tu mi rammenti in vano.
Al par
di te conosco, venero di te al pari,
Questi
di stelo illustre germi sublimi e chiari.
So che
per man d’amore prossimo è il grande innesto,
E
della Senna in riva vedi Talia per questo.
Adria
non è la sola che l’imeneo festeggia,
Tutta
l’Europa esulta, e seco lei gareggia.
Vengo
a eccitar io stessa di Francia i vati illustri,
Forse
più ch’altri al mondo in tali prove industri,
Per
riportar corona, di lauri e fiori intesta,
Sul
veneto terreno ad aumentar la festa.
MELPOMENE Come! presumi ardita
meschiar comiche rime
Al più
sacro argomento, più serio e più sublime?
Tocca
ai vati più degni, non ai seguaci tuoi,
Il
celebrar col canto le nozze degli eroi.
Sai tu
di chi si tratta? Lo stel ch’or si rinverde,
Sai tu
che nell’oscura antichità si perde?
Che
fin nei primi tempi del regno ancor nascente
Legislator
fur questi dell’Antenorea gente?
Sai
quanti Dogi e quanti di porpore vermiglie
Prelati
e Senatori ornar le due famiglie?
Ma
perché due, se tralcio de’ Gradenighi
istessi
Sul
veneto terreno sono i Delfini
anch’essi?
Diviso
in più d’un ramo l’albero caro al mondo,
Fu
egual sempre a se stesso, pari d’onor fecondo.
A
sostener l’un ramo, quasi a perir vicino,
Furo
due Gradenighe elette dal destino;
Ed or
la terza anch’essa, per opera del Cielo,
E del
Delfino eletta a fecondar lo
stelo:
Quasi
che i dei, gelosi di questa illustre pianta,
Traggano
i suoi sostegni donde l’origin vanta.
China,
Talia, la fronte, umilia i tuoi pensieri
In
mezzo a tai grandezze, in faccia a tai misteri.
Meschiarti
in sì grand’uopo, superba, in van tu pensi;
Non
accostarti all’ara a profanar gl’incensi.
TALIA Conosco anch’io me stessa,
ragion da me so farmi
Parlar
però potresti, cred’io, senza insultarmi.
So che
per tal soggetti, so che per nozze tali
Voglionsi
idee sublimi all’argomento eguali.
Lo
stil però che vanti non è miglior del mio:
Opere
sono queste degne d’Euterpe e Clio.
Queste
germane nostre dei due sublimi sposi
Faran
suonare i monti fra carmi armoniosi;
Dai
genitor, dagli avi, traendo più d’un tema,
Avran
vasto argomento di storia e di poema;
E
Urania, a cui gli arcani non son del fato ignoti,
Canterà
l’alte imprese de’ figli e dei nipoti.
Quand’io
per nozze tali di un bell’ardor m’accesi,
La man
nell’altrui messe di porre i’ non intesi:
Ma in
tempo che ciascuno è a giubbilare intento,
Offrire
ai sposi e al pubblico un mio divertimento.
Tu che
far penseresti?
MELPOMENE Medito
una Tragedia...
TALIA Nobile e degna impresa per far
morire d’inedia.
MELPOMENE Non è disegno mio
d’insanguinar la scena;
S’ella
è di lieto fine esser può grave e amena.
Sceglierò
fra le storie i grandi avvenimenti
Dei
padri più felici, dei sposi più contenti;
Esporrò
le virtudi dell’anima più bella,
Per dipingere
al vivo lo sposo e la donzella:
Del
genitor di lei rintraccierò l’esempio;
Al
gran zio del garzone alzerò in carmi un tempio;
E di
quel della sposa, che in Francia ha stima e onore.
Intreccierò
il talento, le massime, e il gran cuore.
Credi
che un’opra tale...
TALIA Opra sarà
perfetta,
Ma lo
tragico stile sorprende, e non diletta.
Se di
me men nemica mostrar tu ti volessi,
Ti
offrirei un progetto sui tuoi disegni istessi.
Sola,
credil, germana, coi tetri carmi tuoi,
In
occasion sì lieta molto sperar non puoi.
Sala
anch’io, lo confesso, di comparir pavento
A
trattar co’ miei carmi sì nobile argomento;
E se
si trova il modo d’agire entrambe unite,
Sperar
forse potremmo non esser mal gradite.
Tu,
per esempio, inventa azion che non attedi,
Io fra
gli atti tuoi seri comporrò gl’Intermedi.
Tu
canterai le glorie dei sposi e dei parenti,
Ed io
per divertirli varierò gli argomenti.
Che te
ne par, germana?
MELPOMENE L’idea
non mi dispiace.
TALIA Deh, per cagion sì bella, deh,
ritorniamo in pace.
MELPOMENE Non ancor ti svelai qual
era il mio disegno;
Dimmi
or tu come pensi supplire al nuovo impegno.
TALIA Contenta, contentissima di quel
che m’hai narrato,
Non
hai che a poner
mano al filo
immaginato.
Anch’io
per tal impresa qualcosa ho sul tappeto.
Vuoi
saperne l’intero? Ti svelo il mio segreto.
Tre
Intermedi destino frapporre alle tue scene;
Vari
son gli argomenti, ma pur si uniran bene.
L’uno
sarà la Musica, l’altro sarà la Danza;
L’altro
averà per titolo: Il Linguaggio all’usanza.
MELPOMENE Dei due l’idea comprendo.
So che la sposa eletta
Del
ballo e della musica ha cognizion perfetta.
Veggio
con quai rapporti l’opra condur pretendi,
Ma per
lingua all’usanza non so che dire intendi.
TALIA Sai che in ogni provincia, sai
che in ogni Paese
Si
apprende al giorno d’oggi e parlasi il francese;
E la
sposina amabile, che spirto ha sorprendente,
Lo
scrive, lo comprende, lo parla gentilmente,
E lo
zio da Parigi impazïente aspetta
Per
profittar con esso, e divenir perfetta.
MELPOMENE L’idea non disapprovo.
Far ci potrebbe onore:
Ma se
il progetto ha luogo, qual ne saria l’autore?
Tragico
non sperare si presti al tuo disegno;
Il
comico di alzarsi allo mio stile è indegno;
E se
di noi ciascuna uno a piacer ne sceglie,
Temo
che fra di loro la gelosia si sveglie.
Sai
che i scenici autori...
TALIA È ver, s’odian
fra loro,
Ricchi
di fiori e frondi, scarsi d’argento e d’oro.
Meglio
è cercar un solo che vaglia in doppia guisa
Teco a
destare il pianto, meco a
destar le risa.
MELPOMENE Difficile è il trovarlo
fra i primi e fra i migliori.
Ma se
compiuta è l’opra, dove trovar gli attori?
Come
unir i due generi?...
TALIA Questo è il più
duro scoglio:
Conosco
anch’io pur troppo dei comici l’orgoglio.
I
tragici diranno che il comico lavoro
La
maestade offende, offende il lor decoro;
I
comici, veggendo dramma di serio intriso,
Sbadiglieran
per noia, ci rideran sul viso;
E se
gli uniamo insieme nelle diverse azioni,
Farà
loro l’invidia venir le convulsioni.
MELPOMENE Ma l’occasion felice d’un
imeneo festoso,
La
bella amabi, sposa, l’illustre egregio sposo,
Lo
splendor di due eccelse magnifiche magioni
Credi,
per umiliarli, non sian forti ragioni?
TALIA Per umiliare i comici? non
basterebbe, affé,
La forza d’un armata, l’autorità di un
re.
L’interesse
medesimo per umiliarli è vano:
Leggi,
se vuoi conoscerli, Gil Blas di Santillano,
E
poiché siamo in Francia, chiedi a Goldoni, e senti
Quanto
soffrì, in due anni, d’angoscie e di tormenti:
Fra
quelli di Parigi, e quei del suo Paese,
Ei che
mi amava tanto, a detestarmi or prese.
MELPOMENE Dunque, per quel ch’i
sento, per ira o per diletto,
A
propormi venisti inutile progetto.
Garrula
adulatrice, deridermi ti piace...
TALIA T’inganni, Melpomene; bramo
amicizia e pace.
Piena
d’ardor, di zelo, in occasion sì bella
Teco
associarmi aspiro, degnissima sorella.
Feci
un progetto, è vero, che, esaminato a fondo,
Inutile
diviene; però non mi confondo.
Troppo
di unirmi teco, troppo di agir mi preme:
Si ha
da onorar gli sposi, e si dee farlo insieme.
Di
quella coppia eccelsa ch’oggi congiunge Amore,
L’umanità
conosco e la bontà del cuore.
Poco
offerir possiamo, in segno di rispetto,
Sicure
che anche il poco per molto sarà accetto.
Se
questo incontro nostro, ch’opra è d’amico fato,
Fosse
in dialogo steso, e in carta registrato,
Forse
bastar potrebbe, non saria forse indegno
Di
presentarsi ai sposi, di riverenza in segno.
MELPOMEINE A noi dal sommo Giove e da
Memoria nate,
Opere
tai non sono straniere, inusitate;
Facile
è il rammentarci quel che da noi fu detto;
Se tu
di farlo imprendi, di farlo anch’io prometto.
Ma
come oserem noi di presentarci unite,
Senza
soffrir la taccia di prosontuose, ardite?
TALIA Non dubitar per questo. Fidati
pur, fa cuore:
Per
esser meglio accette, troverò il protettore.
Sovvienti
che due volte testé ti ho nominato
L’ambasciatore
in Francia del Veneto Senato?
Senza
l’elogio farti di lui, che mel contrasta,
Quel
che di lui si dice, senti alla Corte, e basta.
L’almo
signor cortese, zio dell’amabil sposa,
Che ha
generoso ii cuore, che ha l’anima gioiosa,
Che
ama la sua famiglia, che la nipote adora,
Che
per tal nodo esulta, ed i Delfini
onora,
Questi
ci darà un scritto, e andrem con tale scorta
Dove
l’onor ci guida, dove il desio ci porta.
Che te
ne par?
MELPOMENE Germana,
tu mi consoli appieno;
Drizzisi
il vol repente al veneto terreno.
TALIA Assicurami in prima che la
discordia antica
Ti
scorderai per sempre, suora, compagna e amica.
MELPOMENE Sì, per cagion sì bella
nuova amistà contratta,
T’amo,
ti stringo al seno.
TALIA Andiam, la pace è fatta.
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