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Ulisse Barbieri
Lucifero

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PARTE TERZA

 

I condannati della Corsia

 

Io stava tutto intento ad ascoltarlo e non mi peritava dargli risposta, sbalordito com'era da quel suo concitato imbizzarrire di pensieri, a cui dopo tutto potea, voleva dar di rimando, quando egli mi segno di volger la mia attenzione sovra uno strano quadro che mi si presentò d'innanzi, e che mi fece rimaner tutto ammutolito dalla sorpresa.

In una di quelle larghe cameraccie, chiamate negli ergastoli Corsie, stavano occupati al loro lavoro circa una cinquantina di galeotti. Chi era intento a filar canapo, chi lavorava corpetti e chi se ne stava pensoso, meditabondo in qualche angolo della camera. Molti di questi camminavano nel mezzo della Corsia. Si sentiva con un orribile fragor di catene, rintronare le volte del carcere. I ceppi cigolavano urtandosi. Le anella ne erano lucenti come brunito acciajo.

Tutto ad un tratto fuvvi sotto a quelle tetre volte un tafferuglio indiavolato; non si sentì che un urlare di voci minacciose; un fragore più assordante ancora di catene... i guardiani accorsero spaventati da tutte lo parti; e traevano dalla folla uno dei condannati, pesto, malconcio, pallido di spavento e che la turba invelenita minacciava colle pugna inarcate, scagliandogli contro con tutto il sarcasmo dello sprezzo, una parola che mi parve un ben strano controsenso sulle labbra di quei condannati: Ladro!...

Morte al ladro!... alle segrete il ladro!...

Tali erano le grida che minacciose prorompevano fra quella turba di ladri!...

Il mal capitato fu ben bene inceppato alle mani, dai pronti carcerieri serrate entro due cerchi di ferro, che gliele congiunsero sul petto con forzata contrizione. Egli fu tratto fuor dalla Corsia, alle segrete di castigo.

Davvero!... che a strane cose mi fece riflettere quella bizzarra scena e non potei che a stento rifarmi della sorpresa.

Lucifero stava intento a guardarmi con quel suo piglio di beffa, e pareva mi dicesse: vedi mo' se non ho ragione?...

Io ancor non voleva darmi per vinto, e a dir vero non lo potea, che se bizzarri pensieri mi frullassero nel cervello, attonito come io m'era per sì strana cosa che sarebbe apparsa impossibile, ove non ne fossi stato testimone, pur di quella non mi persuadeva e sol mi dava la prova d'una di quelle tante bizzarrie che si riscontrano nella vita, ad ogni tratto che vi si cacci dentro il naso a guardarvi un po' da vicino.

«Non v'ha maggior scrupolo di probità che nelle galere!.. ghignò il mio originale di maestro, in tuono stridulo e mordente!... non v'ha maggior fratellanza di quella che regna in una banda!...

«Maestro, maestro!... saltai su io un po' piccato; con che sorta di paragoni mi saltate fuori adesso?... Sta bene che m'abbia tanto sconvolta la fantasia da poter farmi pigliare la cupola di san Pietro, per la Piazza d'armi di Milano!... ma davvero che non avrei mai sognato, che mi voleste mostrar una cameraccia di galeotti per darmi un'idea della probità, che mi citaste una banda, per farmi un quadro della fratellanza!...

«Il fatto sta però, mi ribattè egli, che ogni cosa piglia forma e colore dal modo con cui la si voglia vedere, o dal modo con cui la si vesta.

Tanti dotti a cui si un giorno di cappello, furono arsi e disprezzati in altri tempi, e tenuti come la peggior feccia!... La cortigiana che siede sui morbidi velluti, più baldracca di quante baldracche abbia il più vil postribolo, è rispettata quanto una onesta donna, sol perchè i suoi titoli di duchessa o di marchesa, od altro le danno licenza di vendersi o darsi come più le piaccia; mentre una sgraziata fanciulla, cui scivoli il piede lungo la via e dia uno scapuccio, si sente gridar la croce adosso e chiamar per tale, da dover soffrirne tutta la vita.

V'han tanti ladri camuffati da galantuomini, Poeta mio!... che si dovrebbero fabbricar più galere che palazzi, se si volesse guardarli a vista!...

Sai perchè coloro che tu vedesti in sì tristo luogo, gridan ladro!... con accento di sprezzo a un lor compagno, che per galantuomo non fu certo condannato, e che com'essi, fece le fiche a monna giustizia, che gli mise sopra le grinfe, aggiustandolo per le feste?...

Perchè qua dentro essi si sentono legati da un certo qual vincolo di fratellanza alla lor foggia!... Da questo lor carcere lanciati in mezzo al mondo che li paga di sogghigni, di beffe e d'insulto, essi andran fiutando come bracchi, ove siavi miglior scrigno più mal guardato sul quale metter le mani.

Quello che non si vuol capire è appunto questo, che gettando il disprezzo sulla colpa lasciandola al suo abbandono, la si costringe a dare frutti amari d'odio e di rancore motivo per cui chi ne è fatto scopo, se prima fece il male per errore o per bisogno, vi si per rappresaglia, e giustifica in certo qual modo le sue azioni col paragone di altre che arrovellano il suo animo esacerbato.

Da ciò quella lotta eterna degli oppressi e degli oppressori che genera la guerra delle Nazioni, stolta e perversa come quella degli individui!

Tutto è di tutti!... Ciò era in natura... Gli uomini non appena si trovarono forti chi più sugli altri, dissero ciò esser assurdo, e si tolsero la briga di dimostrare essere per loro la maggior parte dei comuni diritti.

Ciò fu vero!... sai perchè?... perchè trovarono chi se li lasciò prendere!... Ebbe ragione la loro teoria, solo perciò furono più bricconi, e seppero imporla agli altri che furono tanto imbecilli di accettarla.

L'orgoglio umano trasse argomento dall'altrui accondiscendenza o dall'altrui paura, per stabilire la tirannia.

Io.... per me!... dico tanto ladro a chi ruba una moneta d'oro, come a chi se l'appropriò prima togliendola ad altri.

È questa la storia delle prigioni e degli ergastoli, Poeta mio!... storie empie, ma che sono la conseguenza di altre storie più empie ancora, per narrare le quali è d'uopo ascendere ben più in alto, ed interrogare i sogni agitati che s'aggirano intorno a guanciali di porpora, come è d'uopo ascendere negli spazi, per trovare dove si formi il fulmine che compie sulla terra la sua opera di distruzione.

La diversità poi delle posizioni sociali generò la diversità delle colpe; ond'è che l'uomo che t'ho mostrato, armato di coltello pretese sulla via il pane che chiese cinque o sei volte, finchè gli venne meno la pazienza per arrivare fino alla settima!... Altri arrivò forse anche alla decima!... ad altri forse bastò la prima!... e ne ebbe addirittura la persuasione che fosse vana cosa di domandare! — Questioni d'organismo!...

L'altro che vedi in atto pensoso aggomitolato in fondo alla Corsia, trasse frutto dalla mente e fu reo di frode compiuta per la bonomia altrui, onde si dice truffatore.... Quell'altro scassinò una serratura, questi fabbricò monete, quando vidde di non poter avere di quelle che fabbricava il governo, e così a norma dei caratteri, degli istinti, e delle posizioni, mutano di veste le colpe, ma tali rimangono nella loro essenza, e le carceri non mancarono mai di ospiti, sebbene altra peggior feccia vi sta lontana, che però dovrebbe venirvi per comunanza di principi e per diritto di merito!...

E sai tu perchè in maggior numero sianvi bricconi? ed in minore i saggi, e in buona parte i giustiziati, che son sempre i gonzi?...

Perchè il male si strinse in una forza compatta per imporsi, ragunando intorno a lui quanto male potè, onde farsi forte.... Si unirono i disonesti, per persuadersi che l'onestà dia buon frutto!... bisognava quindi convincere che l'onestà non frutti che di sagrifici!... Si persuase il male, provando essere il bene la più ridicola delle cose?... La virtù si disse goffaggine, e scaltrezza il mal fare!... ed il dizionario guadagnò molti sinonimi.... in ragione che il mondo perdette quel po' di buono che v'era!...

IO.

Converrete dunque maestro che in mezzo a tanta corruzione era più che necessario che si stabilissero leggi a tutela dell'ordine, o che tutto sarebbe andata a rovescio.

LUCIFERO.

Non ne convengo certamente!... mi ribattè sogghignando Lucifero, e ti dico anzi che prima cagione di colpa, furono le leggi che si tolsero appunto la briga di classificare le umane azioni, togliendole alla loro libertà. Cos'era la colpa prima che tale si chiamasse, come lo vollero le mattezze umane?... nulla!... Un fatto qualunque che era scaturito da una qualunque causa!... Cosa produssero le vostre leggi?... Condannano il fatto!... ma la causa?... l'anima che vita a quest'azione, che si chiama poi virtù o delitto?... Parmi che la si lasci nelle nubi e non s'allambicchi tanto il cervello a snidarla fuori!... Stupenda cosa sarìa condannare il sasso che ti rompe la testa, e non cercar la mano che lo ha scagliato!... ed è ciò appunto che succede tra voi!... Vuoi tu darmi ascolto alcun poco?... ti vo' narrar su ciò un ameno racconto che s'attaglia al caso, come abito addossato dal sartore. Non vorrei però che tu mi dassi del pedante, per questo mio filosofare imbizzarrito, ma a modo mio vedrai che ti farò meglio parer chiara la cosa.

IO.

Vi sto a sentire tutto orecchi, maestro.

 

 

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