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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA SESTA

 

Tito, Publio, Sesto e custodi. Sesto, entrato appena, si ferma.

 

SES.

(Numi! è quello ch’io miro (guardando Tito)

Di Tito il volto? Ah! la dolcezza usata

Più non ritrovo in lui. Come divenne

Terribile per me!)

TITO

(Stelle! ed è questo

Il sembiante di Sesto? Il suo delitto

Come lo trasformò! Porta sul volto

La vergogna, il rimorso e lo spavento).

PUB.

(Mille affetti diversi ecco a cimento).

TITO

Avvicinati. (a Sesto con maestà)

SES.

(Oh voce

Che mi piomba sul cor!)

TITO (a Sesto con maestà)

Non odi?

SES. (s’avanza due passi e si ferma)

(Oh Dio!

Mi trema il piè; sento bagnarmi il volto

Da gelido sudore;

L’angoscia del morir non è maggiore).

TITO

(Palpita l’infedel).

PUB.

(Dubbio mi sembra,

Se il pensar che ha fallito

Più dolga a Sesto, o se il punirlo a Tito).

TITO

(E pur mi fa pietà). Publio, custodi,

Lasciatemi con lui. (parte Publio e le guardie)

SES.

(No, di quel volto

Non ho costanza a sostener l’impero).

TITO (rimasto solo con Sesto, depone l’aria maestosa)

Ah! Sesto, è dunque vero?

Dunque vuoi la mia morte? E in che t’offese.

Il tuo prence, il tuo padre,

Il tuo benefattor? Se Tito Augusto

Hai potuto obliar, di Tito amico

Come non ti sovvenne? Il premio è questo

Della tenera cura

Ch’ebbe sempre di te? Di chi fidarmi

In avvenir potrò, se giunse, oh dèi!

Anche Sesto a tradirmi? E lo potesti?

E il cor te lo sofferse?

SES. (prorompe in un dirottissimo pianto e se gli getta a’ piedi)

Ah, Tito! ah, mio

Clementissimo prence!

Non più, non più. Se tu veder potessi

Questo misero cor, spergiuro, ingrato,

Pur ti farei pietà. Tutte ho su gli occhi,

Tutte le colpe mie; tutti rammento

I benefizi tuoi: soffrir non posso

Né l’idea di me stesso,

Né la presenza tua. Quel sacro volto,

La voce tua, la tua clemenza istessa

Diventò mio supplizio. Affretta almeno,

Affretta il mio morir. Toglimi presto

Questa vita infedel; lascia ch’io versi,

Se pietoso esser vuoi,

Questo perfido sangue a’ piedi tuoi.

TITO

Sorgi, infelice! (Sesto si leva) (Il contenersi è pena

A quel tenero pianto). Or vedi a quale

Lagrimevole stato

Un delitto riduce, una sfrenata

Avidità d’impero! E che sperasti

Di trovar mai nel trono? Il sommo forse

D’ogni contento? Ah! sconsigliato, osserva

Quai frutti io ne raccolgo;

E bramalo, se puoi.

SES.

No, questa brama

Non fu che mi sedusse.

TITO

Dunque che fu?

SES.

La debolezza mia,

La mia fatalità.

TITO

Più chiaro almeno

Spiegati.

SES.

Oh Dio! non posso.

TITO

Odimi, o Sesto:

Siam soli; il tuo sovrano

Non è presente. Apri il tuo core a Tito,

Confidati all’amico; io ti prometto

Che Augusto nol saprà. Del tuo delitto

Di’ la prima cagion. Cerchiamo insieme

Una via di scusarti. Io ne sarei

Forse di te più lieto.

SES.

Ah! la mia colpa

Non ha difesa.

TITO

In contraccambio almeno

D’amicizia lo chiedo. Io non celai

Alla tua fede i più gelosi arcani;

Merito ben che Sesto

Mi fidi un suo segreto.

SES.

(Ecco una nuova

Specie di pena! o dispiacere a Tito,

O Vitellia accusar).

TITO

Dubiti ancora? (comincia a turbarsi)

Ma, Sesto, mi ferisci

Nel più vivo del cor. Vedi che troppo

Tu l’amicizia oltraggi

Con questo diffidar. Pensaci. Appaga

Il mio giusto desio. (con impazienza)

SES.

(Ma qual astro splendeva al nascer mio!) (con impeto di disperazione)

TITO

E taci? e non rispondi? Ah! già che puoi

Tanto abusar di mia pietà...

SES.

Signore...

Sappi dunque... (Che fo?)

TITO

Siegui.

SES.

(Ma quando

Finirò di penar?)

TITO

Parla una volta:

Che mi volevi dir?

SES.

Ch’io son l’oggetto

Dell’ira degli dèi; che la mia sorte

Non ho più forza a tollerar; ch’io stesso

Traditor mi confesso, empio mi chiamo;

Ch’io merito la morte e ch’io la bramo.

TITO (ripiglia l’aria di maestà)

Sconoscente! e l’avrai! Custodi! il reo

Toglietemi dinanzi. (alle guardie, che saranno uscite)

SES.

Il bacio estremo

Su quella invitta man...

TITO (nol concede)

Parti.

SES.

Fia questo

L’ultimo don. Per questo solo istante

Ricordati, signor, l’amor primiero.

TITO

Parti; non è più tempo. (senza guardarlo)

SES.

È vero, è vero!

Vo disperato a morte;

perdo già costanza

A vista del morir.

Funesta la mia sorte

La sola rimembranza

Ch’io ti potei tradir. (parte con le guardie)

 

 

 




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