Aforismi e pensieri.
1.
Ogni vecchio sano dovrebbe far mettere in un quadro queste
sante parole del dottor Reveillé Parise, che ci ha dato un bellissimo libro
sulla vecchiaia 1.
Valutare le forze che
rimangono, eccitarle e sostenerle con arte, onde godere della vita il più
possibile, il meglio possibile e il più a lungo possibile.
A raggiungere questo fine valgono questi quattro
precetti:
Saper essere
vecchio.
Conoscer perfettamente se stesso.
Disporre e regolare
convenientemente le abitudini della vita.
Combattere ogni malattia dal suo
principio.
2.
Fate il vecchio di buon'ora se volete farlo lungamente.
3.
Anche se siete sani e robusti, anche se l'amore vi serba
ancora de' fiori, dichiaratevi vecchi a sessant'anni.
4.
La decrepitezza è una forma morbosa della vecchiaia: il vecchio sano muore senz'esser mai stato decrepito.
5.
Il vecchio deve lavorare sempre un poco; non far mai un solo
sforzo.
6.
In ordine di pericolo si schierano in questo modo le fatiche
del vecchio:
Le amorose 2.
Le muscolari.
Le intellettuali.
7.
Nemico tremendo della vecchiaia è il freddo.
8.
Nemico non meno terribile è il mutamento di clima e di
abitudini.
9.
Temete il freddo umido:
tenete i piedi caldi, imperciocché vi
dico che il catarro ha ucciso più vecchi di quello che il cannone abbia massacrato
soldati.
10.
I vecchi dovrebbero viver sempre in campagna, e anche in città badare moltissimo alla purezza dell'aria che
respirano. L'aria pura, tonica, calda
e secca è un vero elisir di lunga vita.
11.
In Italia, credo
Bordighera l'ottima fra le stazioni per l'uomo vecchio.
12.
Il vecchio non deve mai
escir di casa nei giorni più freddi dell'inverno perché la pneumonite è
uno degli assassini più feroci degli uomini vecchi.
13.
Nessun vecchio (fosse egli
il più bigotto degli uomini) deve mangiar di magro.
Anche Erasmo nei suoi
ultimi anni aveva ottenuto la dispensa
dal papa, perché egli diceva, di avere
l'anima cattolica, ma lo stomaco protestante.
14.
I vecchi devono mangiar
pochissimo e il loro cibo deve esser sempre di facile digestione.
15.
Il vino è il balsamo della
vecchiaia. Lo hanno detto i proverbi di tutte le nazioni, lo hanno proclamato i
medici d'ogni tempo e Galeno lasciò scritto:
Sane vinum
pueris est alienissimum, ita senibus aptissimum.
16.
Il vino conviene meglio ai
vecchi magri e di polsi deboli, che agli obesi e a quelli che hanno tendenza
alle congestioni cerebrali.
17.
Non mai bagni freddi, se
non ordinati dal medico o usati da lungo tempo.
18.
Mantenete attiva la
circolazione capillare della pelle, facendosi
mattina e sera frizioni per tutto il corpo con una spazzola, né troppo
molle, né troppo dura.
19.
Due volte alla settimana fatevi fare un massaggio generale.
20.
Nell'inverno e nel sommo
dell'estate potete ripetere il massaggio anche tre o quattro volte per
settimana.
21.
Nessun giorno senza una piccola passeggiata e senza un breve
lavoro intellettuale.
22.
Non prolungate mai il
sonno artificialmente con calmanti delle farmacie. I vecchi hanno piccolissimo
bisogno di dormire.
23.
Combattete la veglia troppo ostinata, facendo un po' più di moto e bevendo un bicchiere di latte prima di
andare a letto.
Se non siete pletorico,
potete senza pericolo aggiungere al latte un cucchiaino di vecchio cognac.
24.
Non imitate mai le
abitudini di altri vecchi, ma fatevene di proprie calcate sopra la
perfetta conoscenza di voi stessi.
25.
Il vecchio sano si alza
molto presto e si corica molto presto.
Se è molto debole si alza
molto tardi e va a letto molto presto.
Anche nella giornata sta lungamente sdraiato, per riposare
il cuore e per facilitare la circolazione venosa delle gambe, che spesso hanno
vene varicose.
26.
Il vecchio sano, appena alzato, prende una tazza di cioccolatte al latte o all'acqua, secondo i propri
gusti e secondo l'appetito: lo prende
solo o in compagnia di un crostin di pane o di un biscotto.
27.
All'infuori di questa
piccola colazione, il vecchio non mangia
che due volte al giorno, cioè dal mezzogiorno al tocco e fra le cinque e
le sette secondo i gusti e le abitudini.
28.
Il pasto del mezzogiorno
deve essere il più forte, leggerissimo quello della sera.
29.
Ogni pasto deve essere accompagnato da acqua pura sul
principio e il vino non deve beversi che sulla fine.
30.
Per pasteggiare ottimo vino è il Chianti di due a quattro
anni, o il Bordeaux leggero od anche il Borgogna.
Con la frutta potete bere
un bicchiere di Gattinara, o di Ghemme, o di Sizzano stravecchio.
Nei casi di grande
debolezza o di vecchiaia estrema sostituite a questi tre nettari del Piemonte
un bicchiere di Oporto vecchissimo.
31.
Nessun liquore — mai! — Né
vermutte prima del pranzo, né chartreuse né benedectine dopo pranzo.
32.
Il caffè o il tè può
prendersi una o due volte al giorno, quando non produce la veglia o non
eccita soverchiamente i nervi.
33.
Per rispetto agli eccitanti ognuno deve governarsi da sé. Ai vecchi l'esperienza non può mancare davvero, e
se il grande Zimermann diceva, che a trent'anni ogni uomo deve essere medico di se stesso, figuratevi come non
lo debba essere a sessanta e settanta.
34.
Se avete fumato per tutta
la vostra vita, non lasciate di fumare anche da vecchi; ma fumate meno e
tabacco meno forte.
35.
Una cena eccellente consiste in un po' di carne fredda e una buona insalata di lattuga, che ha anche il
merito di conciliare il sonno.
36.
Fate pure una buona siesta dopo il primo pasto e sonnecchiate pure sulla poltrona dopo il secondo, prima
di andare a letto.
37.
A letto abbiate sempre molte coperte e soprattutto tenete
bene caldi i piedi.
Nell'inverno la camera da
letto sia sempre tiepida, nell'estate
sempre fresca, non temendo mai di tener aperti i vetri e chiuse le
persiane.
38.
Quando la tristezza vuol
far capolino sul vostro orizzonte, bevete
un bicchierino di vino di più, fregatevi le mani e canticchiate a bassa
voce questa giaculatoria:
Oggi è il giorno più
giovane che mi rimane a godere. E quanti
vorrebbero giungere dov'io son giunto!
39.
Nella vecchiaia i conti
con l'amore, con l'amicizia, con l'ambizione
devono essere già tutti saldati.
Non apritene mai di nuovi.
40.
Non pensate mai all'avvenire e rivivete nel vostro passato.
Quanto al presente, considerate ogni giorno come un regalo
squisito della provvidenza.
41.
Fate vostra la felicità degli altri. Nella vostra compagna, nei vostri figli, nei vostri nipoti vi è tanta
parte del vostro sangue, della vostra
vita; e la loro gioia è e deve essere gioia vostra.
42.
Il poter dir sempre, ogni
giorno, fino all'estrema vecchiezza: io posso ancora giovare a
qualcheduno, è tale la contentezza intima e
serena, che basta da sola a farci benedire la vita.
43.
Quand'ero giovane,
m'avevo fatto una bella e ricca armeria, che era uno dei più cari e dei
più belli ornamenti della mia casa. Avevo una
splendida collezione di sdegni, di collere, di ire; avevo un
assortimento di impeti subitanei, di rancori
e di risentimenti; ma con i primi capelli bianchi ho ricominciato a
vendere ora uno sdegno ed ora un rancore, cambiandoli in libri e in fiori.
Oggi che son vecchio ho
venduto tutta quanta la mia armeria, e mi son provvisto di una grande
quantità di indulgenza, che è come chi
dicesse una flanella, che ci difende dai reumatismi del cuore e dalle
nevralgie del pensiero.
Consiglio a voi tutti di
fare altrettanto.
Ai giovani la lotta,
anche se fiera e tenace; ai vecchi l'indulgenza
per gli uomini e per le cose.
Ai giovani abbattere i
nemici del bene e del vero; ai giovani
combattere per il trionfo del progresso, della libertà, della giustizia.
Ai vecchi medicare le
ferite dei caduti, siano poi d'una parte
o dell'altra.
Ai giovani la fede, che
apre gli orizzonti dell'avvenire; ai vecchi
la carità che calma il dolore da qualunque parte venga, che medica i
feriti e seppellisce i morti.
Ogni umana famiglia è
fatta da un uomo e da una donna, e dove
manca o l'uno o l'altro di questi due grandi fattori, l'organismo della famiglia zoppica e s'inferma.
E così è di quell'altra
più grande famiglia che è una società
umana. In questa devono esservi i giovani e i vecchi. Senza quelli manca il cuore e mancan le braccia;
senza questi vien meno il cervello e mancano i freni.
Alla grande opera della generazione occorrono un Adamo e una Eva. All'opera grandissima della civiltà
occorrono giovani e vecchi; i due sessi del mondo che pensa, del mondo
che lotta.
Capitolo
Tredicesimo
Il
gerocomio
... et comme l'automne
aura conservé la chaleur de l'été, l'hiver
conservera la douceur de l'automne.
CHEV. DE BOUFFLERS
S'io fossi milionario, dedicherei gli ultimi anni della mia vita a realizzare un progetto, che non è per me di
quest'oggi, ma di molti anni e che ho accarezzato lungamente nelle ore
serene della meditazione.
Attraverserei l'Oceano, e
sbarcato a Nuova York studierei ben
bene i diversi climi degli Stati Uniti per trovarvi una plaga fortunata,
dove fondare il gerocomio.
E se anche non mi
rimanesse che il tempo di mettere la prima
pietra e di vedere rizzare le prime mura, morrei contento di non esser
vissuto invano.
Il gerocomio dovrebbe essere la casa dei
vecchi agiati e ricchi, che non avendo una famiglia, voglion passare allegramente gli ultimi anni della loro vita.
In tutti i paesi civili
abbiamo ospizi per i vecchi poveri invalidi
al lavoro e ai quali diamo un letto e quanto basta di pane per non morire.
Ma non abbiamo una casa
per i vecchi ricchi, che spesso sono
più infelici dei poveri, privi dell'affetto vigile e fido di una compagna, e guardati ad occhio da servi o da
nipoti, che ne desiderano e ne aspettano con ansia impaziente la morte.
Questa lacuna della
nostra civiltà sarà di certo riempita ed io vorrei avere l'ambizione soltanto
di averne suggerito l'idea a qualche
miliardario americano; faccia poi il gerocomio per filantropia o per trovarvi una nuova fonte
d'industria.
E il mio gerocomio,
chi sa che col tempo non diventi una geropoli,
la città dei vecchi.
Il gerocomio deve fondarsi in un paese d'aria mite e asciutta e di temperatura
possibilmente uniforme. Negli Stati Uniti abbiamo
tutti i climi del mondo e non sarà molto difficile trovare il luogo più
opportuno per attuare il mio progetto.
Un gran parco con giardini
immensi deve circondare il palazzo centrale, e molte casette devono
esser sparse fra gli alberi, di diverse grandezze e di lusso diverso, per
adattarsi ai gusti vari e alle varie fortune
dei miei clienti. Son destinate a tutti
quelli che non amano fare vita comune nel palazzo centrale, dove però
possono recarsi liberamente per godervi tutti i divertimenti e i giuochi, che
vi si danno e vi si fanno.
L'orario dei pasti, la
distribuzione delle occupazioni, tutto l'andamento
del gerocomio son fissati da una commissione degli inquilini nominata da questi a maggioranza
di voti.
Questa Commissione forma
un vero Consiglio, che si rinnova ogni anno, ma può essere rieletto.
All'infuori di questo
corpo direttivo vi è un Direttore Capo,
che deve essere medico e psicologo, il quale ha diritto di veto in tutte quelle disposizioni del Consiglio
che potessero nuocere alla salute e alla
felicità degli abitanti del gerocomio.
Il medico direttore è
assistito da tre medici specialisti, che hanno studiato specialmente le malattie dei vecchi e che fanno
vita comune con i loro clienti, dei quali studiano, senza importunarli, il
temperamento, le abitudini, le magagne.
Non sono ammessi nel gerocomio né i pazzi, né i paralitici, né i malati di
affezioni ributtanti.
Il gerocomio non è un ospedale, ma un palazzo per i vecchi
sani, che vogliono finire allegramente i loro giorni.
Vi regna la più assoluta libertà religiosa e morale, e
purché non si offendano i costumi o il pudore, ognuno è padrone di fare quel
che vuole.
Una cappella cattolica, una protestante, una sinagoga, una
moschea accolgono i credenti delle singole religioni.
L'igiene è regolata dal
Direttore Capo, come la più importante, perché senza salute non vi può essere
felicità; e i cibi e le bevande e le
ore dei pasti son fissati con tutta la sapienza di chi ha studiato la fisiologia della vecchiaia.
Così è pure il cibo
dell'anima.
Una ricchissima biblioteca ha raccolto i capolavori delle più note letterature e specialmente i libri gai,
ottimisti, piacevoli.
I giornali di tutto il mondo, le migliori riviste tengono al
corrente delle vicende politiche e del movimento letterario.
Lo sport più variato offre cavalli, carrozze, giuochi
d'ogni sorta, onde conservare al
possibile l'agilità alle membra rigide, la forza ai muscoli stanchi.
È nelle abitudini del gerocomio il fare dei bagni
turchi e sottoporsi spesso al massaggio generale.
Ogni giorno i miei clienti con la prima colazione ricevono un bollettino dei divertimenti della giornata,
redatti dal Consiglio presieduto dal Direttore.
Quando nel programma
figurano partite di caccia o di pesca
o scarrozzate chi vuol prendervi parte dà in nota il proprio nome, onde tutto sia pronto all'ora fissata.
Il gerocomio ha
nel suo vasto territorio un lago, delle foreste quasi vergini, dei fiumi, dei
prati; tutto ciò che si presta alle più
svariate forme dello sport, dei giuochi e degli esercizi ad aria
aperta.
Gli abitanti del gerocomio
possono giuocare tra di loro; ma non vi è
una sala da giuoco; né i proprietari o direttori vi prendono parte.
Tutti quanti i servi sono di sesso debole, cioè giovani e belle fanciulle, prese da tutte le nazioni del mondo,
e che rallegrano con la loro bellezza e le loro grazie i miei clienti.
La musica parla e tace a volontà in tutte le sue forme più svariate, dal concerto ai quartetti, dall'opera
eseguita dai migliori artisti fino
all'esercizio di qualunque strumento fatto in camera dai singoli
dilettanti.
I pasti in comune son
sempre rallegrati da mille fiori posti sulla
tavola e da una musica allegra, di cui non si vedono gli esecutori.
Quando venti persone
domandano per iscritto al Direttore una
festa speciale o qualunque divertimento immaginato da esse possono
ottenerlo, quando non sia contrario alla salute o ai costumi.
Così pure se un oratore
vuol fare una o più conferenze, previo
avviso dato alla Direzione, trova una sala e degli uditori.
Il Direttore conferirà ogni
mese una medaglia d'oro o d'argento al
vecchio che ha immaginato un nuovo divertimento, una nuova invenzione, che rallegri gli ospiti del gerocomio.
La medaglia costituisce l'Ordine della vecchiaia felice, che si accorda dai clienti a maggioranza di voti e
a voto segreto.
Nel gerocomio sono ammessi i cittadini di tutto il mondo, d'ambo i sessi; purché abbiano compiuto il
sessantesimo anno e non abbiano macchia alcuna sul libro dell'onore.
Le signore non hanno abitazioni speciali, se non quando la
domandano.
In caso diverso hanno il
loro alloggio in comune nel palazzo centrale, ognuna s'intende nella
propria camera.
Al 31 dicembre tutti gli
ospiti del gerocomio tengono un'assemblea
generale per nominare il Direttore del Giornale della vecchiaia felice, che deve per tutto l'anno seguente redigerlo, aiutato da una commissione di
collaboratori e di collaboratrici.
Questo giornale dà conto
di quanto avviene nella gran casa dei
vecchi, pubblica i programmi delle feste, dei divertimenti e dà un brevissimo e succoso riassunto delle
notizie politiche di tutto il mondo.
Vi sono nel gerocomio lettori o lettrici addetti alla Biblioteca
e che fanno la lettura ad alta voce per tutti quei vecchi, che per
debolezza della vista o per altro difetto non possono leggere da sé.
La disciplina del gerocomio ammette come gran colpa
la tristezza e quando un ospite si mostra
malinconico e si dichiara infelice vien accusato al tribunale supremo
costituito dal Consiglio presieduto dal Direttore,
e sentite le sue difese, si provvede con mezzi straordinari al suo
ravvedimento, cioè al ritorno
all'allegria, che deve essere il pane quotidiano di tutti.
Opportune modificazioni
del regime della cucina e specialmente della cantina, speciali letture,
riescono sempre a guarire i miei clienti meno fortunati.
La morte di un cliente non
è conosciuta che dai medici, né mai
annunziata nel giornale del gerocomio. Si ignora da tutti dove sia il
cimitero, o se il cliente scomparso abbia restituito il suo corpo alla
patria lontana.
Quando i medici riuniti in consulto hanno trovato incurabile la malattia, non si occupano che di togliere
ogni dolore e di occultare il momento
fatale alla coscienza del morente.
Nei vecchi sani e robusti
è la natura stessa, che compie questa
pietosa missione. Dove essa non basti, soccorre l'arte; e nessuno dei vecchi abitanti del gerocomio
passa dalla vita alla morte attraverso l'agonia.
Questa è proibita, come proibite sono la tristezza, lo
scoraggiamento, la malinconia.
L'arte di ben morire fu
insegnata nei tempi passati dalla fede.
Domani e sempre deve
essere appresa dalla scienza umana,
che ha per compito supremo di abolire il dolore dalle nostre sensazioni.