Capitolo Undicesimo
Nihil est otiosa
senectute jucundius.
CICERONE
Fra i molti amici, che la
fortuna mi ha dati, ne conto due, che
visito spesso e con crescente amore, perché la loro conversazione mi rallegra e mi insegna; ed io li
considero come due miei grandi
maestri nell'arte difficilissima della vita.
Vivono in due altitudini
molto diverse della gerarchia sociale,
ma quanto a felicità sono alla stessa latitudine.
Se avessi la loro fotografia, ve la presenterei come ornamento del mio modesto libricino e come delizia ai
vostri occhi. Nei loro lineamenti
riposati, sereni, tranquilli, nel loro sorriso divenuto temperamento, voi
vedreste il ritratto di due uomini felici. Eppure il ricco ha ottantadue anni,
il povero ne ha ottantotto. Non so quanti altri anni potranno aggiungere a quelli che hanno oggi; di questo soltanto sono
sicurissimo: che cioè la loro
felicità durerà quanto la loro vita.
Non potendo presentarvi la
loro fotografia, cercherò di tracciarvene a grandi tratti i lineamenti,
con quel povero strumento d'arte che è la
penna, e che pur troppo è il solo ch'io sappia maneggiare.
|