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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA DODICESIMA

 

Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, di cui per diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già nell’arena i complici della congiura, condannati alle fiere.

 

Nel tempo che si canta il coro, esce Tito, preceduto da’ littori, circondato da’ senatori e patrizi romani, e seguìto da’ pretoriani; indi Annio e Servilia da diverse parti.

 

CORO

Che del Ciel, che degli dèi

Tu il pensier, l’amor tu sei,

Grand’eroe, nel giro angusto

Si mostrò di questo .

Ma cagion di meraviglia

Non è già, felice Augusto,

Che gli dèi chi lor somiglia

Custodiscano così.

TITO

Pria che principio a’ lieti

Spettacoli si dia, custodi, innanzi

Conducetemi il reo. (Più di perdono

Speme ei non ha: quanto aspettato meno,

Più caro esser gli dee).

ANN.

Pietà, signore!

SERV.

Signor, pietà!

TITO

Se a chiederla venite

Per Sesto, è tardi. È il suo destin deciso.

ANN.

E sì tranquillo in viso

Lo condanni a morir?

SERV.

Di Tito il core

Come il dolce perdé costume antico?

TITO

Ei s’appressa: tacete!

SERV.

Oh Sesto!

ANN.

Oh amico!

 

 

 




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