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Pietro Metastasio
La clemenza di Tito

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SCENA OTTAVA

 

Ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino.

 

Tito e Publio con un foglio.

 

TITO

Che mi rechi in quel foglio?

PUBLIO

I nomi ei chiude

De’ rei che osar con temerari accenti

De’ Cesari già spenti

La memoria oltraggiar.

TITO

Barbara inchiesta,

Che agli estinti non giova e somministra

Mille strade alla frode

D’insidiar gl’innocenti! Io da quest’ora

Ne abolisco il costume; e, perché sia

In avvenir la frode altrui delusa,

Nelle pene de’ rei cada chi accusa.

PUB.

Giustizia è pur...

TITO

Se la giustizia usasse

Di tutto il suo rigor, sarebbe presto

Un deserto la terra. Ove si trova

Chi una colpa non abbia, o grande o lieve?

Noi stessi esaminiam. Credimi: è raro

Un giudice innocente

Dell’error che punisce.

PUBLIO

Hanno i castighi...

TITO

Hanno, se son frequenti,

Minore autorità. Si fan le pene

Familiari a’ malvagi. Il reo s’avvede

D’aver molti compagni; ed è periglio

Il pubblicar quanto sian pochi i buoni.

PUBLIO

Ma v’è, signor, chi lacerare ardisce

Anche il tuo nome.

TITO

E che perciò? Se il mosse

Leggerezza, nol curo;

Se follia, lo compiango;

Se ragion, gli son grato; e se in lui sono

Impeti di malizia, io gli perdono.

PUBLIO

Almen...

 

 

 




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