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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Vitellia sola.
VIT.
Ecco il punto, o Vitellia,
D’esaminar la tua costanza. Avrai
Valor che basti a rimirare esangue
Il tuo Sesto fedel? Sesto, che t’ama
Più della vita sua? che per tua colpa
Divenne reo? che t’ubbidì crudele?
Che ingiusta t’adorò? che in faccia a morte
Sì gran fede ti serba? E tu frattanto,
Non ignota a te stessa, andrai tranquilla
Al talamo d’Augusto? Ah! mi vedrei
Sempre Sesto d’intorno, e l’aure e i sassi
Temerei che loquaci
Mi scoprissero a Tito. A’ piedi suoi
Vadasi il tutto a palesar. Si scemi
Il delitto di Sesto,
Se scusar non si può. Speranze, addio,
D’impero e d’imenei! nutrirvi adesso
Stupidità saria. Ma, pur che sempre
Questa smania crudel non mi tormenti,
Si gettin pur l’altre speranze a’ venti.
Getta il nocchier talora
Pur que’ tesori all’onde,
Che da remote sponde
Per tanto mar portò;
E, giunto al lido amico,
Gli dèi ringrazia ancora,
Che ritornò mendico,
Ma salvo ritornò. (parte)