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Carlo Goldoni Componimenti poetici IntraText CT - Lettura del testo |
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ALL’EGREGIO SIG. DOTTORE GOLDONI SCRITTORE D’ITALIANE COMMEDIE L’ABATE FRUGONI CANZONE
O del socco toscano Nuova gloria, Goldoni, Da me tu aspetti invano Pindariche Canzoni. M’escluda dal suo stuolo: Faccia che vuole Apollo: Per un lirico volo Non vo’ fiaccarmi collo. Ò lo stil grande in ira; Odio i grand’estri suoi. Addio, tebana lira: Addio, numi ed eroi, Cantato ò in terra assai: Son rauco cigno annoso. Vogliono gli anni e i guai E silenzio, e riposo. L’alloro non fa frutto. Sono alle Muse schiavo. Per lor finisce tutto In un bello, in un bravo. Dirai che t’ò promesso Un canto nuziale, E che il mancarti adesso Sarebbe troppo male. È ver; ma soffrir dei Ch’io canti come posso. Sai tu che i versi miei Han sessant’anni addosso? Pensa tu, se la mia Età sessagenaria Per calda fantasia Può più levarsi in aria. Il poetico foco Cede al gelo degli anni, Sto basso, e non è poco Se rado il suol coi vanni. È cosa singulare, Che senza un canto aonio Oggi non si può fare Più verun matrimonio. Tanti, o Goldoni, e tanti A’ miei dì n’ò cantato, A popolar bastanti Un mondo desolato. Son sazio e son ristucco. Di collera mi rodo. Canterò come un cucco Sempre all’istesso modo? Piano, dirai, sei pazzo? Forse, Frugoni, ignori Che mettersi in un mazzo Non debbon tutti i fiori? Ben lo veggio e il comprendo; Però, Goldoni saggio, Odi che a cantar scendo L’eccelso maritaggio. Su dunque s’accompagni Co’ suoi pregi sovrani II sangue Buoncompagni, Il sangue Zuliani. S’allegri l’alta Roma Sui lor destini occulti: D’aureo corno la chioma Cinta l’Adria n’esulti. Che Sposi fortunati, D’età, di virtù pari, Al ben pubblico nati, Ed alla Patria cari! Amor cura ne pigli, Lucina li secondi, E in generosi Figli Li rinnovi e fecondi. Più lungamente, il veggio, Io potrei proseguire; Ma che aggiunger più deggio? Ma che deggio più dire? Oh se Tu mi vuoi fare, Mio Goldoni, un piacere, Coi versi miei portare Ti voglio oltre le sfere. Vorrei tinta di sdegno Una Commedia lieta Dal tuo fertile ingegno Sul mestier del Poeta. Mestier più infastidito, Mestiero più infecondo, Mestiero più fallito, Dimmi, può darsi al mondo? Fa’ che presto la vegga Italia, e che l’ascolte, E riformi, e corregga L’uso delle Raccolte.
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