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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Tito solo.
TITO
E dove mai s’intese
Più contumace infedeltà! Poteva
Il più tenero padre un figlio reo
Trattar con più dolcezza? Anche innocente
D’ogni altro error, saria di vita indegno
Per questo sol. Deggio alla mia negletta
Disprezzata clemenza una vendetta. (va con isdegno verso il tavolino, e s’arresta)
Vendetta! Ah! Tito, e tu sarai capace
D’un sì basso desio, che rende eguale
L’offeso all’offensor? Merita in vero
Gran lode una vendetta, ove non costi
Più che il volerla. Il torre altrui la vita
È facoltà comune
Al più vil della terra: il darla è solo
De’ numi e de’ regnanti. Eh! viva... In vano
Parlan dunque le leggi? Io lor custode
Le eseguisco così? di Sesto amico
Non sa Tito scordarsi? Han pur saputo
Obliar d’esser padri e Manlio e Bruto.
Sieguansi i grandi esempi. (siede) Ogni altro affetto
D’amicizia e pietà taccia per ora.
Sesto è reo: Sesto mora! (sottoscrive) Eccoci al fine
Su le vie del rigore: (s’alza) eccoci aspersi
Di cittadino sangue, e s’incomincia
Dal sangue d’un amico. Or che diranno
I posteri di noi? Diran che in Tito
Si stancò la clemenza,
Come in Silla e in Augusto
La crudeltà. Forse diran che troppo
Rigido io fui; ch’eran difese al reo
I natali e l’età; che un primo errore
Punir non si dovea; che un ramo infermo
Subito non recide
Saggio cultor, se a risanarlo in vano
Molto pria non sudò; che Tito al fine
Era l’offeso, e che le proprie offese,
Senza ingiuria del giusto,
Ben poteva obliar... Ma dunque io faccio
Sì gran forza al mio cor? Né almen sicuro
Sarò ch’altri m’approvi? Ah! non si lasci
Il solito cammin. Viva l’amico, (lacera il foglio)
Benché infedele; e, se accusarmi il mondo
Vuol pur di qualche errore,
M’accusi di pietà, non di rigore. (getta il foglio lacerato)
Publio!