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Ulisse Barbieri Lucifero IntraText CT - Lettura del testo |
CAPITOLO I.
Comune storia che finge pur il vero,
Spuntava il sole d'un bel giorno di giugno. Le tremolanti cime degli alti pioppi che imboscano le valli del mantovano erano avvolte in un'oncia di luce e si disegnavano nello spazio in bizzarri frastagli.
Appoggiato al parapetto del ponte di S. Giorgio, vedeasi un giovane dalle sembianze dilicate, dalla pupilla animata, dai capelli che a lunghe ciocche scendevangli intorno alla fronte alta e serena.
Egli seguiva astrattamente l'incresparsi delle calme acque del lago, sul cui dorso vedeasi guizzare qualche gaio pesciolino che le solcava d'una bella striscia d'argento, mentre il sole che innalzavasi a poco a poco imperlava i verdi ligustri bagnati ancora dalla notturna rugiada.
Fra quella folta selva di giunchi che si estende sulla riva sinistra del lago, l'usignuolo modulava la sua mesta nota; il gardello dalla cima di qualche antico pioppo trillava il suo armonioso gorgheggio; gaie villanelle passavano il ponte adorne del loro più bell'abito festivo; da lungi udivasi lo schioppettìo allegro delle fruste agitate dai merciajoli che spingevano le loro rozze alla piazza, che s'ingrossava di rivenduglioli.
Era insomma una mattina d'un bel giorno di festa, ed il pensiero ti si esilarava nel contemplare quella scena così poetica nella sua amena semplicità.
Il giovane che erasi recato a diporto lasciando errare intanto il volo del suo pensiero intorno a chi sa quante illusioni che leggiadramente andava forse accarezzando, ritornò sopra a' suoi passi, e cacciatosi sotto al portico dei Mercanti, movea difilato verso la chiesa di Sant'Andrea.
Era l'ora della messa; il comico teatro rituale rigurgita di spettatori pel solo scopo che lo spettacolo si dà gratis!
La piccola piazzetta detta del Bocchetto era ingombra d'ogni sorta di gente; l'occhio avido ed impaziente del giovane ben s'internava tra quella folla compatta, ben egli si rizzava sulle punte dei piedi per guardare al disopra delle teste, che rasentava collo sguardo, e bestemmiava contro la devozione cattolica col maggior garbo possibile!...
Perchè un fremito l'investe in tutta la persona?... perchè i suoi occhi mandano un così vivo lampo di gioia?...
— È già tardi, mamma, disse una voce dolce e soave a pochi passi da lui, e la leggiadra giovinetta dalla cui bocca erano usciti quegli accenti, trascinava dietro a sè verso il tempio una donna d'aspetto posato, per un lembo della sua veste di seta nera.
Carlo fece un atto di sorpresa e guardò la folla che gli serrava il passo come guerriero che misuri d'un colpo d'occhio la forza del nemico; strinse i gomiti e si dispose a farsi largo. Dal tempio si udì un modulato tintinnir di campanello... a quel suono la folla cadde ginocchioni, ed egli si vide ritto e come piantato in mezzo ad un livello orizzontale di larghi cappelloni di paglia e di cuffie a nastri rossi che gli si incurvarono dinanzi come capi di spiche al soffiare d'improvviso vento.
Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo, disse Archimede... A Carlo mancò invece il punto d'appoggio; egli spinse i suoi due pugni inarcati nel vuoto e brancolò urtando contro qualche cosa che faceva parte del corpo d'una vecchia ottantenne, ed a cui la troppa divozione dava una prominenza troppo indiscreta!...
Egli vide però... la vide salire la larga gradinata, la vide volgergli uno sguardo; arrossire ed entrare, e fu questa credo la prima volta che egli trovò che il sanctus potesse servire a qualche cosa!...
Adelia, che tale era il nome della giovinetta, erasi inginocchiata accanto alla madre, egli era entrato in chiesa e potè a tutto suo agio contemplarla per qualche istante; i loro sguardi s'incontrarono... S'erano detti mille cose!...
Amarsi!... come è bella la vita!... quando la si comprenda in questa soave aspirazione dell'anima!... aspirazione santa!... come tutto ciò che è fede!... perchè fede è amore!... amore è giovinezza!... Vivere l'uno per l'altro!... poter ridirsi questa magica parola di tutti i cuori!... Correre insieme le fiorite alee d'un giardino, ascoltare il canto di un augello, darsi un fiore, scambiare un bacio, mormorarsi strane parole, palpitare di fremiti soavi, guardare il cielo che si adorna di un manto più fulgido di stelle per farsi più bello ai nostri occhi!... Il sole che sfavilla di maggior luce!... far proprio ogni volger d'attimo che concatena il tempo all'eternità, di cui si ama tutto! Le gioie che prodiga, i dolori che prepara... quelle belle giornate di primavera in cui si respira l'olezzo delle viole raccolte sul margine d'un fiumicello; quelle triste giornate di pioggia durante le quali vi raccogliete leggendo un libro, ridicendovi le mille volte quell'eterno ritornello che è il grido eterno della vostra anima, sempre nuovo perchè veste sempre le diverse forme delle impressioni che gli danno la vita!...
Ecco cos'era l'amore per Adelia!... era un fuggevole inseguirsi di giorni sereni e felici!... era un immergersi nella voluttà dell'oggi!... era un sorridere alla speranza del domani!...
Povero fiore avido di luce e di rugiada che appena schiude i suoi petali olezzanti, essa aveva ben ragione di chiedere alla vita il suo caro sogno di fanciulla!...
Perchè il dubbio, questo aspide dalla bava velenosa che s'avviticchia al verde tronco e ne sugge il miele, avrebbe dovuto tingerle l'aurora coi foschi colori del tramonto?...
No!... ridi e folleggia, o fanciulla, finchè ha un sorriso il tuo vergine cuore!... Ama e canta come la rondine che ti saluta il mattino dal trave ospitale dove ha fabbricato il diletto suo nido!...
Il capriccio innocente od un desiderio di rapina, un giorno glielo distruggerà, ed ella andrà poi gemendo per gli spazj raccontando all'aria la sua sventura e la triste storia dei diletti che generano le colpe!... Ridi e folleggia prima che il dolore impallidisca il bel vermiglio della tua guancia!... Prima che il pensiero appanni la tua fronte!... Spendi i palpiti del tuo giovane cuore prima che la disillusione te li inaridisca nel petto!...
Godi, fanciulla!... finché il tuo ciglio ha un lampo sereno; il mondo è tuo!... cogline i diletti, come il fiore che cògli attira un tuo sguardo. Ape leggiadra, aggirati pel giardino della vita ornato d'altari e di croci!... Canta alla vita ed alla morte la tua canzone, poi fenice dalle ali dorate, fatti un rogo di vimini olezzanti e coll'ultimo tuo canto prelúditi la tomba!...