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Maria Antonietta Torriani Torelli-Viollier alias Marchesa Colombi Senz'amore IntraText CT - Lettura del testo |
XIII.
Quando, un'ora dopo, alla luce bianca e melanconica dell'alba, Vincenzo si svegliò e gli sorrise, Vicenzino era ancora pallido ed abbattuto, ma non piangeva più, ed il suo volto era calmo. Vincenzo si guardò intorno trasognato, ingoiò avidamente il brodo ed il vino che Vicenzino gli porgeva; poi, a poco a poco, il suo sorriso si dissipò e l'espressione del suo volto si fece ansiosa. Gli tornava la memoria, e con essa tornavano tutti i dolori della vita. Mise un gran sospiro, gli si empirono gli occhi di lagrime, e sussurrò:
- Perchè non m'hai lasciato morire?
Era la parola dolorosa che Vicenzino s'era immaginata di udire, ed alla quale s'era preparato a rispondere col sacrificio di tutto il suo avvenire. Ma s'era preparato con coraggio, e la sua risoluzione era ferma. Gli rispose con la voce un po' commossa, ma semplicemente, e sforzandosi di sorridere:
- Perchè hai prese le cose troppo tragicamente, amico. Se non ti sentivi proprio di farti prete, perchè non dirlo? Sai pure che a tutto c'è rimedio, fuorchè alla morte.
- Non a tutto. Ricordati l'uggiosa circostanza del benefizio che mio padre perderebbe. E con che potrebbe vivere, alla sua età? Sai ch'io non sono in grado di guadagnar nulla per ora, e chissà fin quando; tu stesso dovrai andare soldato fra poco, e non potrai aiutarlo....
- Ma se tu lasci il beneficio, sono io che lo eredito. Ed allora non andrò più soldato, e tuo padre vivrà quasi come vive ora....
- Ma tu neppure vuoi esser prete! esclamò Vincenzo. Tu me l'hai detto....
- Non avrei voluto altre volte, riprese Vicenzino, chinando il volto sulle mani dell'amico per nascondere la sua agitazione, e parlandogli sommesso all'orecchio. Ma, dacchè ho provato ad uscire dal paese, a vedere un po' di mondo, ho compreso che il movimento, il tumulto, le passioni violente, non sono fatti per me....
Il cuore gli batteva da schiantargli il petto, aveva la gola arsa e le labbra tremanti. Posò la bocca sulla mano di Vincenzo, e la baciò devotamente per prender coraggio e per non alzare il capo.
Vincenzo, nella sua estrema debolezza, era come abbagliato da quella rivelazione, e, senza poter cercare di vederci più chiaro, disse pensosamente carezzando il capo dell'amico:
- Sì, sussurrò dolcemente Vicenzino colla voce affannata e rotta dalle pulsazioni violente del cuore. Prenderò il tuo posto al Seminario. Sai che so il latino; che ho studiato un po' di tutto; è la mia vocazione lo studio.... Fra un anno, potrò prendere gli Ordini maggiori....
Sentì che un singhiozzo gli soffocava le parole in gola e non disse altro. Vincenzo fece uno sforzo per mettersi a sedere sui letto. Poi sollevò con tutte e due le mani il capo di Vicenzino, e guardandolo in faccia gli disse:
- Ma non pensi che hai vent'anni, e che la vita è lunga? Che sarai morto a tutte le gioie? Che non avrai mai una famiglia?
Vicenzino impaurito da quello sguardo, aveva fatto uno sforzo violento sopra sè stesso, ed era riescito a dominare la sua commozione. Potè rispondere col suo sorriso dolce, che, da adolescente, lo faceva paragonare ad un arcangelo:
- Non siete voi altri la mia famiglia? Cercherò di essere non collocato lontano da voi; e voi mi amerete un poco....
- Io ti adoro, noi ti adoreremo tutti, insistè Vincenzo. Ma non basta per un uomo giovane....
Prima che dicesse di più, Vicenzino s'affrettò a rispondere a quel pensiero, che temeva di sentirgli esprimere, e che gli straziava il cuore:
- Io non ho amori. Poi si alzò, ed andò ad affacciarsi alla finestra, perchè la voce gli si strozzava in gola, e le lagrime gli velavano gli occhi.