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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA UNDICESIMA

 

Sesto, Vitellia, Tito, Servilia, ed Annio col manto di Sesto

 

ANN.

(Potessi

Sesto avvertir. M’intenderà). Signore, (a Tito)

Già l’incendio cedé; ma non è vero

Che il caso autor ne sia. V’è chi congiura

Contro la vita tua: prendine cura.

TITO

Annio, il so... Ma che miro! (a parte a Servilia)

Servilia, il segno, che distingue i rei,

Annio non ha sul manto?

SERV.

Eterni dèi!

TITO

Non v’è che dubitar. Forma, colore,

Tutto, tutto è concorde.

SERV. (ad Annio)

Ah, traditore!

ANN.

Io traditor!

SES.

(Che avvenne!)

TITO

E sparger vuoi

Tu ancora il sangue mio?

Annio, figlio, e perché? che t’ho fatt’io?

ANN.

Io spargere il tuo sangue! Ah! pria m’uccida

Un fulmine del ciel.

TITO

T’ascondi in vano:

Già quel nastro vermiglio,

Divisa de’ ribelli, a me scoperse

Che a parte sei del tradimento orrendo.

ANN.

Questo! Come!...

SES.

(Ah, che feci! Or tutto intendo).

ANN.

Nulla, signor, m’è noto

Di tal divisa. In testimonio io chiamo

Tutti i numi celesti.

TITO

Da chi dunque l’avesti?

ANN.

L’ebbi... (Se dico il ver, l’amico accuso).

TITO

E ben?

ANN.

L’ebbi... non so...

TITO

L’empio è confuso.

SES.

(Oh amicizia!)

VIT.

(Oh timor!)

TITO

Dove si trova

Principe, o Sesto amato,

Di me più sventurato? Ogni altro acquista

Amici almen cobenefici suoi:

Io co’ miei benefici

Altro non fo che procurar nemici.

ANN.

(Come scolparmi?)

SES.

(Ah, non rimanga oppressa

L’innocenza per me. Vitellia, ormai

Tutto è forza ch’io dica). (piano a Vitellia, incaminandosi a Tito)

VIT.

(piano a Sesto)

(Ah, no! che fai?

Deh! pensa al mio periglio).

SES.

(Che angustia è questa!)

ANN.

(Eterni dèi, consiglio!)

TITO

Servilia, e un tale amante

Val sì gran prezzo?

SERV.

Io dell’affetto antico

Ho rimorso, ho rossor.

SES.

(Povero amico!)

TITO

Ma dimmi, anima ingrata: (ad Annio) il sol pensiero

Di tanta infedeltà non è bastato

A farti inorridir?

SES.

(Son io l’ingrato).

TITO

Come ti nacque in seno

Furor cotanto ingiusto?

SES.

(Più resister non posso). Eccomi, Augusto,

A’ piedi tuoi. (s’inginocchia)

VIT.

(Misera me!)

SES.

La colpa

Ond’Annio è reo...

VIT.

Sì, la sua colpa è grande;

Ma la bontà di Tito

Sarà maggior. Per lui, signor, perdono

Sesto domanda e lo domando anch’io.

(Morta mi vuoi?) (piano a Sesto)

SES. (s’alza)

(Che atroce caso è il mio!)

TITO

Annio si scusi almeno.

ANN.

Dirò... (Che posso dir?)

TITO

Sesto, io mi sento

Gelar per lui. La mia presenza istessa

Più confonder lo fa. Custodi, a voi

Annio consegno. Esamini il Senato

Il disegno, l’errore

Di questo... Ancor non voglio

Chiamarti traditor. Rifletti, ingrato!

Da quel tuo cor perverso

Del tuo principe il cor quanto è diverso.

 

Tu, infedel, non hai difese;

È palese il tradimento:

Io pavento d’oltraggiarti

Nel chiamarti traditor.

Tu, crudel, tradir mi vuoi

D’amistà col finto velo;

Io mi celo agli occhi tuoi

Per pietà del tuo rossor. (parte)

 

 

 




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