IV.
Quella sera la renosa polacca non ballava.
Andai a farle visita. Monsieur Bouillon non indugiò molto a recarci
l'aiuto della sua briosa conversazione. Si stette un paio d'ore a chiacchiera,
poi si escì insieme.
- E così, - mi diss'egli, nelle scale, -
siete sempre feroce coll'Impero?
- Irreconciliabile! Lasciateci entrare in
Roma, e si potrà parlar di pace.
- Diable! Vous n'étes pas difficile!
- Je suis comme ça. A proposito, oggi
è passato da Genova un vostro fiero avversario.
- Ah! E chi, se è lecito saperlo?
- Un pezzo grosso, a cui l'Impero ha avuto il
buon gusto di dare un salvacondotto; Augusto Barbier.
- Ed egli è venuto da voi?
- Sicuro.
- E avrà anche tentato di cavarci una somma
di denaro, che voi gli avrete ricusato, m'immagino.
- Ricusato! E perchè? Anzi, ho avuto il
piacere di dargliene. Me lo restituirà, appena giunto a Marsiglia.
- Ah mon pauvre enfant! - esclamò quel
caro signor Bouillon, fermandosi a mezza scala ed appoggiandosi alla ringhiera.
- Ah, mon pauvre enfant!-
E un altro, che mi dava del ragazzo!
Veramente, era una cosa intollerabile.
- Infine, - risposi imbizzito, - che male c'è
ad assistere un galantuomo, uno dei primi poeti della Francia, che voi
imperiali costringete alle miserie, agli stenti dell'esilio?
- Perdonate, perdonate! - ripigliò il mio
caro monsieur Bouillon. - Rido.... non ne posso più.... Ma voi non
andrete mica in collera, mon pauvre, enfant! Dunque, voi gli avete dato
del denaro? ed io, vedete, non gli avrei dato un soldo, al vostro Auguste
Barbier.
- Le poète, - notai, con accento di
rimprovero.
- Le filou, vous voulez dire? Infatti, egli potrebbe mettere questo
qualificativo, non altro, nel suo biglietto di visita.-
Cascai dalle nuvole, e poco mancò non cadessi
anche dalle scale.
- Ma se sapeva tutti i suoi versi a memoria!
- balbettai, tentando di resistere.
- Si capisce; doveva rappresentare il
personaggio a dovere.
- Ed anche i versi inediti!
- Bravo! Pretendereste di conoscere voi tutti
i versi che si sono scritti e si scrivono in Francia?
- Monsieur Bouillon, voi mi
assicurate....
- Vi do la mia parola d'onore. Il galantuomo
ci traffica, su questa conformità di nome, e da un pezzo. Egli viene da Napoli,
come dice, ma non già con un salvacondotto, non essendo mai stato perseguitato
per cause politiche, e non avendo fatto abbastanza per meritare un altro genere
di persecuzioni. Conoscendolo per quel che vale, gli rifiutammo il rimpatrio a
spese del Consolato. Allora, come vedo, egli è venuto da voi a recitare la sua
parte. Via, datevi pace, mon jeune ami, e venite alla Concordia, dove
berremo la birra della consolazione.
- No, grazie; debbo andare all'ufficio.
- Siete in collera; confessatelo.
- Che! Debbo andare al giornale, per
cancellare un'ultima notizia.
- È permesso di saperla, prima di domani?
- Eh, poichè sapete il più, potete anche
sapere il meno. Annunziavo il fallimento dell'editore Dentu.-
Monsieur Bouillon restò solo per quella sera a ridere. Il
giorno dopo, rideva anche la gentile polacca, a cui egli aveva portata la
notizia calda calda. Alla perfine, io non avevo accoppato nessuno, e mi
consolai di passare per un ragazzo innocente. Solo m'affrettai a levare dal sancta
sanctorum i ventisette centesimi di Augusto Barbier, e li riposi in un
altro cassetto, dove si conservano ancora i ricordi delle mie scioccherie. C'è
pieno zeppo, a quest'ora, e il chiudere e l'aprire mi riescono abbastanza
difficili.
Mi consolai, ripeto, e tre giorni dopo non
pensavo più alla mia sapientissima impresa. Il quarto giorno mi capitò una
lettera, scritta in francese, che mi par utile di darvi tradotta, senza gli
errori di ortografia ond'era infiorata:
"Signore,
"Io son la moglie di Augusto Barbier, il
poeta. Mio marito è partito domenica sera, con le quaranta lire che voi gli
avete così fraternamente imprestate...."
- Quaranta! - gridai, interrompendo la
lettera. - Erano ottanta, pur troppo! Ma proseguiamo:
".... Con quella somma egli non poteva
pensare a condurmi con sè. Mi ha dunque lasciata qui all'albergo: dicendomi di
ricorrere a voi, che siete tanto gentile, e che non avreste mancato di
accorrere, di volare a me. Venite, signore, vi aspetto ansiosamente...."
Seguiva la firma, che per brevità si ommette.
O Malvina! O femme d'Auguste Barbier, le
poète, mi avete voi perdonata la colpa di non esser volato e neanche venuto
a piccoli passi?
Un amico, che conosce questo episodio della
mia vita, vorrebbe spiegarne la chiusa, argomentando che io non ho mai
debitamente apprezzate le bionde. Chi ne sa più niente, ora? Fuimus Troes.
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