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Pietro Metastasio La clemenza di Tito IntraText CT - Lettura del testo |
Servilia e Publio
SERV.
Publio, che inaspettato
Accidente funesto!
PUB.
Ah, voglia il Cielo
Che un’opra sia del caso, e che non abbia
Forse più reo disegno
Chi destò quelle fiamme!
SERV.
Ah! tu mi fai
Tutto il sangue gelar.
PUB.
Torna, o Servilia,
A’ tuoi soggiorni e non temer. Ti lascio
Quei custodi in difesa, e corro intanto
Di Vitellia a cercar. Tito m’impone
D’aver cura d’entrambe.
SERV.
E ancor di noi
Tito si rammentò?
PUB.
Tutto rammenta;
Provvede a tutto; a riparare i danni,
A prevenir le insidie, a ricomporre
Gli ordini già sconvolti... Oh, se il vedessi
Della confusa plebe
Gl’impeti regolar! Gli audaci affrena;
I timidi assicura; in cento modi
Sa promesse adoprar, minacce e lodi.
Tutto ritrovi in lui: ci vedi insieme
Il difensor di Roma,
Il terror delle squadre,
L’amico, il prence, il cittadino, il padre.
SERV.
Ma, sorpreso così, come ha saputo...
PUB.
Eh! Servilia, t’inganni:
Tito non si sorprende. Un impensato
Colpo non v’è, che nol ritrovi armato.
Sia lontano ogni cimento,
L’onda sia tranquilla e pura,
Buon guerrier non s’assicura,
Non si fida il buon nocchier.
Anche in pace, in calma ancora,
L’armi adatta, i remi appresta,
Di battaglia o di tempesta
Qualche assalto a sostener. (parte)