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Carlo Goldoni Componimenti poetici IntraText CT - Lettura del testo |
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IN OCCASIONE CHE PROFESSA LA REGOLA DI SAN BENEDETTO LA NOBIL DONNA D. MARIA CORRER NELL’INSIGNE NOBILISSIMO MONISTERO DI SAN LORENZO
CAPITOLO
Donne, se letto qualche libro avete, Che di Sacra Scrittura in volgar tratti, O a prediche talvolta andar solete, Udito avrete a raccontare i fatti Di Caino e d’Abele, e come furo Diversamente al divin culto tratti. L’avaraccio Cain, sordido, impuro, I peggior frutti della greggia offria, Quasi a Dio fosse il suo talento oscuro. Ma il tardo fumo che dall’ara uscia, Sdegnando alzarsi per vergogna al Cielo, L’empia rimproverava ipocrisia. Per lo contrario, con verace zelo Abel sceglieva al sagrificio santo La vittima più pura, e ’l miglior stelo. Ed eran care al Creator cotanto Le offerte sue, che al perfido germano Fur molesta cagion d’invidia e pianto. Donne, la storia ripetuta in vano Non crediate da me, che or sono anch’io Ispirato dal Nume, alto sovrano. Dite, se il Ciel vi salvi, allor che a Dio Qualche vittima offrite al sacro altare, Scegliete il buono, o riserbate il rio? Madri, a voi parlo: Fra le dolci e care Tenere vostre figlie, internamente Qual sareste disposte ad immolare? Se taluna di lor per accidente Abbia scarsa bellezza, o alcun difetto, O vulgari pensieri, o incolta mente, Tosto s’accende della madre in petto Il desir pio di consacrarla al chiostro, E farla sposa di Dio benedetto. E le vane follie del secol nostro Sì ben dipigne alla donzella ignara, Che la lana antepone all’auro e all’ostro. E questo è quel che da Cain s’impara: Rimpiattar con malizia il bello e ’l buono, E i peggior frutti consacrar sull’ara. Venite, o donne, a rimirar qual dono Offrono al Nume i genitor Correri, Che altrui d’esempio e maraviglia or sono: Una figlia per cui superbi, alteri, Andar potriano, e rimirarsi intorno Supplicante il bel fior de’ cavalieri: Figlia, ch’ha il volto di tai grazie adorno Che ogni rara bellezza in paragone Da lei si parte con invidia e scorno; E tal ave talento, e tal ragione, Che saria stata fra le adriache spose L’onor dell’antichissima magione. Svela le sante voglie in seno ascose A chi l’ama, e l’apprezza, e le diè vita: Né la virtù dei genitor si oppose. Ma il loro cuor, che quel d’Abele imita, Sagrifica sincero il miglior frutto A quel Signor che la donzella invita: E serbando fra ’l duolo il ciglio asciutto, Mostran che volentieri offron l’omaggio A chi tutto può dare e toglier tutto. Donne, con tal virtù, con tal coraggio A Dio si fan le generose offerte, Che mertan poi di provvidenza il raggio. Ponno agli occhi del mondo andar coperte Dal manto di pietà l’opre mendaci; Ma son le menti al divin occhio aperte. Talvolta allo splendor di mille faci Pompa si fa di divozione, e intanto... Musa, non t’innoltrar, rispetta, e taci. O vergin valorosa, o voi che al santo Olocausto ven gite, ostia innocente, Mercé di lor ch’han di pietate il vanto: Rendete il ben che il vostro cuor risente A chi a voi lo procaccia, e sia felice Per voi maisempre il genitor valente. Or che a prò delta patria a lui pur lice Nuove glorie mercar del Trace ai lidi, Siagli vostra pietà scorta e tutrice. Rispettosi del mare i flutti infidi Reggan placidamente il ricco legno: Eolo tranquillo, e non fremente il guidi. E prove di valor, di fé, d’ingegno, Quai diede al Tebro ed al Danubio in riva, Dia la grand’alma di Bisanzio al regno. Vada al Bosforo lieto, e torni, e viva, E renda allor, de’ maggior fregi ornato, La famiglia, la patria e voi giuliva. Voti non porgo alla Fortuna o al Fato, Nomi sognati un dì, quand’era oscuro Il divin Nume che s’è a noi mostrato. A Dio li porgo, e son per lui sicuro Che la virtù del mio signor cortese Avrà quel più che di buon cor gli auguro. E mi sovvien qual giubbilo il Paese Mostrò in quel dì che al Bailaggio eletto L’almo Correr felicemente intese. Oh qual rifulse universale affetto! Oh qual le laudi sue di bocca in bocca Passar s’udiro in ogni strada o tetto! Ed a me pur la parte mia men tocca, Che del novero i’ son de’ servi suoi, E amor per esso dal mio sen trabocca. Vergine poderosa, i’ torno a voi, E mille cose per lodarvi ho in mente; Ma il Ciel mirate, e non badate a noi. Ecco l’ara fatal, d’amore ardente, Ecco il costante genitor felice Che cela altrui l’aspro dolor che or sente. Ecco la valorosa genitrice, Dell’egregia virtù del pio consorte Magnanima, prudente imitatrice. Del martire Lorenzo ecco le porte... Donne, venite ad ammirare al tempio Il sagrificio della vergin forte. Fuori, fuori, Cain, perverso ed empio: Ostia di falso cor Dio non apprezza. Dei seguaci d’Abele ecco l’esempio: S’offre a Dio gioventù, sangue e bellezza.
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