Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Carolina Invernizio I misteri delle soffitte IntraText CT - Lettura del testo |
XI.
Bianca ricominciava a godere della più pura felicità. Era circondata da persone fedeli, che tutto mettevano in opera perchè dimenticasse i suoi dolori.
Aveva tanto bisogno di essere consolata. I sonatori ambulanti vennero alloggiati nella villa, e Fabio diede ordine che si avesse per essi ogni riguardo.
Milia si avvide con sorpresa che il servo Martino si era molto interessato di quei girovaghi, ed aveva permesso che la piccola Gina dormisse nella stanza stessa della contessa.
Ciò era molto strano. Ed il conte non compariva. Che voleva dir ciò?
Fabio si era di nuovo assentato, ed al suo ritorno, dopo un lungo e segreto colloquio con la contessa, aveva licenziato alcuni domestici, mettendo ai loro posti Aldo e le sue compagne.
Milia incominciava ad avere qualche sospetto.
Di mano in mano che Bianca ricuperava le forze e la salute, le sue passeggiate nel parco si allungavano sempre più e si faceva spesso accompagnare dalle nuove cameriere, dal nuovo domestico.
Ciò inasprì Milia, quantunque la contessa le avesse detto con molta dolcezza:
- Tu non devi stancarti. Io sto benissimo, non ho più bisogno d'appoggio e sono sorvegliata lo stesso. La piccina mi tiene per mano e mi aiuta a cogliere i fiori: non desidero altro.
- Ma io vorrei sapere se il conte è poi proprio contento che vi teniate attorno della gente, che egli non conosce! - rispose Milia.
La contessa aggrottò lo sopracciglia.
- Qui adesso la padrona sono io: - soggiunse - quando tornerà mio marito, agirà come egli crede. E tu sei abbastanza saggia ed onesta per comprendermi. -
Milia però non era persuasa e si ripromise di sorvegliare, intuendo che tutti quei cambiamenti di persone nascondevano qualche segreto che il conte ignorava.
Una sera che la contessa, rientrata in camera con la piccina, aveva fatto chiamare Aldo, che aveva assunto il nomignolo di Cantor, appunto perchè cantava sempre qualche romanza accompagnandosi con la chitarra, Milia vide scendere furtivamente nel parco Martino con la più giovane della compagnia, la Moretta, come la chiamavano.
La vedova intuì un intrigo amoroso.
- Se scopro qualche cosa, questa volta ne avverto il conte, dovessi recarmi a Torino! - pensò. - Tutti questi pasticci mi sanno di marcio; sono certa che il padrone ignora tutto e Martino gli ruba il salario. -
Si era tolta le scarpe, e seguì guardinga la coppia che non s'era accorta di lei.
Fabio camminava accanto ad Ilda, senza parlare.
La coppia camminò ancora un pezzo, quindi sedette sopra un sedile all'ombra di alcune piante.
Milia, strisciando leggermente, giunse a poca distanza da loro e tese avidamente gli orecchi.
- Ilda, - disse dolcemente Fabio con una voce che la vedova non avrebbe riconosciuta se non avesse saputo da chi veniva - ho voluto parlarti ancora prima di partire.
- Il conte ti ha proprio chiamato?
- Sì, egli mi dice che non può in questo momento lasciar Torino ed ha urgente necessità di vedermi: puoi immaginarti ciò che vuole da me.
- Dunque, non è sazio d'infamie, non ha pietà di una povera martire che chiede solo di essere lasciata tranquilla? Non gli basta il denaro di lei: ne vuole la vita! Nè il suo cuore si è mosso un solo istante a pietà per te, e cerca ora di nuovo la tua mano per versare la morte alla sua vittima? E tu puoi ancora resistere di fronte a lui?
- È necessario, Ilda, se vogliamo salvare la contessa, - disse lentamente Fabio. - Non temere: questa volta lui cadrà in trappola, ed io, suo fratello, sarò il suo giudice! Ilda, ho voluto vederti, perchè tu sei forte, e nessuno più di te può vegliare perchè alla povera donna nulla trapeli di quanto si trama attorno a lei. Le ho taciuta l'ultima parte della confessione del conte per timore di colpirla mortalmente: l'ho detto a te, perchè conosco la tua energia e so che non mi tradirai. E poi, adesso che tu mi hai perdonato, sento in me un coraggio che non ebbi mai, affronterò tutto. -
La voce di Ilda si fece commossa.
- Fui violenta e dura con te. - esclamò - ma avevo sofferto tanto!
- Oh! mia Ilda!... -
Stettero un momento silenziosi, tenendosi per mano.
- Fabio, - disse ad un tratto Ilda - io vorrei chiederti un'altra cosa.
- Dobbiamo fidarci di Milia, quella vedova che il conte ha messo al fianco della moglie? Ho sorpreso certi suoi sguardi che mi hanno dato da pensare. Ella sospetta di noi.
- Milia - rispose gravemente Fabio - è una buona creatura, che serba riconoscenza al conte per averla salvata dalla miseria e non immagina certo di servire essa pure d'istrumento cieco ai voleri di un briccone. Essa può diventare pericolosa per noi non essendo a parte della verità. Per cui fa duopo allontanarla.
- No, non mi allontanate, non mi allontanate; io sarò dei vostri, se è vero che il conte è un uomo cattivo! - esclamò Milia, non potendo contenersi, sorgendo ad un tratto dinanzi alla coppia sbalordita.
- Sciagurata! Avevamo dunque ragione di dubitare di voi! - proruppe Fabio alzandosi con impeto. - Dove vi eravate nascosta? Che avete sentito?
- Tutto.... - balbettò la vedova con voce appena intelligibile - ma ve lo giuro.... è stato a fin di bene....
- Non vi crediamo, - interruppe Ilda - perchè, se così fosse, avreste interrogato lealmente il mio compagno o la contessa.... No, non possiamo fidarci di voi! -
Milia ebbe una scossa nervosa.
- Se io fossi una donna disonesta, se io volessi tradirvi, - disse - non vi chiederei di rimanere qui: mi sarei recata a Torino per avvertire il conte del tradimento che si prepara per lui. -
Fabio ed Ilda si consultarono con un rapido sguardo, poi la giovane disse:
- Ebbene, vogliamo prestarvi fede, ma se vorreste tradirci, non vi mancherebbe la punizione.
- Sono sicura che non me la meriterò mai.
- Ecco allora ciò che esigo da voi: - disse Fabio - fingerete colla contessa d'ignorare che essa corre un pericolo. Durante la mia assenza fate in modo che nessun estraneo l'avvicini ed entri nella villa. Se io tornassi in compagnia del conte, non parlate delle persone che ho accolte.
- Il conte non verrà che quando sarà finito tutto, - interruppe Ilda - cioè, quando l'avvertiremo che la contessa non è più. -
- Mio Dio, credete proprio che il conte voglia farla sopprimere?
- Sì; - rispose Fabio - ma Dio vuole altresì che la buona signora abbia intorno cuori devoti, persone che sapranno dare la propria vita per salvare la sua....
- Io per la prima, - esclamò con slancio sincero Milia - verserei a goccia a goccia tutto il mio sangue per lei!
- Vi credo. - disse Ilda stendendole la mano.
Ritornarono in casa.
La mattina seguente la posta recava una lettera di Livio alla contessa.
«Dal mio e tuo fidato servo Martino ho saputo che tu vai migliorando, e puoi figurarti se ciò mi rallegra, mi fa benedire di essermi allontanato per qualche tempo da te: così al mio ritorno ritroverò la mia Bianca di una volta e ricominceremo insieme una vita nuova.
«Però io rimango ancora per qualche settimana assente, farò un piccolo viaggio; ma siccome voglio mostrarti che non ti dimentico ti manderò per Fabio una cassettina, in cui troverai diversi oggetti per te, che potranno ricrearti nella tua solitudine e farti ricordare chi ti adora sempre.
Fabio, partito la mattina, tornò infatti la sera portando la cassettina datagli dal conte per la moglie.
Quella cassettina conteneva gingilli giapponesi, scatole d'argento piene di confetti, boccettine di profumo ed una fiala di vetro azzurro, su cui ora stampato: «Elixir miracoloso di lunga vita per ridonare le forze, ringiovanire la mente, eccitare l'appetito.»
- Il conte mi ha raccomandato questo elixir, - disse Fabio a Bianca. - Egli mi ha detto di versarne alcune gocce ogni sera nella limonata che prendete prima di andare a letto, ed ha aggiunto che in pochi giorni sarete guarita. -
Un tremito assalì Bianca: un presentimento le attraversò lo spirito.
- Questa fiala contiene del veleno! - esclamò.
- Io non lo so, contessa: - rispose - vi ripeto le parole e l'ordine datomi da vostro marito. Ma dal canto mio vi dico: conservate questa fiala, nascondetela fino al momento in cui vi dirò di adoperarla: tenendola nascosta, vedrete che compirà il miracolo di prolungare a voi la vita ed accorciarla a chi ve l'ha mandata. E giacchè siamo qui uniti, aggiungo: l'ora della giustizia è sonata! -