- LA CLEMENZA DI TITO
- ATTO TERZO
- SCENA DODICESIMA Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, di cui per diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già nell’arena i complici della congiura, condannati alle fiere. Nel tempo che si canta il coro, esce Tito, preceduto da’ littori, circondato da’ senatori e patrizi romani, e seguìto da’ pretoriani; indi Annio e Servilia da diverse parti
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Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, di cui per
diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già
nell’arena i complici della congiura, condannati alle fiere.
Nel tempo
che si canta il coro, esce Tito, preceduto da’ littori, circondato da’ senatori
e patrizi romani, e seguìto da’ pretoriani; indi Annio e Servilia da diverse
parti.
CORO
Che del Ciel,
che degli dèi
Tu il pensier, l’amor tu sei,
Grand’eroe, nel giro angusto
Si mostrò di questo dì.
Ma cagion di meraviglia
Non è già, felice Augusto,
Che gli
dèi chi lor somiglia
Custodiscano così.
TITO
Pria che principio a’ lieti
Spettacoli si dia, custodi,
innanzi
Conducetemi il reo. (Più di
perdono
Speme ei non ha: quanto aspettato
meno,
Più caro esser gli
dee).
ANN.
Pietà,
signore!
SERV.
Signor, pietà!
TITO
Se a chiederla venite
Per Sesto, è
tardi. È il suo destin deciso.
ANN.
E sì
tranquillo in viso
Lo condanni a morir?
SERV.
Di Tito il
core
Come il dolce perdé costume
antico?
TITO
Ei s’appressa: tacete!
SERV.
Oh Sesto!
ANN.
Oh amico!
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