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Carlo Goldoni Componimenti poetici IntraText CT - Lettura del testo |
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TERZETTI RECITATI NELL’ACCADEMIA DEGL’ INDUSTRIOSI PER INTRODUZIONE ALLA LETTURA DI UN PIÙ LUNGO COMPONIMENTO
Oh questa, a vero dir, mi giunse nuova; Me ne ricorderò fino ch’io viva, E per lo meno ad ogni Pasqua d’uova. In una tal solennità festiva Chi alla predica va, chi agli spedali, Ed io convien che mi rinchiuda e scriva? Perché ridurti a questi dì pasquali? Qualchedun mi dirà, se’ pur dappoco; Che hai tu fatto nei dì quaresimali? Ho fatto, ho fatto, e non ho fatto poco, E quel che ho fatto lo vedrete un giorno In chiesa, sulla scena, o in altro loco. Fino il sabbato santo io stetti attorno A certe ottave in veneta favella Per vergin che nel chiostro ave il soggiorno. Ora l’impegno a scrivere mi appella Per l’Accademia degl’Industriosi, Dove mi collocò felice stella. Ma in mezzo a tanti d’operar vogliosi, Che fatte a tempo le lor cose avranno Per esporle ai censori valorosi297, Comparire dovrò per mio malanno Con quattro versi schiccherati in fretta, Come feci il secondo dì dell’anno? La mia mala intenzion vi dico schietta: Io meditai di fingermi ammalato, O di piantar qualch’altra favoletta. Ma ieri appunto, dopo aver pranzato, In Merceria, da Santo Salvatore, Ho il conte Tornielli riscontrato. Quel degno cavalier mi fece onore Salutandomi assai cortesemente, Ma una stoccata mi ha menato al cuore, Poiché in vederlo mi è tornato in mente Ch’ei propose il quesito, se più danno Poesia rechi, o più utile alla gente. E i miei compagni gloria si faranno L’argomento trattar da lui proposto, Da lui, maestro di color che sanno. Ed io vilmente mi terrò nascosto, Né mostrerommi alcun de’ due partiti A favorire, o contradir disposto. Ah che i giorni miglior mi son sfuggiti: Tempo mi manca all’onorata impresa, E non vi è mezzo che a cantar m’aiti. Se mai per sorte l’Accademia offesa Si credesse da me, perch’io stassera Tengo la Musa dal cantar sospesa, Dirò che, se fissato oggi non era L’argomento per tutti, recitata Avrei la veneziana cantifera. Meco per verità l’avea recata, Ma esporla in tal incontro non ardisco; Chiedo perdon d’averla nominata: Dica quello a cui tocca, ch’io finisco298.
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297 L’uso di tale Accademia è di non esporre alcun componimento senza che prima sia stato esaminato dai Censori della medesima. 298 Fu pregato l’Autore di recitare il Componimento da lui indicato: cosa che tanto meno gli dispiacque, quanto che l’avea preveduta e desiderata. Il detto Componimento è stato stampato nel primo tomo. |
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