Libro vivo e parlante
Un'altra gioia del
vecchio è quella di raccontare le vicende della sua vita.
Egli è quasi sempre un
felice e facondo narratore, e quand'anche
la natura non gli avesse concesso il dono dell'eloquenza, egli racconterebbe bene; perché ha ripetuto tante e tante volte le stesse storie, da
abbellirle e adornarle di nuovi fronzoli.
Sia egli un uomo del volgo
o un uomo grande, egli ha sempre
veduto molto, e nessuna vita, per quanto pedestre, manca di una lunga
storia di avventure, di accidenti e di incidenti.
È un cacciatore o un pescatore o un viaggiatore o un soldato o un marinaio. Ha in ogni modo nella gerla
cento aneddoti curiosi, cento storie
piccanti o meravigliose. E poi in ogni caso ha raccolto dalla bocca
degli altri aneddoti e storie. Egli è un libro vivo e parlante, e aprendolo a
caso, in qualunque pagina, ha sempre qualcosa di nuovo e di interessante da narrarvi.
Anche senza genio alcuno,
anche senza aver viaggiato, combattuto
battaglie o navigato oceani; come uomo avrà sempre avuto avventure amorose ed egli, pur tacendo nomi e luoghi,
avrà il suo piccolo almanacco erotico, qualche conquista di cui potersi vantare,
qualche piccola bricconata, di cui egli fu il fortunato briccone.
Come allora diventa
giovane quel vecchio narratore! Come
gli sfavillano gli occhietti stanchi, come gli corrono sulle labbra i
baci non obbliati, come gli scintilla e gli accende la parola; e come gli si
rizza il capo curvato, quasi ad ogni episodio,
volgendo lo sguardo agli ascoltatori, volesse dir loro:
Eh! Non c'è male, per
Dio! Avete voi altri avuto la stessa fortuna?
Rossini e Mamiani, quasi coetanei e compaesani, quando si trovavano assieme al caffé o nel fido asilo
della loro casa, si narravano a
vicenda le loro passate fortune amorose, quasi sfidandosi a chi dei due più meritasse la fama di Don Giovanni.
Rossini nato bello e spiritoso e con l'aureola divina del primo genio musicale del suo tempo, pareva dovesse
stravincere il filosofo nato brutto e
con un genio alato, ma che pochissimi potevano intendere ed apprezzare.
E invece Rossini doveva
confessare di dover cedere il primo
posto al filosofo nelle fortune d'amore.
Ma come dovevano godere quei due grandi vecchi, narrandosi a
vicenda le loro imprese dongiovannnesche e come è da rimpiangere che un indiscreto ascoltatore non abbia serbato
ai posteri quei fidati colloqui.
Fra le tante e belle cose avremmo potuto avere un nuovo capitolo dell'Ars amandi, che Ovidio non seppe scrivere. Avremmo potuto imparare come e
perché un filosofo, poeta fin che si vuole,
ma bruttino anzi che no, abbia avuto presso le donne maggior fortuna dell'olimpico cigno pesarese, che innondava il mondo di tante e sublimi armonie e
melodie, che delizieranno l'umana
famiglia fino alla fine dei secoli!