Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Carlo Goldoni Componimenti poetici IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
LO SPIRITO SANTO Nella gloriosissima assunzione al Pontificato di Sua Santità nostro signore Clemente XIII.
Fin dall’immenso, impercettibil seno D’eternitate al divin occhio aperto, Pria che l’arbitra voce ordine e forma Desse alla terra, al firmamento, agli astri, Quasi in tela dipinte ad una ad una Tutte scorgea l’Onnipossente a un tratto Le umane cose, e le avventure, e i fati. Qual l’industrioso artefice sagace Della portatil macchinetta oraria Le ruote, i cerchi, lo spiraglio e i fusi, E l’elastica molla ordina in guisa Che val del tempo a regolare i moti; Tale il voler, tale il poter divino Dell’Artefice sommo all’orbe, ai cieli, Regola impose, e combinati ha in modo Dell’estesa catena i spessi anelli, Che il primo cerchio con sua man reggendo, Tutto il creato al suo voler risponde. Ma appunto come a regolare il moto Dell’oriolo divisor del tempo Necessaria è dell’uom la mano esperta, Volle il Sommo Fattor, che all’ordin vario Dei successivi avvenimenti umani Fosse a parte dell’uom l’arbitrio ancora. Ma dal fallo primier natura oppressa, Del vizio e di virtù confuso ha il seme, E a ben voler di nuovo grazia ha d’uopo. Questa Grazia efficace, onde deriva La sapïenza e il docile intelletto, E il buon consiglio, e l’utile fortezza, E la scïenza, e la pietade, e il santo Timor di Lui, che ha del destin le chiavi. Questa è la fonte dei celesti doni Del settiforme Spirito Divino. L’onnipossente, impenetrabil nume, Unico nell’essenza, e in tre distinto Misteriose Persone, in sé mirando, Produce il Verbo, alla Paterna Essenza Consustanzial, che di Figliuolo ha il nome. Indi il Padre Divin, mirando il Verbo, E il Divin Verbo rimirando il Padre, Per quell’intenso necessario Amare Ch’è spirato e spirante a un tempo istesso, Lo Spirto Santo in armonia procede Pari, e in tempo e in natura, al Padre e al Figlio; Quindi al Primier l’onnipotenza è ascritta, Sapienza al Secondo, e la bontade Si adora in Lui, che della Triade è il Terzo. Oh santo Amor, Divinitade immensa, Spirito, che sull’acque il vol disteso, L’ali battendo, fa spirare i venti, Ardere il fuoco, fecondar la terra, E ne’ limiti suoi tenersi il mare! Oh Santo Spirto, di colomba in guisa Pinto all’occhio mortal, Tu miri a un tratto Colla destra pupilla i trapassati Secoli immensi, e la sinistra addita Dell’eterno avvenir le leggi arcane. Tu quello sei, che di colomba in foco Hai poter di cangiarti, e sottilmente Penetrando le fibre, or per la dura Madre al celabro giungi, ora i precordi Dolcemente accendendo, al cuor penetri; Onde talor dalla ragion principio Han le bell’opre, or dall’affetto, ed ora Da violento stimolo sovrano. A Te, Spirito Santo, a Te fu data In custodia di Pier la combattuta Da impetuose procelle agile nave. Spento il Sacro Pastor, Tu delle chiavi L’arbitro sei. Dalle tue man le aspetta Timido il successor. Pria che gli eccelsi Venerabili padri entro all’angusta Chiostra sien chiusi a squittinare i degni Del supremo poter presunti eredi, Invocato Tu sei, Tu li precedi, Tu li reggi e governi, e il buon Pastore Scelto è da Te, che la giustizia inspiri. Entra lo Spirto Creator nel sacro Custodito recinto, e dei raccolti Porporati Elettori ad una ad una Visitando le menti, empie di Grazia L’anime giuste, ed i robusti petti. Eccoli accinti ad innalzare al soglio Del sacrosanto universale Impero Il Vicario di Cristo, il successore Dell’Apostolo Pietro, in cui risiede Doppio poter di rendere felici L’anime in Cielo, e i suoi soggetti in terra. Studiano i saggi, imparziali, ascritti Al Collegio supremo, offrir le chiavi Alla mano più degna, e dare al mondo Tal sovrano Pastor, ch’util si renda Alla Chiesa, all’Europa, e all’orbe intero. Ma la mente dell’uom, che di se stessa Dubita con ragion, librando i chiari Pregi, e l’ampie virtudi, e i certi segni Del meritato onor, la mano arresta, L’un temendo insultar, se l’altro esalta, E senza l’opra del Divin Consiglio Offrir non sa quietamente il voto. Dio, che coll’alto suo voler dispone, Il Pontefice Santo ha in mente eletto, E di sua man può collocarlo in soglio, Trarlo al popolo innanzi, e di sua mano Visibilmente coronargli il capo; Ma per pietà della fralezza umana Dio se stesso nasconde, ed il fisato Ordine delle cose, ed i consigli De’ figli suoi nelle grand’opre impiega. Quindi, usando il mortal linguaggio umano, Non ravvisando la cagion motrice Delle labbia e del cuor, contrasta, oppone, E del contrasto e delle opposte aringhe Sono in Ciel scritti i misteriosi arcani. Permette il nume, che ogni via si tenti Nell’innalzar, nell’abbassare i nomi Dei candidati, e nel maggior cimento L’invisibil colomba alzando il volo, Scuote l’agili piume, i sensi accende Di celeste fervor, solleva i spirti Oltre il confin delle passioni umane, Tocca col rostro dei votanti il seno, Muove le destre, e il sacro nome impresso Nelle piegate schedule segrete Empie il calice santo, ond’esce eletto L’alto Pastor che nell’Empireo è scritto. Oh fortunato secolo di Cristo! Oh lieta Roma! oh avventuroso giorno Della Chiesa di Dio! Spirito Santo, La terra e il ciel ti benedice. Esulta Fede, religion, giustizia, e pace; Poiché Tu solo al Vatican donasti Nel pio Clemente il successor di Piero. Tanto alla Terra è più gradito il dono. Quanto più lo bramò. S’uniro i voti Della vedova Chiesa, e dei monarchi Le intense brame, e le preghiere ardenti Del cattolico mondo. Oh Santa Fede, Chi non sa che del popolo le voci Sono voci di Dio? Roma felice, Tu presagisti il fortunato evento Allor che al suono delle laudi, e i viva, L’accompagnasti a quelle sacre soglie Ve’ l’attendea la Provvidenza Eterna. Le virtù luminose han la possanza Di penetrare in ogni petto, e farsi Rispettare ed amar dai gradi estremi. Chi rispetto ed amor per Lui non ebbe Sino dal primo dì che in verde etate Vestì di Pier le venerande insegne? Ei ci additò come la via medesma Alla pietade ed al saper conduce, E come l’uom veracemente apprende Col divin lume la scienza umana. Nell’Euganeo Liceo colti per tempo Da doppio ramo i sempre verdi allori, Andò il bel serto ad inaffiar sul Tebro, Ove di grato odor quell’aure empiendo, Frutti promise al Vaticano eletti. Il robusto saper, l’util consiglio E la retta giustizia usar da prima Nei governi poteo della fruttifera Rietana provincia, e del bagnato Dall’Adriatico mar Fano gentile. Indi nell’ardua, venerabil Rota, Ove in dodici seggi Astrea s’onora, Giunse dell’Adria ad occupar lo scanno, E tra i forensi laberinti oscuri Seppe trovar la veritade illesa. Tempo era ormai, che la pietà, e lo zelo, E gli egregi costumi, e il nobil cuore, E la mente felice, e il pronto ingegno, E più di tutto l’umiltà, reina Delle belle virtudi, il premio avesse. Saggio, eccelso Pastor del cristian gregge, Duodecimo Clemente al ramo eccelso Del Rezzonico ceppo, al figlio illustre Dell’adriatica Dori, al caro al Cielo, Ed agli uomini tutti amabil Carlo, Diè la porpora sacra; opra e consiglio Dello Spirto Divin che, al cuor parlando Del Pontefice pio, sin da quel giorno Al grado e al nome un successor gli elesse. Roma allora esultò, sperando in esso La sua felicità. Le adriache genti Vidersi giubilar. Quei padri eccelsi, Aprendo un seggio nel Senato augusto, D’astro vestire il pio germano Aurelio. Como, region de’ Longobardi antica, Del Rezzonico sangue illustre fonte, Che pel girar de’ secoli vetusti Sopra del figlio suo ragion non perde, Chiamasi a parte del sublime onore; Spera in lui rinnovar del suo Innocenzo Il gemino splendor, che ambi i due ceppi Rezzonico e Odescalchi il patrio lido Cambiaro uniti nell’adriache arene: E se l’un vide il secolo passato D’aureo Triregno coronato il crine, Spera di Roma sull’augusta sede L’altro mirar nella presente etade. Ma più di ogn’altro giustamente esulta L’Antenorea città, cui diede in sorte L’apostolico cenno il prence sacro Lunghi giorni goder Pastore e padre. Oh come seco a quelle mura antiche Trasse il fraterno amor! Come d’intorno Feo della pace rifiorir gli ulivi! E aprendo altrui di Provvidenza il fonte, Languida povertà qual non riebbe Pronto soccorso, e fortunato asilo? Qual contrasto d’affetti in voi ravviso, Popoli patavini! Or che al supremo Trono del Vaticano ascende il vostro Amoroso pastor, le luci asperse D’amaro pianto, e coi sospir rendete Grazie a quel Dio che ha coronato il merto? Ah sì, v’intendo: d’allegrezza è misto E di affanno quel pianto. Al Ciel dà lode L’umido labbro; e addolorato il cuore, Della perdita sua deplora i danni. Ma la virtù, ma la costanza istessa Che apprendeste da lui, piegar v’insegni Ai decreti di Dio la fronte umile. Egli non men di voi tremar s’intese All’annunzio fatale, e più del fregio, Più del Triregno che il suo capo onora, Apprende il peso che lo spirto aggrava. Ma l’umiltade lo consiglia in vano, Che non solo il favor d’uomini, amici Di giustizia e di pace, al trono il guida; Ma lo Spirito Santo a lui consegna De’ figli suoi l’universale impero. Serenatevi adunque, e in Lui sperate, Ch’ei vi amerà dal roman seggio ancora. Egli è padre comun; la sua pietade Spargerà intorno al popolo cristiano, Né scorderassi con amor paterno Del caro gregge, e della Patria augusta. Deh sull’ale de’ venti al Tebro in riva Veli il Genio dell’Adria, e al gran Clemente Del giubilo comun dipinga i modi. Spirto etereo soltanto aver può forza Di concepire e di spiegar gli affetti Di natura, di amor, di gioia immensa. Facile è il dir che d’ogni grado e sesso E d’ogni etade il popolo commosso Esce fuor di se stesso, e l’uno all’altro Parla, chiede, racconta, e cento volte Torna a ridire e a domandar lo stesso; Che anche i vecchi cadenti al sagro tempio Condur si fanno, e i pargoletti anch’essi, Dall’esempio animati, alzano al Cielo Le innocenti lor mani, e al comun grido Vanno apprendendo di Clemente il nome. Sì, può fama narrare i segni esterni Della pubblica gioia: il maggior tempio Fra i suon divoti e i musicali accenti Scioglier inni festosi al Re del Cielo, E per l’ampia, superba, unica Piazza Solennemente la divina immago Della Vergine pia scortare in giro Le religioni, il popolo, il Senato; E può lasciare ai posteri memoria Delle feste pompose e degli onori Alla pontifical Famiglia illustre Largamente impartiti, al padre e al figlio L’aurea stola donando, e l’aureo fregio Ereditario al successor primiero, E al germano di lui, che a Roma impera, La dignità Procuratoria eccelsa. Tutto questo può dirsi, e aggiunger puote Stupido labbro, ammirator sincero, L’alta magnificenza, il regal modo Onde splendidamente il padre e il figlio Dalla pubblica mano accolse il dono; Lodi meschiando all’umiltà preclara D’Aurelio pio che, sé chiamando indegno Di tanto onor, delle sue glorie il prezzo Trova soltanto in sovvenir gli oppressi. Ecco quanto spiegar può lingua umana, O ai posteri mandar la veritiera Immancabile fama in carte, in tele, Le memorie scolpite, e in bronzi, e in marmi. Ma i moti interni e i successivi affetti Dei cuori oppressi dalla gioia estrema Chi svelare potria, se il labbro umile Angelo non soccorre, o sovraumana Non gl’infonde virtù lo Spirto Santo? Spirito Paraclèto, in me diffondi La tua Grazia, i tuoi doni, e poiché il Cielo Tanta vita mi diè, che al roman soglio Ho potuto mirar lo Zio di quello Che me fra’ servi suoi tener non sdegna, Che mi diede d’amor sincere prove, E che feo, sua mercé, chiaro il mio nome; Fa ch’io non sia di tanta grazia indegno. Durino i giorni miei fin ch’io rivegga, Mercé di lui che santamente impera, L’età dell’oro rinnovata al mondo, E la pace trionfi, e nel profondo Seno infernal sia la discordia atroce Inceppata per sempre, e il divin culto, E la santa, inconcussa, unica fede, Negli estremi del mondo alzi l’insegna.
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |