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Carlo Goldoni Componimenti poetici IntraText CT - Lettura del testo |
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ANACREONTICA
Voi che perfido e rubello Appellar solete Amore, Ecco Amor non è più quello Che fa strage d’ogni cuore: Rispettare in lui conviene Chi è la fonte d’ogni bene. Non fu Amor la ria cagione Per cui Fillide sospira, Ma una stolida passione, Ma un affetto che delira; E d’Amor, chi non intende, Vanamente il nome prende. Chi conoscere desìa D’Amor vero il vero aspetto, Quanto giovi e quanto sia Promotor d’ogni diletto, Di due sposi fortunati Miri gli occhi innamorati. Dalle fervide pupille Della coppia generosa Scintillando le faville Della fiamma in seno ascosa, Ravvivar può il mondo intero Amor dolce, e non severo. Dolce Amor della Veniera Punse il cor con lieto sguardo, E di Pietro l’alma altera Penetrò con dolce dardo; E, le destre insieme unite, Benedicon le ferite. Non poteva il saggio Amore Accoppiar più degni oggetti, Pari in sangue ed in splendore, Nelle grazie e negli affetti: La bell’Adria dielli al mondo E li unisce Amor giocondo. La bell’Adria il sangue loro Fecondò d’eroi nel seno, Onde accrebbesi il decoro Della Patria al bel terreno, In più secoli adornati D’ostri eccelsi e Corni aurati. E del mar l’adriaca reggia Nei gran figli e nei nepoti Farà un dì che il mondo veggia Esauditi i comun voti, Ché da coppia sì preclara Nuove glorie Amor prepara. Alme ingrate che d’Amore Abusate il sacro nome, Su rendetegli l’onore, Fate un serto alle sue chiome; Rispettare in lui conviene Chi è la fonte d’ogni bene.
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