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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Ah! non perdete
Questi brevi momenti. A Berenice
Vitellia, il nostro eroe: Tito ha l’impero
E del mondo e di sé. Già per suo cenno
SES.
Come!
Che dici!
Voi stupite a ragion. Roma ne piange
Di meraviglia e di piacere. Io stesso
Quasi nol credo; ed io
Fui presente, o Vitellia, al grande addio.
(Oh speranze!)
SES.
Oh virtù!
Quella superba
Oh, come volentieri udita avrei
Anzi giammai
Più tenera non fu. Partì; ma vide
Che adorata partiva, e che al suo caro
Men che a lei non costava il colpo amaro.
Ognun può lusingarsi.
Eh! si conobbe
Tutto l’eroe per superar l’amante.
Vinse, ma combatté. Non era oppresso,
Ma tranquillo non era; ed in quel volto,
Si vedea la battaglia e la vittoria.
(E pur forse con me, quanto credei,
Tito ingrato non è). (a parte a Sesto) Sesto, sospendi
D’eseguire i miei cenni. Il colpo ancora
Non è maturo.
E tu non vuoi ch’io vegga...
Or che vedesti?
Di che ti puoi lagnar?
SES. (con sommissione)
Di nulla. (Oh Dio!
Chi provò mai tormento eguale al mio?)
Deh! se piacer mi vuoi,
Non mi stancar con questo
Chi ciecamente crede,