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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA UNDICESIMA

 

Vitellia, poi Sesto

 

VIT.

Questo soffrir degg’io

Vergognoso disprezzo? Ah, con qual fasto

Già mi guarda costei! Barbaro Tito!

Ti parea dunque poco

Berenice antepormi? Io dunque sono

L’ultima de’ viventi? Ogni altra è degna

Di te, fuor che Vitellia? Ah, trema, ingrato!

Trema d’avermi offesa! Oggi il tuo sangue...

SES.

Mia vita.

VIT.

E ben, che rechi? Il Campidoglio

È acceso? è incenerito?

Lentulo dove sta? Tito è punito?

 

 

 

 

SES.

Nulla intrapresi ancor.

VIT.

Nulla! E sì franco

Mi torni innanzi? e con qual merto ardisci

Di chiamarmi tua vita?

SES.

È tuo comando

Il sospendere il colpo.

VIT.

E non udisti

I miei novelli oltraggi? Un altro cenno

Aspetti ancor? Ma ch’io ti creda amante,

Dimmi, come pretendi,

Se così poco i miei pensieri intendi?

SES.

Se una ragion potesse

Almen giustificarmi...

VIT.

Una ragione!

Mille ne avrai, qualunque sia l’affetto

Da cui prenda il tuo cor regola e moto.

È la gloria il tuo voto? Io ti propongo

La patria a liberar. Frangi i suoi ceppi;

La tua memoria onora;

Abbia il suo Bruto il secol nostro ancora.

Ti senti d’un illustre

Ambizion capace? Eccoti aperta

Una strada all’impero. I miei congiunti,

Gli amici miei, le mie ragioni al soglio

Tutte impegno per te. Può la mia mano

Renderti fortunato? Eccola! corri,

Mi vendica, e son tua. Ritorna asperso

Di quel perfido sangue; e tu sarai

La delizia, l’amore,

La tenerezza mia. Non basta? Ascolta,

E dubita, se puoi. Sappi che amai

Tito fin or; che del mio cor l’acquisto

Ei t’impedì; che, se rimane in vita,

Si può pentir; ch’io ritornar potrei,

Non mi fido di me, forse ad amarlo.

Or va: se non ti muove

Desio di gloria, ambizione, amore;

Se tolleri un rivale,

Che usurpò, che contrasta,

Che involar ti potrà gli affetti miei,

Degli uomini il più vil dirò che sei.

SES.

Quante vie d’assalirmi!

Basta, basta, non più! Già m’inspirasti,

Vitellia, il tuo furore. Arder vedrai

Fra poco il Campidoglio; e questo acciaro

Nel sen di Tito... (Ah, sommi dèi, qual gelo

Mi ricerca le vene!)

VIT.

Ed or che pensi?

SES.

Ah, Vitellia!

VIT.

Il previdi:

Tu pentito già sei…

SES.

Non son pentito;

Ma...

VIT.

Non stancarmi più. Conosco, ingrato,

Che amor non hai per me. Folle ch’io fui!

Già ti credea, già mi piacevi, e quasi

Cominciavo ad amarti. Agli occhi miei

Involati per sempre,

E scordati di me.

SES.

Fermati! io cedo;

Io già volo a servirti.

VIT.

Eh! non ti credo.

M’ingannerai di nuovo. In mezzo all’opra

Ricorderai...

SES.

No: mi punisca Amore,

Se penso ad ingannarti.

VIT.

Dunque, corri! Che fai? perché non parti?

SES.

Parto; ma tu, ben mio,

Meco ritorna in pace.

Sarò qual più ti piace;

Quel che vorrai farò.

Guardami, e tutto oblio,

E a vendicarti io volo.

Di quello sguardo solo

Io mi ricorderò. (parte)

 

 

 




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