IN
OCCASIONE DELLE FELICISSIME NOZZE
DELL’ILLUSTRISS.
SIG. ANTONIO MARIA ZANETTI
CON L’ILLUSTRISS.MA
SIG.RA GIUSTINA GABRIEL
CAPITOLO
Che
pretendete mai, che mai sperate,
Discreto
amico, da una vecchia Musa
Che le
corde e le dita ha logorate?
La
poverella, a ricusar non usa,
Farà
uno sforzo, e proverà lo stile
Che
dell’opra miglior fora la scusa.
Che se
un tempo cantò con metro umile,
Pompa
facendo di natura e brio,
Or per
stanchezza può cader nel vile.
Sia de’
miei carmi quel che piace a Dio:
Canto
per compiacervi, e all’amicizia
Sagrifico
la quiete e l’onor mio;
Che se
l’uso, l’invidia, o la nequizia
De’
critici sinor mi ha tormentato,
Meno
ingiusta or sarà la lor malizia.
Ma lo
spazio da cui son separato
Da’
miei, da voi, dalla genia mordace,
Mi
preserva dal lor fetido fiato.
Stian
essi in guerra, e noi viviamo in pace:
Della
saggia Gabriel e il buon Zanetti
Canto
tranquillo l’amorosa face.
La
santa face, che destata ha in petto
Della
coppia gentil ragion, consiglio,
Merto,
virtù, religïone, affetto.
A qual
danno s’espone, a qual periglio,
Chi
senza queste avventurose scorte
Contro
i flutti d’Amor spigne il naviglio?
L’interesse
talor, talor le accorte
Massime
di politica mondana
Forman
le indissolubili ritorte,
E l’ambizione
e la malizia umana
Il
contratto civile altera e offende,
Tradisce
i figli ed il mister profana.
L’autorità
del genitor s’estende
Al
consiglio coi buoni, ed al rigore
Contro
chi a fiamme vergognose intende;
Ma guai
se giunge a far violenza al cuore
Della
tenera figlia o del figliolo,
Nodo
imponendo a cui si oppone amore,
Fidando
invano nello scarso stuolo
Di quei
che il tempo e l’uso ha resi amanti,
Ché
l’incerto avvenir noto è a Dio solo.
Oh
quanti son gli sventurati, oh quanti
Che celan per virtù la spina in cuore,
Al lor
dover piucché all’amor costanti?
Oh
quanti (e questo è il numero maggiore),
Soddisfatto
il desio del padre ingordo,
Dannosi
in preda a fraudolento amore?
Ed il
talamo sacro, offeso e lordo
Dallo
sposo infedel, l’orecchio rende
Della
consorte al lusinghier men sordo.
Di là
quell’uso che il costume offende,
Di
veder sempre da mattina a sera
Tizio
che cura di Sempronia prende.
E l’uno
e l’altro la catena austera
Soffrir
in pace perché amor la dona,
E la
sacra chiamar crudele e fiera.
Tutto
si soffre e tutto si perdona,
E il
mal esempio rispettare insegna
La moda
per dispotica padrona.
Oh
coppia fortunata e d’onor degna!
Oh
saggio Antonio, oh amabile Giustina,
Arrolati
da Amor sott’altra insegna!
L’un
per l’altro vi fece, e vi destina
La
Provvidenza, e goderete il frutto
Della
virtù che il vostro ardor raffina.
Il
vostro cuor, d’altri princìpi instrutto,
Senza
fatica dai parenti apprese
Il
tempio dell’onor com’è costrutto.
La
saggia sposa ad aumentare intese
La
gloria di quel tralcio ond’è sortita
Nell’ordine
secondo del Paese.
Ed il
prode garzon coltiva e imita
La
provida virtù di madre amante,
Madre
che il mondo per esempio addita.
Uomini
e donne, che le vie calcate
Oscure,
incerte, al lusinghier barlume,
Specchiatevi
in coteste alme onorate.
Bevono
anch’esse di letizia al fiume,
Ma non
s’immergon nel sulfureo lago
Di quei
che del piacer fanno il lor nume.
Onesto
cuor d’onesta vita è pago:
Ride
coi saggi, e gode coi migliori,
Di
pompa, e lusso, e di follie non vago.
Con
occhio di pietà, sui primi albori,
Mira la
gioventù donarsi in preda
A
ingordo gioco ed a scorretti amori;
Sente
rinnovellar di Giove e Leda
La
favola, il commercio e l’ovo impuro,
E
duolsi di vederlo, e ch’altri il veda.
Piange
colui che pel cammino oscuro
Della
fatal Filosofia moderna
Crede
al lume de’ sensi andar sicuro,
Come se
quel Signor che ci governa
Al
discolo accordasse in ricompensa
Le
verità di provvidenza eterna;
E si
burla de’ giusti, e si dispensa
Dai
divini ed ecclesiastici precetti?
In
chiesa, alle faccende, ed alla mensa.
Oh
torte menti, oh torbidi intelletti,
Non
isperate nei voluti inganni
Trar i
due sposi ad ismentirvi eletti.
Scevri
dai tormentosi interni affanni
Che
reca alla coscienza ii dubbio, o il vizio,
Passeranno
tranquilli i giorni e gli anni,
Ed è a
tanta virtù sicuro indizio
Che
avran simili un dì figli e nipoti.
Deh
l’Autore del bene ai buon propizio
Oda il
mio canto, ed esaudisca i voti.
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