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Carolina Invernizio
I misteri delle soffitte

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X.

 

Nonostante i passi fatti dal Trani, dal signor Moreno e dallo stesso conte Livio Rossano, lo scandalo riguardante il tentato strangolamento della bella Cleo scoppiò enorme.

Alcuni giornali riportarono il fatto coi più strampalati commenti, fra i quali nessuno poteva discernere la verità.

Ma una settimana dopo un articolo conteneva queste rivelazioni:

«Si è scoperta la verità circa l'attentato contro la bella Cleo.

«Per ben comprendere tutto l'intreccio, bisogna risalire ad un delitto commesso qualche anno fa, in cui ebbe tanta parte la bellissima Cleo, allora conosciuta sotto il semplice nome di Ilda.

«Come a tutti è noto, la notte di un giovedì grasso un certo Fabio Ribera assassinava Giulietta Levera, dalla quale aveva avuto una bambina. Il movente del delitto era lo sbarazzarsi di quella donna per sposare Ilda.

«L'assassino fu arrestato da uno studente: il signor Aldo Pomigliano, il quale in quella notte aveva seco una giovane di maravigliosa bellezza, che lo studente qualificò per una sua sorella.

«Ora peraltro è stato scoperto dal sostituto procuratore Meralta che quella sedicente sorella era invece la contessa Bianca Rossano.

«E qui entriamo in pieno romanzo.

«La contessa Rossano, nata Bianca Moreno, sposò il conte Livio per amore, portandogli in dote due milioni in contanti.

«Bianca Moreno, un'indole sensitiva, fanciulla ingenua, credeva che le persone da lei amate le fossero interamente devote.

«Il marito era per lei come un secondo Dio.

«Volle sventura che un giorno capitasse nelle mani della contessa una lettera di un'ex amante del conte, e presa da una collera violenta, credendosi tradita, pensò di vendicarsi.

«La sera stessa si recò al veglione dello Scribe, e invitata da Aldo Pomigliano si lasciò condurre nella sua soffitta. Ma, ivi giunta, ella comprese il tristo passo che stava per fare e volle andarsene, quando alcune voci che urlavano «all'assassino», le fecero dimenticare la sua situazione e si slanciò con Aldo nella stanza della povera Giulietta.

«Qui fa duopo aprire una parentesi. Se l'assassinata nei suoi ultimi momenti riconobbe la contessa Bianca, questa aveva pure riconosciuta l'infelice. È un altro romanzo che ha una sorgente quasi idillica, in cui lumeggia la virile figura del conte Livio, quella della sua defunta madre.

«A Torino tutti conoscevano la bella contessa Rossano, madre di Livio: la sua carità era inesauribile.

«La contessa Rossano aveva fra la servitù un cocchiere ed una cameriera che prediligeva. Costoro, venuti a morte, lasciarono un bambino di pochi anni, Fabio, che raccomandarono alla contessa Rossano. Questa si prese cura del fanciullo, e quando venne a morte essa pure, lasciò per legato al figlio di non abbandonare mai l'orfano Ribera. Così il conte, che aveva adorata la madre, eseguì con zelo e segretezza la missione affidatagli.

«Egli tacque sempre con tutti la sua opera generosa e non ne menò mai vanto con alcuno.

«Fabio Ribera divenne un uomo. Il conte lo fece impiegare presso un noto magazzino di mode, esortandolo per modestia a tacere i loro rapporti. Però il gentiluomo non mancava di recarsi a trovare più volte il suo protetto nel modesto alloggio di lui, ed il giovane gli confidò della relazione contratta con Giulietta Levera, del suo affetto per lei, del tradimento della giovane, del suo abbandono.

«Intanto il conte Livio si era ammogliato. Se a tutti aveva taciuto di Fabio, ne parlò bensì a Bianca sua moglie, senza però estendersi troppo sui benefizi prodigati al giovane. Una mattina, mentre il conte e la contessa passeggiavano insieme, s'imbatterono con Fabio, che si trovava in compagnia di Giulietta. Fabio arrossì, salutò goffamente; Giulietta avviluppò con uno sguardo ardente la contessa, che dal canto suo guardò con sorpresa quella giovane, dai capelli d'oro.

«Tutto ciò ebbe la durata di pochi secondi,

«La coppia passò rapida ed il conte disse a sua moglie chi fosse il giovane, ma tacque su colei che l'accompagnava.

Però la contessa non dimenticò più quel volto e lo ritrovò nell'assassinata Giulietta, la quale a sua volta riconobbe la contessa.

«E quelle parole dette dalla sventurata: Lei? Lei, signora? Ma non sa.... volevano per certo significare: Non sa che il mio assassino è il beneficato da suo marito?

«Ma la contessa nel suo spavento non comprese: ella lasciò che Aldo Pomigliano la facesse credere sua sorella, ritornò nella soffitta di lui colla bambina, ed il giovane, per attirarsi quella bellissima signora che ormai gli aveva sconvolto il cervello, s'incaricò di far allevare la piccina, della quale la contessa voleva essere la mamma ed Aldo il babbo.

«Così l'orfana dell'assassinata divenne il legame fra quelle due persone che poche ore prima non si conoscevano, e fu cagione di tutta una trama ordita contro il conte Livio Rossano e l'ingenua contessa.

«Nessuno ignora come la fidanzata di Fabio Ribera protestasse in piena udienza contro la condanna del giovane, giurasse di scoprire ella stessa il vero colpevole.

«Ora, siccome Ilda conosceva i rapporti del suo fidanzato col conte, ideò che questi fosse l'istigatore dell'assassino. Due altre persone avevano interesse a sopprimere il conte: Aldo, perchè sperava che, sbarazzatosi del gentiluomo, la contessa sarebbe sua; il signor Moreno, persuaso che il genero fosse un dissoluto e facesse l'infelicità di sua figlia. Costoro si accordarono per perderlo.

«E la conclusione fu, che fra Ilda, divenuta miss Cleo, il conte Moreno ed Aldo, venne decretata la rovina del conte Livio. Ma il risultato non fu quale si aspettavano; l'inchiesta dimostrò l'innocenza di colui, su cui si voleva far cadere tutti i sospetti.

«Il tentato strangolamento d'Ilda, il furto dei gioielli, fu una trama non riuscita per perdere il conte. Peraltro la bella Cleo, che credeva di dover fingere da vittima, stava per esserlo veramente, giacchè Aldo voleva sopprimerla sul serio. Ella, sentendosi soffocare, chiese aiuto, e contribuì all'arresto del complice. Così Aldo Pomigliano comprenderà quanto fosse pazza l'impresa ideata e come non possa esservi felicità fondata sul delitto.»

Il giorno seguente a queste strane rivelazioni, i giornali annuziavano la morte improvvisa del signor Moreno e la scomparsa di Ilda da Torino.

Quindici giorni dopo si seppe che il conte e la contessa, riuniti, erano partiti per un lungo viaggio.

Aldo Pomigliano attendeva in carcere il giorno del processo, disperandosi segretamente per la sorte di Bianca.

Ed il solo, il vero colpevole, continuava a trionfare!


 

 

 




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