Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Publio e Sesto fra’ littori, poi Vitellia, e detti.
Qual pena ti si dee. Roma sconvolta,
L’offesa maestà, le leggi offese,
L’amicizia tradita, il mondo, il Cielo
Voglion la morte tua. De’ tradimenti
Sai pur ch’io son l’unico oggetto. Or senti.
Eccoti, eccelso Augusto, (s’inginocchia)
Eccoti al piè la più confusa...
Ah! sorgi:
Che fai? che brami?
Io ti conduco innanzi
Ov’è? chi mai
Preparò tante insidie al viver mio?
Nol crederai.
Perché?
Perché son io.
Tu ancora!
Oh stelle!
Oh numi!
E quanti mai,
Quanti siete a tradirmi?
Io la più rea
Son di ciascuno; io meditai la trama;
Io ti sedussi; io del suo cieco amore
Ma del tuo sdegno
Chi fu cagion?
Che questa fosse amor. La destra e il trono
Da te speravo in dono; e poi negletta
Restai due volte, e procurai vendetta.
Ma che giorno è mai questo! Al punto istesso
Che assolvo un reo, ne scopro un altro! E quando
Un’anima fedel? Congiuran gli astri,
Cred’io, per obbligarmi, a mio dispetto,
A diventar crudel. No! non avranno
Questo trionfo. A sostener la gara
Già s’impegnò la mia virtù. Vediamo
Se più costante sia
L’altrui perfidia o la clemenza mia.
Olà! Sesto si sciolga: abbian di nuovo
E vita e libertà. Sia noto a Roma
Ch’io son l’istesso, e ch’io
Tutto so, tutti assolvo e tutto oblio.
Oh generoso!
E chi mai giunse a tanto?
SES.
Io son di sasso!
La destra mia; ma...
Non è per me. Dopo un tal fallo, il nodo
Contenta almeno. Una rival sul trono
Non vedrai, tel prometto. Altra io non voglio
Sposa che Roma: i figli miei saranno
Serbo indivisi a lor tutti gli affetti.
Agl’imenei felici unisci i tuoi,
Principessa, se vuoi. Concedi pure
La destra a Sesto: il sospirato acquisto
Già gli costa abbastanza.
Fia sempre il tuo voler legge al mio core.
SES.
Ah Cesare! ah, signore! e poi non soffri
Che t’adori la terra e che destini
Tempii il Tebro al tuo nume? E come, e quando
Sperar potrò che la memoria amara
De’ falli miei...
Di nuovo amici, e de’ trascorsi tuoi
Non si parli più mai. Dal cor di Tito
Già cancellati sono:
Me gli scordo, t’abbraccio e ti perdono.
Ma cagion di meraviglia
Custodiscano così.