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Aleardo Aleardi
Canti

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  • AMORE E LUCE
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AMORE E LUCE

 

I.

 

            Pria che frangessero

Ai solitari

Lidi le torbide

Onde dei mari;

Pria che solcassero

Con lunga guerra

Vulcani e turbini

La giovin terra;

Pria de le belve,

Pria de le selve,

Pria degl’innumeri

Soli e dei mondi

Che via pei limpidi

Cieli profondi

Con danza armonica

Iddio conduce,

                        Era la luce.

 

II.     

 

            Pria che nel tumolo

Posasser, carchi

D’anni e di grazia,

I Patriarchi;

Pria ch’Eva al nobile

Re della creta

Narrasse l’ansia

D’amor sereta

Lungo i vïali

D’orti immortali;

Pria che gli Arcangeli

Ebri d’orgoglio

Iddio tentassero

Cacciar dal soglio;

Prima del palpito

Del primo core,

                        Era l’Amore.

 

III.

 

            E quando l’ultimo

Fia dei viventi

Sceso nell’ultimo

Dei monumenti,

E la novissima

De le procelle

Insurga a spegnere

L’ultime stelle;

Quando il Creato

Sarà un passato;

Quando una tenebra

Priva d’aurora

Starà perpetua; 

Uniti ancora

Vivran continuo

Nel lor Fattore

                        Luce ed Amore.

 

IV.     

 

            Allor che il gemino

Polo si oscura,

Tetri vi regnano

Gelo e paura;

Ove s’illumini

D’una scintilla,

La terra germina,

L’anima brilla.

Se pur v’ha un core

Muto all’amore,

Come fantasima

Passa infecondo

Senza vestigio

Lasciar nel mondo;

Dilegua incognito,

Quasi lamento

                        Che porta il vento.

 

V.     

 

            Amor le patrie

Distingue e i lari;

Brucia l’olibano

Sopra gli altari;

Matura l’inclite

Cittadinanze;

Consola il feretro

Di pie speranze;

Amor fa bello

Persin l’avello;

Chè mentre il martire

Al palco è vòlto,

Vede il carnefice

Smarrirsi in volto;

Securo e placido

Le infami scale

                        Intanto ei sale.

 

VI.     

 

            L’ora che il tremolo

Mattin s’ingiglia

Al primo battito

D’amor somiglia:

Per lei si scoprono

I monti e i piani,

Per lui si svelano

Del cor gli arcani:

Sparito il sole,

L’aura si duole;

Il mar dà gemiti,

Pare che cada,

Simile a lagrime,

Giù la rugiada:

Qual malinconica

La luce muore,

                        Così l’Amore.

 

VII.     

 

            Il fior che pullula

Lontan dal raggio,

Ben sente l’alito

Del blando maggio;

Ma l’egro calamo

Non s’incolora,

Ma il gracil petalo

Mai non odora

Tra l’ombra eterna

De la caverna:

Così la vergine

D’amor privata

Compie da vittima

La sua giornata.

O voi narratelo,

Chiuse dimore

            Di meste suore!

 

VIII.     

 

            Dite gli spasimi

D’alcuna pia,

La vita simile

A un’agonia;

Le brame cupide

Ch’ardono il sangue

Di solitaria

Donna che langue,

Serva all’amara

Ragion dell’ara.

O pie, quel vàmpiro

Che accanto al letto

Sotto l’immagine

Di reo diletto

V’agita i visceri,

Vi sugge il core,

                        Si chiama Amore

 

IX.     

 

            Per valli roride

Romita e bruna

Vaga la lucciola

Sotto la luna:

Ma al primo vespero

Che s’innamora

Di luce tremola

Il grembo indora,

E par giulivo

Topazio vivo.

Poi quando è l’opera

D’amor compita,

Torna a’ suoi rivoli

Bruna e romita

Chè indissolubili

Volle il Signore

                        Luce ed Amore.

 




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