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Paolo Mantegazza
Elogio della vecchiaia

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  • Capitolo Dodicesimo Il codice della vecchiaia
    • Aforismi e pensieri.
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Aforismi e pensieri.

1.

 

Ogni vecchio sano dovrebbe far mettere in un quadro queste sante parole del dottor Reveillé Parise, che ci ha dato un bellissimo libro sulla vecchiaia 1.

Valutare le forze che rimangono, eccitarle e sostenerle con arte, onde godere della vita il più possibile, il meglio possibile e il più a lungo possibile.

A raggiungere questo fine valgono questi quattro precetti:

 Saper essere vecchio.

Conoscer perfettamente se stesso.

Disporre e regolare convenientemente le abitudini della vita.

 Combattere ogni malattia dal suo principio.

 

2.

 

Fate il vecchio di buon'ora se volete farlo lungamente.

 

3.

 

Anche se siete sani e robusti, anche se l'amore vi serba ancora de' fiori, dichiaratevi vecchi a sessant'anni.

4.

 

La decrepitezza è una forma morbosa della vecchiaia: il vecchio sano muore senz'esser mai stato decrepito.

 

5.

 

Il vecchio deve lavorare sempre un poco; non far mai un solo sforzo.

 

6.

 

In ordine di pericolo si schierano in questo modo le fatiche del vecchio:

Le amorose 2.

Le muscolari.

Le intellettuali.

 

7.

 

Nemico tremendo della vecchiaia è il freddo.

 

8.

 

Nemico non meno terribile è il mutamento di clima e di abitudini.

 

9.

 

Temete il freddo umido: tenete i piedi caldi, imperciocché vi dico che il catarro ha ucciso più vecchi di quello che il cannone abbia massacrato soldati.

 

10.

 

I vecchi dovrebbero viver sempre in campagna, e anche in città badare moltissimo alla purezza dell'aria che respirano. L'aria pura, tonica, calda e secca è un vero elisir di lunga vita.

 

11.

 

In Italia, credo Bordighera l'ottima fra le stazioni per l'uomo vecchio.

 

12.

 

Il vecchio non deve mai escir di casa nei giorni più freddi dell'inverno perché la pneumonite è uno degli assassini più feroci degli uomini vecchi.

 

13.

 

Nessun vecchio (fosse egli il più bigotto degli uomini) deve mangiar di magro.

Anche Erasmo nei suoi ultimi anni aveva ottenuto la dispensa dal papa, perché egli diceva, di avere l'anima cattolica, ma lo stomaco protestante.

 

14.

 

I vecchi devono mangiar pochissimo e il loro cibo deve esser sempre di facile digestione.

 

15.

 

Il vino è il balsamo della vecchiaia. Lo hanno detto i proverbi di tutte le nazioni, lo hanno proclamato i medici d'ogni tempo e Galeno lasciò scritto:

Sane vinum pueris est alienissimum, ita senibus aptissimum.

 

16.

 

Il vino conviene meglio ai vecchi magri e di polsi deboli, che agli obesi e a quelli che hanno tendenza alle congestioni cerebrali.

 

17.

 

Non mai bagni freddi, se non ordinati dal medico o usati da lungo tempo.

 

18.

 

Mantenete attiva la circolazione capillare della pelle, facendosi mattina e sera frizioni per tutto il corpo con una spazzola, né troppo molle, né troppo dura.

 

19.

 

Due volte alla settimana fatevi fare un massaggio generale.

 

20.

 

Nell'inverno e nel sommo dell'estate potete ripetere il massaggio anche tre o quattro volte per settimana.

 

21.

 

Nessun giorno senza una piccola passeggiata e senza un breve lavoro intellettuale.

 

22.

 

Non prolungate mai il sonno artificialmente con calmanti delle farmacie. I vecchi hanno piccolissimo bisogno di dormire.

 

23.

 

Combattete la veglia troppo ostinata, facendo un po' più di moto e bevendo un bicchiere di latte prima di andare a letto.

Se non siete pletorico, potete senza pericolo aggiungere al latte un cucchiaino di vecchio cognac.

 

24.

 

Non imitate mai le abitudini di altri vecchi, ma fatevene di proprie calcate sopra la perfetta conoscenza di voi stessi.

 

25.

 

Il vecchio sano si alza molto presto e si corica molto presto.

Se è molto debole si alza molto tardi e va a letto molto presto.

Anche nella giornata sta lungamente sdraiato, per riposare il cuore e per facilitare la circolazione venosa delle gambe, che spesso hanno vene varicose.

 

26.

 

Il vecchio sano, appena alzato, prende una tazza di cioccolatte al latte o all'acqua, secondo i propri gusti e secondo l'appetito: lo prende solo o in compagnia di un crostin di pane o di un biscotto.

 

27.

 

All'infuori di questa piccola colazione, il vecchio non mangia che due volte al giorno, cioè dal mezzogiorno al tocco e fra le cinque e le sette secondo i gusti e le abitudini.

 

28.

 

Il pasto del mezzogiorno deve essere il più forte, leggerissimo quello della sera.

 

29.

 

Ogni pasto deve essere accompagnato da acqua pura sul principio e il vino non deve beversi che sulla fine.

 

30.

 

Per pasteggiare ottimo vino è il Chianti di due a quattro anni, o il Bordeaux leggero od anche il Borgogna.

Con la frutta potete bere un bicchiere di Gattinara, o di Ghemme, o di Sizzano stravecchio.

Nei casi di grande debolezza o di vecchiaia estrema sostituite a questi tre nettari del Piemonte un bicchiere di Oporto vecchissimo.

 

31.

 

Nessun liquore — mai! — Né vermutte prima del pranzo, né chartreuse benedectine dopo pranzo.

 

32.

 

Il caffè o il può prendersi una o due volte al giorno, quando non produce la veglia o non eccita soverchiamente i nervi.

 

33.

 

Per rispetto agli eccitanti ognuno deve governarsi da sé. Ai vecchi l'esperienza non può mancare davvero, e se il grande Zimermann diceva, che a trent'anni ogni uomo deve essere medico di se stesso, figuratevi come non lo debba essere a sessanta e settanta.

 

34.

 

Se avete fumato per tutta la vostra vita, non lasciate di fumare anche da vecchi; ma fumate meno e tabacco meno forte.

 

35.

 

Una cena eccellente consiste in un po' di carne fredda e una buona insalata di lattuga, che ha anche il merito di conciliare il sonno.

 

36.

 

Fate pure una buona siesta dopo il primo pasto e sonnecchiate pure sulla poltrona dopo il secondo, prima di andare a letto.

 

37.

 

A letto abbiate sempre molte coperte e soprattutto tenete bene caldi i piedi.

Nell'inverno la camera da letto sia sempre tiepida, nell'estate sempre fresca, non temendo mai di tener aperti i vetri e chiuse le persiane.

 

38.

 

Quando la tristezza vuol far capolino sul vostro orizzonte, bevete un bicchierino di vino di più, fregatevi le mani e canticchiate a bassa voce questa giaculatoria:

Oggi è il giorno più giovane che mi rimane a godere. E quanti vorrebbero giungere dov'io son giunto!

 

39.

 

Nella vecchiaia i conti con l'amore, con l'amicizia, con l'ambizione devono essere già tutti saldati.

Non apritene mai di nuovi.

 

40.

 

Non pensate mai all'avvenire e rivivete nel vostro passato.

Quanto al presente, considerate ogni giorno come un regalo squisito della provvidenza.

 

41.

 

Fate vostra la felicità degli altri. Nella vostra compagna, nei vostri figli, nei vostri nipoti vi è tanta parte del vostro sangue, della vostra vita; e la loro gioia è e deve essere gioia vostra.

 

42.

 

Il poter dir sempre, ogni giorno, fino all'estrema vecchiezza: io posso ancora giovare a qualcheduno, è tale la contentezza intima e serena, che basta da sola a farci benedire la vita.

 

43.

 

Quand'ero giovane, m'avevo fatto una bella e ricca armeria, che era uno dei più cari e dei più belli ornamenti della mia casa. Avevo una splendida collezione di sdegni, di collere, di ire; avevo un assortimento di impeti subitanei, di rancori e di risentimenti; ma con i primi capelli bianchi ho ricominciato a vendere ora uno sdegno ed ora un rancore, cambiandoli in libri e in fiori.

Oggi che son vecchio ho venduto tutta quanta la mia armeria, e mi son provvisto di una grande quantità di indulgenza, che è come chi dicesse una flanella, che ci difende dai reumatismi del cuore e dalle nevralgie del pensiero.

Consiglio a voi tutti di fare altrettanto.

Ai giovani la lotta, anche se fiera e tenace; ai vecchi l'indulgenza per gli uomini e per le cose.

Ai giovani abbattere i nemici del bene e del vero; ai giovani combattere per il trionfo del progresso, della libertà, della giustizia.

Ai vecchi medicare le ferite dei caduti, siano poi d'una parte o dell'altra.

Ai giovani la fede, che apre gli orizzonti dell'avvenire; ai vecchi la carità che calma il dolore da qualunque parte venga, che medica i feriti e seppellisce i morti.

Ogni umana famiglia è fatta da un uomo e da una donna, e dove manca o l'uno o l'altro di questi due grandi fattori, l'organismo della famiglia zoppica e s'inferma.

E così è di quell'altra più grande famiglia che è una società umana. In questa devono esservi i giovani e i vecchi. Senza quelli manca il cuore e mancan le braccia; senza questi vien meno il cervello e mancano i freni.

Alla grande opera della generazione occorrono un Adamo e una Eva. All'opera grandissima della civiltà occorrono giovani e vecchi; i due sessi del mondo che pensa, del mondo che lotta.


Capitolo Tredicesimo

Il gerocomio

 

 

 

... et comme l'automne aura conservé la chaleur de l'été, l'hiver conservera la douceur de l'automne.

 

CHEV. DE BOUFFLERS


S'io fossi milionario, dedicherei gli ultimi anni della mia vita a realizzare un progetto, che non è per me di quest'oggi, ma di molti anni e che ho accarezzato lungamente nelle ore serene della meditazione.

Attraverserei l'Oceano, e sbarcato a Nuova York studierei ben bene i diversi climi degli Stati Uniti per trovarvi una plaga fortunata, dove fondare il gerocomio.

E se anche non mi rimanesse che il tempo di mettere la prima pietra e di vedere rizzare le prime mura, morrei contento di non esser vissuto invano.

Il gerocomio dovrebbe essere la casa dei vecchi agiati e ricchi, che non avendo una famiglia, voglion passare allegramente gli ultimi anni della loro vita.

In tutti i paesi civili abbiamo ospizi per i vecchi poveri invalidi al lavoro e ai quali diamo un letto e quanto basta di pane per non morire.

Ma non abbiamo una casa per i vecchi ricchi, che spesso sono più infelici dei poveri, privi dell'affetto vigile e fido di una compagna, e guardati ad occhio da servi o da nipoti, che ne desiderano e ne aspettano con ansia impaziente la morte.

Questa lacuna della nostra civiltà sarà di certo riempita ed io vorrei avere l'ambizione soltanto di averne suggerito l'idea a qualche miliardario americano; faccia poi il gerocomio per filantropia o per trovarvi una nuova fonte d'industria.

E il mio gerocomio, chi sa che col tempo non diventi una geropoli, la città dei vecchi.

 

Il gerocomio deve fondarsi in un paese d'aria mite e asciutta e di temperatura possibilmente uniforme. Negli Stati Uniti abbiamo tutti i climi del mondo e non sarà molto difficile trovare il luogo più opportuno per attuare il mio progetto.

Un gran parco con giardini immensi deve circondare il palazzo centrale, e molte casette devono esser sparse fra gli alberi, di diverse grandezze e di lusso diverso, per adattarsi ai gusti vari e alle varie fortune dei miei clienti. Son destinate a tutti quelli che non amano fare vita comune nel palazzo centrale, dove però possono recarsi liberamente per godervi tutti i divertimenti e i giuochi, che vi si danno e vi si fanno.

L'orario dei pasti, la distribuzione delle occupazioni, tutto l'andamento del gerocomio son fissati da una commissione degli inquilini nominata da questi a maggioranza di voti.

Questa Commissione forma un vero Consiglio, che si rinnova ogni anno, ma può essere rieletto.

All'infuori di questo corpo direttivo vi è un Direttore Capo, che deve essere medico e psicologo, il quale ha diritto di veto in tutte quelle disposizioni del Consiglio che potessero nuocere alla salute e alla felicità degli abitanti del gerocomio.

Il medico direttore è assistito da tre medici specialisti, che hanno studiato specialmente le malattie dei vecchi e che fanno vita comune con i loro clienti, dei quali studiano, senza importunarli, il temperamento, le abitudini, le magagne.

Non sono ammessi nel gerocomio né i pazzi, né i paralitici, né i malati di affezioni ributtanti.

Il gerocomio non è un ospedale, ma un palazzo per i vecchi sani, che vogliono finire allegramente i loro giorni.

Vi regna la più assoluta libertà religiosa e morale, e purché non si offendano i costumi o il pudore, ognuno è padrone di fare quel che vuole.

Una cappella cattolica, una protestante, una sinagoga, una moschea accolgono i credenti delle singole religioni.

L'igiene è regolata dal Direttore Capo, come la più importante, perché senza salute non vi può essere felicità; e i cibi e le bevande e le ore dei pasti son fissati con tutta la sapienza di chi ha studiato la fisiologia della vecchiaia.

Così è pure il cibo dell'anima.

Una ricchissima biblioteca ha raccolto i capolavori delle più note letterature e specialmente i libri gai, ottimisti, piacevoli.

I giornali di tutto il mondo, le migliori riviste tengono al corrente delle vicende politiche e del movimento letterario.

Lo sport più variato offre cavalli, carrozze, giuochi d'ogni sorta, onde conservare al possibile l'agilità alle membra rigide, la forza ai muscoli stanchi.

È nelle abitudini del gerocomio il fare dei bagni turchi e sottoporsi spesso al massaggio generale.

Ogni giorno i miei clienti con la prima colazione ricevono un bollettino dei divertimenti della giornata, redatti dal Consiglio presieduto dal Direttore.

Quando nel programma figurano partite di caccia o di pesca o scarrozzate chi vuol prendervi parte in nota il proprio nome, onde tutto sia pronto all'ora fissata.

Il gerocomio ha nel suo vasto territorio un lago, delle foreste quasi vergini, dei fiumi, dei prati; tutto ciò che si presta alle più svariate forme dello sport, dei giuochi e degli esercizi ad aria aperta.

Gli abitanti del gerocomio possono giuocare tra di loro; ma non vi è una sala da giuoco; né i proprietari o direttori vi prendono parte.

Tutti quanti i servi sono di sesso debole, cioè giovani e belle fanciulle, prese da tutte le nazioni del mondo, e che rallegrano con la loro bellezza e le loro grazie i miei clienti.

La musica parla e tace a volontà in tutte le sue forme più svariate, dal concerto ai quartetti, dall'opera eseguita dai migliori artisti fino all'esercizio di qualunque strumento fatto in camera dai singoli dilettanti.

I pasti in comune son sempre rallegrati da mille fiori posti sulla tavola e da una musica allegra, di cui non si vedono gli esecutori.

Quando venti persone domandano per iscritto al Direttore una festa speciale o qualunque divertimento immaginato da esse possono ottenerlo, quando non sia contrario alla salute o ai costumi.

Così pure se un oratore vuol fare una o più conferenze, previo avviso dato alla Direzione, trova una sala e degli uditori.

Il Direttore conferirà ogni mese una medaglia d'oro o d'argento al vecchio che ha immaginato un nuovo divertimento, una nuova invenzione, che rallegri gli ospiti del gerocomio.

La medaglia costituisce l'Ordine della vecchiaia felice, che si accorda dai clienti a maggioranza di voti e a voto segreto.

Nel gerocomio sono ammessi i cittadini di tutto il mondo, d'ambo i sessi; purché abbiano compiuto il sessantesimo anno e non abbiano macchia alcuna sul libro dell'onore.

Le signore non hanno abitazioni speciali, se non quando la domandano.

In caso diverso hanno il loro alloggio in comune nel palazzo centrale, ognuna s'intende nella propria camera.

Al 31 dicembre tutti gli ospiti del gerocomio tengono un'assemblea generale per nominare il Direttore del Giornale della vecchiaia felice, che deve per tutto l'anno seguente redigerlo, aiutato da una commissione di collaboratori e di collaboratrici.

Questo giornale conto di quanto avviene nella gran casa dei vecchi, pubblica i programmi delle feste, dei divertimenti e un brevissimo e succoso riassunto delle notizie politiche di tutto il mondo.

Vi sono nel gerocomio lettori o lettrici addetti alla Biblioteca e che fanno la lettura ad alta voce per tutti quei vecchi, che per debolezza della vista o per altro difetto non possono leggere da sé.

La disciplina del gerocomio ammette come gran colpa la tristezza e quando un ospite si mostra malinconico e si dichiara infelice vien accusato al tribunale supremo costituito dal Consiglio presieduto dal Direttore, e sentite le sue difese, si provvede con mezzi straordinari al suo ravvedimento, cioè al ritorno all'allegria, che deve essere il pane quotidiano di tutti.

Opportune modificazioni del regime della cucina e specialmente della cantina, speciali letture, riescono sempre a guarire i miei clienti meno fortunati.

La morte di un cliente non è conosciuta che dai medici, né mai annunziata nel giornale del gerocomio. Si ignora da tutti dove sia il cimitero, o se il cliente scomparso abbia restituito il suo corpo alla patria lontana.

Quando i medici riuniti in consulto hanno trovato incurabile la malattia, non si occupano che di togliere ogni dolore e di occultare il momento fatale alla coscienza del morente.

Nei vecchi sani e robusti è la natura stessa, che compie questa pietosa missione. Dove essa non basti, soccorre l'arte; e nessuno dei vecchi abitanti del gerocomio passa dalla vita alla morte attraverso l'agonia.

Questa è proibita, come proibite sono la tristezza, lo scoraggiamento, la malinconia.

L'arte di ben morire fu insegnata nei tempi passati dalla fede.

Domani e sempre deve essere appresa dalla scienza umana, che ha per compito supremo di abolire il dolore dalle nostre sensazioni.


 




1 Traité de la vieillesse. Paris, 1853.

 



2 Nel breve giro della mia esperienza conosco cinque vecchi morti fra le braccia di una donna e morti vergognosamente, perché la donna era una femmina vendereccia. Molti di questi casi rimangono celati dal pudore dei superstiti, amici o parenti che sieno; ma sono molto più frequenti di quel che si crede.

 






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