Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Anton Giulio Barrili
Uomini e bestie: racconti d'estate

IntraText CT - Lettura del testo

  • OSSIAN E MALVINA.
    • II.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

II.

 

Balzai in piedi sollecito e guardai il mio interlocutore: facendomi coraggio, s'intende, perchè davanti a quella grandezza ero rimasto confuso. Era , davanti a me, il terzo poeta della Francia moderna. I primi due, per me, erano Vittor Hugo e Alfonso di Lamartine. E per me, allora, e per tutti i giovani della mia generazione, calda di spiriti guerrieri, non era ancora terzo il Musset, poeta di languori intellettuali e di voluttà dolorose; bensì era terzo il Barbier, il famoso autore dei terribili Giambi, il possente Archiloco della rivoluzione.

E ritto davanti a lui, non sapendo che dirgli di mio, gli sfrombolai l'unico complimento che si potesse fare al poeta, una citazione dei suoi versi:

 

 

- C'est que la libertè n'est pas une comtesse

Du noble faubourg Saint-Germain,

Une femme qu'un cri fait tomber en faiblesse,

Qui met du blanc et du camin....

 

Ed egli tosto, infiammato, a riprendere, con voce di tuono:

 

- C'est une forte femme aux puissantes mamelles,

A la voix rude, aux durs appas,

Qui du brun sur la peau, du feu dans les prunelles,

Agile et marchant à grands pas,

Se plaït aux cris du peuple, aux sanglantes mêlées,

Au long roulement des tambours,

A l'odeur de la poudre, aux loìntaines volées

Des cloches et des canons sourds....

 

Non volli lasciare a lui l'onore e la fatica di giungere alla fine della strofa, e ripigliai:

 

- Qui ne prend ses amours que dans la populace,

Qui ne prête son large flane

Qu'à des gens forts comme elle, et qui veut qu'on l'embrasse

Avec des bras rouges de sang.

 

E avanti di questo passo, a quattro versi per uno, recitammo tutto il resto del componimento. ci fermammo ai Giambi. Il poeta aveva scritto poc'anzi un canto sulla insurrezione dolla Polonia, che avevo letto nella Revue des deux Mondes. Anche quello, che io non sapevo ancora a memoria, mi recitò egli tutto intiero, con quella sua voce poderosa e con le inflessioni particolari dell'autore, che vuol farvi penetrare i sensi più riposti dell'opera sua.

Fin qui eravamo nel noto. Augusto Barbier mi condusse all'ignoto, recitandomi alcuni suoi componimenti inediti; tra gli altri i versi À Mignon, un vero idillio campestre. Strano ingegno, che passava con tanta balìa dalle ire superbe di Archiloco alle tenerezze pastorali di Teocrito! Quei versi melodiosi li aveva scritti sul golfo di Napoli, donde tornava allora allora; li aveva scritti tra le fraganze degli aranceti di Sorrento e gl'incensi dei pini di Posilipo, davanti al nitido cobalto dei flutti di Partenope e ai rosei lumi delle balze di Capri. E il sonetto sulla tomba di Virgilio! Che versi deliziosi! Che soave malinconia di pensiero e di ritmo!

Guardavo lui, profondamento commosso; sbirciava a quando a quando le pareti della mia cameretta e i miei libri. Come s'era fatto grande e luminoso quel mio bugigattolo! Come dovevano essere contenti gli amici miei! come dovevano ballare allegri sugli scaffali, al degno suono di una voce fraterna! E come doveva essere amato quell'uomo dalla bionda gentile che avevo veduta dianzi con lui! Perchè il mio pensiero era corso anche a lei, ma senz'ombra di torbidi desiderii. Che cosa è più l'immagine delle sperate ebbrezze, davanti ai sorrisi della vergine Musa?

E pensando così delicatamente alla Malvina di quell'Ossian, ricordai anche la guardata severa che due ore prima mi era tornata così ostica. Ma mi aveva egli proprio guardato? Sicuramente c'era stato un errore; avevo creduto rivolto a me lo sguardo casuale. Severo, sì, ma come può essere lo guardo dell'aquila sulla rupe. Anche sazia di preda, la regnatrice dell'aria gira intorno la pupilla baldanzosa. Ognuno seconda l'indole sua; e Angusto Barbier non poteva mica essere un altro. Avevo creduto di vedere un lampo di gelosia, od era invece la olimpica guardata del genio.

- Oui, mon enfant, - mi disse con accento di paterna benevolenza il poeta, - tel que vous me coyez io sono il povero autore dei Giambi, un avanzo della grande rivoluzione di luglio. Bei tempi; senza speranza di ritorno per noi! Gloria a voi, Italiani, che siete in pieno risveglio. Vengo dal mezzogiorno, dal campo di Flegra, dove avete rinnovate, e con miglior fortuna, le pugne dei Giganti. Ah, l'Italia è una fiera lottatrice! Speriamo di veder Roma libera, e presto.

- Pourvu que le Jupiter de la Seine.... - m'arrisicai a dire, tenendomi anch'io tra le nuvole.

- Il Giove della Senna! - esclamò egli. - Dite piuttosto il colosso di Nabucodonosor. Ha infatti il piede d'argilla. A voi di scagliare il sassolino che lo faccia ruzzolare. E il vostro giornale, - soggiunse benignamente il poeta, - tiene alta la bandiera dell'indipendenza italiana contro la volontà del malfattore.

- Guerre à l'Empire! - risposi, per far piacere a lui. - Vive la France! - soggiunsi, per far piacere a me.

La distinzione andava da . Disgraziatamente, non si poteva farla che a parole. Ma noi eravamo così, allora, tra il ricordo d'Aspromonte e il presagio di Mentana. Anch'io, a cavallo della mia distinzione, davo qualche volta i miei colpettini di penna all'Impero, con grande rammarico d'un egregio francese, vice-console, o cancelliere che fosse, al Consolato di Francia, Monsieur Bouillon, da me conosciuto nel salotto d'una gentile artista polacca, fatta testimone e qualche volta arbitra delle nostre tenzoni politiche. Le quali, come facilmente s'immagina, finivano sempre con una stretta di mano; perchè io, alla fine dei conti, non dimenticavo gli aiuti poderosi del 1859 ed ero volentieri il primo a rammentarli.

- Sì, guerra all'Impero e viva la Francia; - rispose Augusto Barbier. - Lasciatemi soggiungere, e con tutto il cuore, un evviva all'Italia. Nous marcherons ensemble, désormais, a la conquête de toutes les libertés. Le cose incominciano ad avviarsi; un poco di pazienza e giungeremo alla meta. Io, frattanto, ritorno in Francia; con un salvacondotto, s'intende. Ho dovuto chiederlo, pur troppo, per provvedere a certi interessi di famiglia.

- È doloroso, - osservai, - che Augusto Barbier debba rientrare con un salvacondotto nel suo paese, che egli ha tanto illustrato.

- Ma sì, ma sì, questa è la storia; - disse egli, crollando malinconicamente la testa. - E ancora non sapete il peggio.... che dovrò pure raccontarvi. È questa infatti la ragione che mi ha condotto da voi. Non me ne dolgo, del resto, poichè ci ho avuta l'occasione d'incontrare un amico.-

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License