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113 ben
113 degli
Girolamo Brusoni
La gondola a tre remi

IntraText - Concordanze

l

    Scorsa
1 1| afferratolo con le branche se’l tirò in canale, e con esso 2 1| Diotisalvi (il contadino, e ’l furlano) aiutati da Astolfo 3 1| poveretto, aidelo, aidelo, che’l s’anniega».~ ~Una però di 4 1| provvederne, e d’uomo che’l maneggiasse, si misero in 5 1| memoria glieli recitasse; e’l giovine con grato gesto 6 1| Già Lorenzo non muor, se’l lume santo~trapassa a vagheggiar 7 1| Già s’avvicina il , che’l Ciel dimostro~ha nell’alta 8 1| esso somigliante affare; e’l cavaliere trovatosi con 9 1| innamorate,~fra l’ombre e’l foco eterno~ch’arde in voi 10 1| è vero, ma non sai,~che’l bianco al giorno e al cielo 11 1| non è punto cieco, come se’l sognano le menti vulgari; 12 1| spiritosi e fiammanti. E’l conferma pur la medesima 13 1| atterrato appresso l’uscio, e ’l tramortito sopra la gondola. 14 1| servirsi, messe le mani, e ’l capo in quel buco ingegnossi 15 1| fuori le mani, la testa, e ’l seno, entrata col rilevato 16 2| cagion, che l’Adria perda, e’l del riceva~chi fu mentre 17 2| confonda~Adria col pianto, e’l sospirar dell’onda.~E tu 18 2| terren salir le sfere~e’l mio strano martir ti preme, 19 2| pianto~si sommerge la voce, e’l duolo intenso~fa contumace 20 2| Dirce, altri il Sebeto, e’l Mincio, e l’Ebro,~immortalasti 21 2| cangiò Cirra nell’onde, e’l mar fatt’ebro~di gioia, 22 2| scartabellieri anteporre il Marino, e’l Testi (poeti per altro degni 23 2| parleremo sopra l’andare, o ‘l fermarsi».~Cosí risoluto, 24 2| che gioir d’altra; e tu me’l giuri~per l’orato tuo strale; 25 2| ben, che i sereni occhi, e’l riso~m’infiammin di piacer 26 2| suoi amori il Petrarca e’l Tasso, che sono veramente 27 2| stima che il Petrarca e’l Tasso abbiano amato platonicamente 28 2| leggiadro legno~allor che’l Cielo ogni suo lume vela~ 29 2| sospir fossero l’aura, e’l cor la vela,~e tu mio caro 30 2| ch’arse per lei la state e’l verno~come fu dolce, fosse 31 2| vuol darsi ad intendere, ch’l Petrarca desiderasse di 32 2| incontaminata la sua onestà, e’l cavaliere con animo franco 33 2| della donna è l’onestà, e’l male la disonestà; ancorché 34 2| scorza, e dar giudicio tra’l buon e’l meglio delle poetiche 35 2| dar giudicio tra’l buon e’l meglio delle poetiche composizioni. 36 2| scopre tra il fuoco vivo, e’l dipinto. Amò dunque Torquato, 37 2| eletto~lucido specchio anzi ’l mio sol reggea.~ ~Onde scrivendo 38 2| asconda~senza parlar, ne tu’l consenti Amore.~Che s’altri ( 39 2| affina e terge,~vuoi, che’l mondo il conosca; ed indi 40 2| consenso del medesimo Duca. E’l favorí, e’l protesse infino 41 2| medesimo Duca. E’l favorí, e’l protesse infino a che egli 42 2| e morte gradita,~pur che’l tuo core, e’l mio~accenda 43 2| gradita,~pur che’l tuo core, e’l mio~accenda un sol desio,~ 44 3| di sua persona. Ma già no’l riveggo con quei pensieri, 45 3| medesimi sembianti, che’l vidi nel piú bel fiore degli 46 3| soletti in barca, Betto e’l gondoliere di Panfilo, secondo 47 3| fine d’acquistarsi l’aura e’l credito appresso i popoli 48 3| Europa».~«La vita il fine, e’l loda la sera, rispose 49 3| Or mentre Dietisalvi e’l lavorante apparecchiano 50 3| maledetto quel Francese, e’l punto che è tornato seco 51 3| l’affetto dell’amicizia e’l riguardo dell’ospitalità, 52 3| a qualunque pretesto se’l facciano, ambiscono la confidenza 53 3| favorevole congiontura? E’l bacio della preterita notte 54 3| rimanente se il latino, o’l greco~ ~parla di me dopo 55 3| gelo,~han però i crini e’l sen lacci, e fulgori.~Prigione 56 3| v’adoro~sallo la terra, e’l ciel,~e pur parto, e non 57 3| ruppe il tenor del canto,~e’l varco aperse al pianto.~ 58 3| amore nel cuore d’Alberta, e’l cangiamento d’Alberta accompagnato 59 4| Erano costoro Dietisalvi, e’l lavorante di quegli orti, 60 4| rimanessero Dietisalvi, e’l lavorante in discoprire 61 4| quella separazione, che’l privava della presenza di 62 4| il Petrarca, l’Ariosto e’l Tasso, che sono stati, non 63 4| il Petrarca, l’Ariosto e’l Tasso; essendo tutti e tre 64 4| il Petrarca, l’Ariosto e’l Tasso, vivendo in gelosia 65 4| mercede il priva,~poscia che’l tempo, e le fatiche ha speso,~ 66 4| penar per Amarilli,~che’l gioir di mille altre.~Tutti 67 4| caro;~ne sapea già, che’l mio Signore avaro~a’ buon 68 4| spazio fra tormenti e pene.~E’l dolce riso overa il mio 69 4| m’è l’incendio noioso, e’l dolor cresce~ che io ne 70 4| tremante, e tardo,~scocchi'l labbro vezzoso~tinto di 71 5| una lettera di Cillia, che’l richiamava instantemente 72 5| saltimbarca, la spada, e’l fagotello delle sue robbette, 73 5| tempeste de’ disgusti, che’l mandano sovente sossopra, 74 5| però, in quella guisa che’l mare per travagliato che 75 5| mare, e sta la notte, e’l giorno~spiando i venti al 76 5| tempie, su per le guancia e’l petto scorrevano alcune 77 5| vermigliuzza, e vezzosa. Il collo e’l seno bianchissimi e senza 78 5| bizzarra, e capricciosa, e’l portamento disinvolto, vivo, 79 5| sentisse strepito alcuno. E’l primo suono, che le percotesse 80 5| dietro senza parlare. E’l cavaliere avuto appena pazienza 81 5| nel proprio suo letto. E’l cavaliere udito quel poco 82 5| chiuse, e sentito la figlia e’l genero profondamente addormentati ( 83 5| febbre, mise e la madre e’l marito e l’amante in altri 84 5| Glisomiro toccata la fronte e’l braccio della fanciulla ( 85 6| raccolti nella sua casa, e’l dovere dell’amicizia e della 86 6| potere, ma il mio debito e’l mio capriccio non vuole 87 6| del Sol trarrò la vita;~e’l sangue mi berrà ferro spietato.~ 88 6| e mali~stelle funeste, e’l Fato ordisca, e arroti~nel 89 6| anima, la sua delizia, e’l suo paradiso terreno, e 90 6| ragione un gran Padre, che’l maggior castigo d’una ben 91 6| il satirico d’Aquino, che’l chiamò quadrato. E parmi 92 6| quando viene appetito, e’l dormire quando s’ha sonno, 93 6| piú onorata se stessa, e’l proprio marito».~Taceva 94 6| di loro l’amor celeste e’l terreno mette in bocca di 95 6| ei lega, e congiunge.~ ~E’l divinissimo Tasso:~ ~Dolce; 96 7| qual’è quella donna, che’l sappia?) v’acconsentí, e 97 7| abbracciata la figlia e’l genero, e accarezzata Drusilla 98 7| lusingargli le guancie e’l collo, e a dargli insieme 99 7| e la vostra qualità, e’l sapere ch’eravate morto 100 7| dura mercede?~Né quel, che’l volto inonda, e’l sen mi 101 7| quel, che’l volto inonda, e’l sen mi fiede~parte de l’ 102 7| perché ella suol dire, che’l bello e’l buono intanto 103 7| suol dire, che’l bello e’l buono intanto è buono e 104 7| goderne, e cangiar spesso,~che’l lungo conversar genera noia».~ ~ 105 8| coperta dal guanto, che’l riconobbe; e sfavillando 106 8| con una mano il braccio, e’l percosse con un ginocchio. 107 8| cianciar delle dame che’l trattenevano, corse a vederne 108 8| tagliar la fascia di seta, che’l sosteneva, che gli cadde 109 8| sovra di noi il difenderlo e’l proteggerlo, ancorché fosse 110 8| altro d’Imperadore, che’l nome. La qual cosa riuscendo 111 8| potermi eleggere il bene o’l male a mio piacere. La disperazione 112 8| siete nata e nudrita, e’l tenere insomma una vita 113 8| non che in mangiarlo, né’l posso ritenere pure un momento 114 8| oro,~l’occhio ridente, e’l bel labbro vermiglio;~ma 115 8| ciglio~la bella bocca, e’l biondo crin m’alletta,~cosí


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