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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Servilia e detti.
SERV.
Di Tito al piè...
TITO
Servilia! Augusta!
SERV.
Ah! Signor, sì gran nome
Non darmi ancora: odimi prima. Io deggio
Palesarti un arcan.
TITO
Publio, ti scosta,
Ma non partir. (Publio si ritira)
SERV.
Che del cesareo alloro
Me, fra tante più degne,
Generoso monarca, inviti a parte,
È dono tal, che desteria tumulto
Nel più stupido core. Io ne comprendo
Tutto il valor. Voglio esser grata, e credo
Doverlo esser così. Tu mi scegliesti,
Né forse mi conosci. Io, che, tacendo,
Crederei d’ingannarti,
Tutta l’anima mia vengo a svelarti.
TITO
Parla.
SERV.
Non ha la terra
Chi più di me le tue virtudi adori:
Per te nutrisco in petto
Sensi di meraviglia e di rispetto.
Ma il cor... Deh! non sdegnarti.
TITO
Eh! parla.
SERV.
Il core
Signor, non è più mio: già da gran tempo
Annio me lo rapì. L’amai che ancora
Non comprendea d’amarlo, e non amai
Altri fin or che lui. Genio e costume
Unì l’anime nostre. Io non mi sento
Valor per obliarlo. Anche dal trono
Il solito sentiero
Farebbe a mio dispetto il mio pensiero.
So che oppormi è delitto
D’un Cesare al voler; ma tutto almeno
Sia noto al mio sovrano:
Poi se mi vuol sua sposa, ecco la mano.
TITO
Grazie, o numi dei ciel! Pure una volta
Senza larve sul viso
Mirai la verità. Pur si ritrova
Chi s’avventuri a dispiacer col vero.
Servilia, oh qual contento
Oggi provar mi fai! quanta mi porgi
Ragion di meraviglia! Annio pospone
Alla grandezza tua la propria pace!
Tu ricusi un impero
Per essergli fedele! Ed io dovrei
Turbar fiamme sì belle? Ah! non produce
Sentimenti sì rei di Tito il core.
Figlia, ché padre in vece
Di consorte m’avrai, sgombra dall’alma
Ogni timore. Annio è tuo sposo. Io voglio
Stringer nodo sì degno. Il Ciel cospiri
Meco a farlo felice; e n’abbia poi
Cittadini la patria eguali a voi.
SERV.
O Tito! o Augusto! o vera
Delizia de’ mortali! io non saprei
Come il grato mio cor...
TITO
Se grata appieno
Esser mi vuoi, Servilia, agli altri inspira
Il tuo candor. Di pubblicar procura
Che grato a me si rende,
Più del falso che piace, il ver che offende.
Ah! se fosse intorno al trono
Ogni cor così sincero,
Non tormento un vasto impero,
Ma saria felicità.
Non dovrebbero i regnanti
Tollerar sì grave affanno,
Per distinguer dall’inganno
L’insidiata verità. (parte)