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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Sesto dov’è? Misera me! Per tutto
Ne chiedo in vano, in van lo cerco. Almeno
SES.
(senza veder Vitellia) Ove m’ascondo!
SES.
Crudel, sarai contenta. Ecco adempito
SES.
Già Tito... oh Dio! già dal trafitto seno
Ah, che facesti!
SES.
No, nol fec’io, ché, dell’error pentito,
A salvarlo correa; ma giunsi appunto
Che un traditor del congiurato stuolo
Da tergo lo feria. ‘Ferma!’ gridai;
Ma il colpo era vibrato. Il ferro indegno
Lascia colui nella ferita e fugge.
N’esce, il manto m’asperge, e Tito, oh Dio!
Ah! ch’io mi sento
Morir con lui.
SES.
L’uccisore a punir; ma il cerco in vano;
Già da me dileguossi. Ah! principessa,
Che fia di me? come avrò mai più pace?
Quanto, ahi quanto mi costa
Piacermi! Orror mi fai. Dove si trova
Mostro peggior di te? quando s’intese
Colpo più scellerato? Hai tolto al mondo
Quanto avea di più caro; hai tolto a Roma
Quanto avea di più grande. E chi ti fece
Punisti in lui? L’averti amato? È vero:
Ma punir nol dovea chi l’ha punito.
SES.
Onnipotenti dèi! son io? Mi parla
Così Vitellia? E tu non fosti...
Ah! taci,
Non volermi accusar. Dove apprendesti
Un delirio d’amor nel mio trasporto
Compreso non avrebbe? Ah! tu nascesti
Per mia sventura. Odio non v’è che offenda
Al par dell’amor tuo. Nel mondo intero
Sarei la più felice,
Empio! se tu non eri. Oggi di Tito
La destra stringerei; leggi alla terra
Darei dal Campidoglio; ancor vantarmi
Innocente potrei. Per tua cagione
E Tito, ah, scellerato! e Tito è morto.
Come potesti, oh Dio!
Ah, che la rea son io!
Perché, crudel! perché...
Ah! che del fallo mio